Capitolo 2

65 11 2
                                    


La mia timidezza mi impediva spesso di fare amicizia, a volte mi riusciva difficile anche solo parlare con il mio interlocutore, e di certo la ferita e i capelli corti peggioravano la situazione.
Quel giorno ero obbligata a essere socievole, mi toccava conoscere uno ad uno i miei colleghi di lavoro. 

Madison era la classica bionda, bellissima e fatale, indossava un vestito rosso aderente molto scollato, aveva tutta l'impressione di essere quella che avrebbe fatto di tutto per scalare la società fino al cda. 

Pablo era un tipo carino, ma chiuso e scontroso, sembrava ce l'avesse con il mondo intero. Spesso era solo, per sua scelta.

Katrine invece mi colpii più di tutti,  sembrava vivere in un mondo fantastico e colorato tutto suo. Rimanemmo qualche minuto a parlare da sole, mi sembrò ben disposta nei miei confronti, tanto che ci scambiammo i numeri di telefono, ero davvero contenta.
Erano ormai mesi che comunicavo sempre e soltanto con Leon, mi avrebbe fatto piacere avere un amica con cui fare quattro chiacchiere.
Poco dopo entrò il nostro superiore.

" Salve signorina Taylor. Sono il suo supervisore ". Allungò una mano in mia direzione senza esitazione. Aveva dei spessi occhiali rètro, era un bell'uomo sulla cinquantina, capelli corti brizzolati e sguardo sveglio, " Jackson Laurence, molto piacere " disse, mentre la mia mano stringeva la sua con una decisione di non sapevo di avere. 

" Piacere mio", per qualsiasi cosa non esiti a contattarmi, sarò lieto di aiutarla ", mi sorrise, poi aggiunse " Per il resto, si metta al lavoro ". 

Diretto e coinciso senza dubbio.
Gli sorrisi incapace di aggiungere altro, quel tizio mi metteva soggezione. 

" Ah,  ci sono delle documentazioni da categorizzare sulla sua scrivania " disse agitando una mano in aria.

Mi congedai da tutti per cercare il mio ufficio. Mi avevano promesso un impiego di aiuto al laboratorio di ricerca, invece mi avevano già relegato alle scartoffie dietro una scrivania. Sbuffai attraversando il lungo corridoio, speravo fosse una cosa temporanea.
Adocchiai il mio nome sulla porta, e feci una smorfia divertita.

-  Efficienti e precisi - pensai.

Aprendola mi trovai di fronte un ambiente piccolo, ma luminoso. Gran parte della parete di sinistra era un enorme finestrone, mentre il muro di destra era composta da blocchi di vetro, presumibilmente in comune con un altro ufficio.
Di fronte c'era una scrivania bianca, moderna e con un laptop al centro. Sulle mensole c'erano delle piante che adornava la parete, per il resto non era niente di speciale. 

Un ambiente inespressivo e sterile.

Mi toccai la giacca color panna soddisfatta, sorrisi nel vuoto. Indossavo un pantalone nero classico, abbastanza largo. Ero l'esatto opposto di Madison, lei cercava di scoprirsi, io di coprirmi.
Mi avvicinai alla finestra studiando la visione della città da quell'altezza, in quel momento sentii due braccia dietro circondarmi i fianchi.

" Ti piace il tuo ufficio? " riconobbi immediatamente quella voce, Leon.

Sussultai quasi, non ero più abituata a quella vicinanza, mi girai guardandolo negli occhi.
A volte dimenticavo quanto fosse alto. Alzai il capo.

" Sono appena arrivata, ho conosciuto i miei colleghi e il mio capo " gli dissi lasciandomi avvicinare di più a lui.  Mi attirò a sè facendomi aderire completamente al suo corpo.

" Lo so, sono nell'ufficio a fianco ", a fine frase le sue labbra erano sulle mie. Le nostre bocche  si schiusero lentamente in un bacio appassionato. Mi lasciai andare completamente a quelle labbra che tanto desideravo. 

In quell'istante capii che era il momento di ritornare alla vita di prima, ero pronta per essere di nuovo la sua ragazza, il periodo di astinenza doveva finire.
Il suono del telefono ci risvegliò da quel momento, Leon si allontanò schiarendosi la gola. Io lo guardai sorridendo, poi allungai la mano sul telefono rispondendo con un sorriso ebete sulle labbra.

" Nicole Taylor ", dissi ancora nel mondo dei sogni. " Signorina Taylor la chiamo dal commissariato di Polizia di Jacklowe. La invito a presentarsi qui in mattinata per il riconoscimento di un cadavere ".

 A quelle parole caddi dalle nuvole. L'espressione del mio volto cambiò improvvisamente. Polizia? Riconoscimento di un cadavere?

" Si... " Ebbi soltanto la forza di rispondere. "La ringrazio ", qualcuno dall'altra parte mi disse, e subito dopo attaccò. 

Rimasi per un attimo a guardare la cornetta come se potesse darmi delle risposte.
Mi girai verso Leon terrorizzata.

" Devo presentarmi in commissariato per il riconoscimento di un cadavere ", dissi ancora guardando il telefono.

" Cosa?! " Spalancò gli occhi guardandomi serio.

Feci spallucce " Ne so quanto te ". " Chiama Laurence, digli che ci assentiamo per un paio di ore ", gli dissi decisa e senza pensarci troppo. 

Mi avvicinai velocemente alla porta.
Sicuramente in commissariato ne avremmo saputo di più.

AmetistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora