Capitolo 12

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Durante il pranzo, avevo per puro caso cercato il profilo di Davide. Notai in particolare una storia pubblicata recentemente con un tag nella didascalia. Si trattava di un'amica del suo migliore amico Vincenzo , che io , stranamente, non sopportavo. Rimasi leggermente scioccata a vederlo insieme ad Amy, una sua ex fiamma. Aveva deciso di non frequentarla più e non riuscivo a capacitarmi del loro pranzo insieme. Non risposi ai vari messaggi che mi aveva inoltrato, forse troppo turbata da quelle cazzate pubblicate su Instagram.
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I rami degli alberi, accantonati ad alcune casette, a volte si muovevano trasportati dalla melodia leggera del vento che tirava, così come le foglie che correvano imperterrite sui marciapiedi. Rabbrividii a quelle sensazioni, questa città sapeva trasmettere tante di quelle emozioni.
Avevo promesso di assistere il mio compagno nel pomeriggio dopo la chiusura delle lezione. Purtroppo all'ultima ora del pomeriggio, sfortunatamente i dolori alla schiena, che non avevano pace sin dal primo giorno in cui misi piede in casa Martin, aumentarono.
Così decisi di ritornare a casa e, nonostante avesse le selezioni sportive per il baseball , Jeff non volle lasciarmi da sola in preda a quella situazione. Gentilmente Derek si offrì di accompagnarmi a casa, assicurandosi che io stessi bene.
Eravamo diventati fin da subito grandissimi amici, era davvero una bella persona con cui poter passare il tempo in serenità. Lo associai istintivamente a
Ferdinando, come un secondo fratello insomma.
Nonostante questo, per tutto il tragitto ci fu un'alternarsi di silenzio e imbarazzo tra me e il moro.
Arrivati a destinazione, potei giurare che il dolore alla colonna vertebrale si fece più intenso ed io avevo davvero bisogno di rientrare in casa il prima possibile. Il mio sguardo fece capire al volo il mio stato d'animo al ragazzo, ma lo rassicurai sorridendogli.
Entrammo a casa, posai le chiavi sul mobiletto, situato a destra della porta di ingresso. Feci altri due passi, ma le mie gambe cedettero improvvisamente.
Derek, che si trovava dietro di me, fu pronto a prendermi per i fianchi.
«È tutto okay, appoggiati a me» strinse la presa sui miei fianchi.
Ero troppo debole per poter camminare, cercai di parlare, ma le parole morirono in gola, prima ancora di essere dette.
«D-Derek, non riesco... a stare in piedi» sussurrai dopo alcuni passi, poco prima di arrivare davanti le scale.
«Piccola, ti porto io in camera. Tieniti a me, okay?» mi disse guardandomi negli occhi e aumentando il nostro contatto fisico.
Mugolai a malapena, quando, ad un tratto, mi prese in braccio, tenendomi stretta al suo petto.
Sussultai e non persi tempo ad allacciare le braccia intorno al suo collo per potermi sostenere al meglio. Salì le scale, attraversò il corridoio e aprì la porta della mia camera. Mi adagiò cautamente sul grande letto.
«Dimmi se posso fare altro, chiedimi qualsiasi cosa» disse posando il suo sguardo sul mio.
«Dentro la valigia. C'è una pomata e una medicina. Potrebbero...alleviare il dolore. Vorrei anche stare più comoda» indicai una borsetta che fuoriusciva dal bagaglio.
Dopo aver preso un bicchiere d'acqua, mi porse la medicina, che non esitai a prendere.

E dimmi, ora chi ti mette la pomata?
Ma soprattutto... Chi ti toglie i vestiti?

Anche quando sto per morire, non ti lasci nemmeno sfuggire un'occasione.

«Derek»
«Si, dimmi»
«Eh, mi chiedevo se potessi  gentilmente mettermi la pomata e quindi... Anche aiutarmi a togliere i vestiti?»

«Oh, sì certo. Nessun problema»

Oh, ma andiamo! Lo hai detto sul serio? 😍
Il mio mini me iniziò a svalvolare ( e forse non era l'unico).

Derek's pov

Mi avvicinai a lei, presi i lembi della sua maglia e li tirai piano su. Lei mi aiutò alzando le braccia.
Potei notare il rossore dipingere le sue guance morbide. L'imbarazzo raggiunse le stelle quando presi a sbottonare i suoi jeans.
Feci il tutto velocemente per evitare il disagio e gli porsi i pantaloni del pigiama che erano poggiati sul cuscino.
Li infilò, mentre io mi misi alle sue spalle, prendendo il tubetto di pomata.
Cercai di non far caso al suo reggiseno in pizzo rosso, impresa davvero ardua, e divenne quasi impossibile non notare la sua pelle candida. Avevo quasi paura di toccare quel corpo, così particolare ai miei occhi e da togliermi il fiato.
Scostai i suoi lunghi capelli sulla spalla sinistra e seguii le sue istruzioni, in particolare quella di dover slacciare il pezzo di stoffa che le ricopriva il petto per poter distribuir la pomata su tutta la zona interessata. Riallacciai il tutto e cercai in vano la maglia del suo pigiama.  Tolsi nel frattempo il giacchetto nero di pelle, adagiandolo sull'appendiabiti.
«Hey, la maglia del tuo pigiama?»
«Credo sia in bagno, va a prend...» si interruppe quando mi vide togliermi il maglione. Potei sentire la temperatura del fuoco che si era propagato sulle sue guance e persino il mio respiro, perennemente mozzato.
«Mettiti questo, così non avrai freddo» dissi premuroso, avvicinandomi e inchiodando i miei occhi ai suoi.
Dopo che il suo sguardo ebbe finito di scrutare il mio busto scoperto, lo infilò con un sorriso sulle labbra,mormorando un flebile grazie e si adagiò sul letto lentamente.
Uscii dalla camera per andare a prendere una delle mie maglie che si trovavano in camera di Jeff. Tornai in fretta nella sua stanza, volevo assicurarmi che stesse bene. La trovai sul lato sinistro del letto distesa su un fianco, lasciando uno spazio vuoto alla sua sinistra.

«Ora riposati e quando hai bisogno di qualcosa, mi chiami che sono al piano terra. Okay?» mi allontanai leggermente, ma poco prima che potessi uscire qualcosa, o meglio la sua mano, mi strinse il polso.

«Ti prego non lasciarmi sola» la sua voce suonò come una supplica.

«Non lo farò, tranquilla» dissi dolcemente.

«Dormi con me» guardai i suoi occhi lucidi e brillanti che cercavano qualcuno che la potesse far sentire meglio. Mi fece cenno di mettermi accanto a lei, battendo la sua mano sul materasso.
Abbandonai le scarpe ai piedi del letto, raggiungendola sotto le coperte.
Non appena fummo vicini, appoggiò la testa sul mio petto e con una mano accarezzò il mio braccio, come segno di gratitudine.
Le circondai i fianchi con un braccio, evitando di non farle del male, e accarezzai dolcemente i suoi capelli.
Chiuse gli occhi e si addormentò in un batter d'occhio. Scrutai la sua figura e ne colsi alcuni particolari.
Il suo corpo era così piccolo in confronto al mio, che quasi provavo paura a stringerla tra le mie braccia forti. Le accarezzai la guancia e posai le mie labbra sulla sua fronte.
Mi addormentai dopo pochi minuti anche io, non prima di averla stretta di nuovo a me.

#SpazioAutrice
Tempo fa ho scritto questo capitolo alle 3:30 di notte perché il dolore alla schiena non mi permetteva di dormire. Così ho deciso di ammazzare il tempo in questo modo eheh.
Che dite riguardo il pov di Derek?
Fatemi sapere quali sono state le vostre sensazioni!
Vi sta piacendo la storia?
Alla prossima, sperando riesca ad aggiornare subito.
Baci,
vivodiBruno ❤️

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 29, 2018 ⏰

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