Capitolo 3

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Camminavamo lungo un corridoio buio, qualche luce al neon ogni tanto ci indicava la strada da seguire.
Pezzi d'intonaco e calce erano per terra sotto al muro, mentre il pavimento a scacchi bianco e nero, evidentemente anni '50, aveva delle evidenti crepe.
Pochi passi e arrivammo all'interno di un enorme stanzone, al centro un tavolo metallico, mentre in fondo c'era un muro con delle maniglie.
Un brivido di freddo e paura mi attraversò, ingoiai a vuoto cominciando a pensare al peggio.
Lo stanzone era poco e mal illuminato, e in generale la manutenzione sembrava del tutto assente. 

Perchè mai un obitorio doveva trovarsi in una stazione di polizia e non in un ospedale? Forse la cittadina era mal attrezzata per situazioni del genere, era già un miracolo che ci fosse una stanza adibita per il riconoscimento di un cadavere. 

" Prego, da questa parte ", un poliziotto con dei baffi, capelli corti e neri ci fece strada. 

Lo seguimmo senza fiatare.  
L'uomo aprì lo sportello nel muro estraendo un corpo ricoperto da un lenzuolo bianco. Non mi girai, sapevo che Leon era dietro di me, la sola presenza mi bastava.
Feci qualche passo in avanti avvicinandosi al cadavere, l'uomo scoprì un lembo di lenzuolo dalla parte superiore, quella del volto.
Il mio volto rimase immobile e impassibile di fronte a quella pelle bianca, violacea. Era una giovane ragazza, lunghi capelli biondi incorniciavano un volto dai lineamenti sottili. Scossi la testa di fronte a quel corpo inerme. 

Non avevo la minima idea di chi fosse, ma ero profondamente addolorata da quell'orrenda fine a cui era andata incontro. Qualsiasi fosse stata la causa della sua morte, aveva abbandonato il suo corpo troppo presto.
Alzai lo sguardo verso il poliziotto.

" Non so chi sia, mi dispiace ", mi girai verso Leon, gli allungai una mano, volevo il suo contatto. 

Quando si avvicinó a me per afferrarla con la sua, tremavo.
Il poliziotto coprì di nuovo il cadavere e chiuse lo sportello.  

" La invito a seguirmi signorina Taylor, il commissario vuole farle qualche domanda ", disse mentre mi faceva strada.

Strinsi la mano di Leon più forte, guardai prima lui poi il poliziotto, che sembrò aver capito le mie intenzioni.
Volevo che Leon venisse con me.

" Da sola " si apprestò a dirmi con un tono deciso. 

Lo raggiunsi staccandomi da Leon, avevo paura. Volevo il suo supporto, e mi era stato negato.
Mi feci coraggio, seguì  il poliziotto facendo il percorso a ritroso fino a raggiungere una stanza. L'uomo bussò due volte, e senza neanche attendere un cenno aprì la porta spalancandola. Attese che io entrassi, poi la richiuse dietro di sè scomparendo.

Di fronte a me c'era un uomo sulla quarantina, capelli lunghi e castani, mascella squadrata e naso sottile.

" Prego, si accomodi ", il tono sicuro dell'uomo mi ricordò le mie debolezze, amplificandole. 

Mi sedetti di fronte alla scrivania dando un rapido sguardo allo stanzino. Sulla destra c'era una lavagna con qualcosa scritto su. Non feci in tempo a mettere a fuoco le parole, mi girai appena sentii il commissario schiarirsi la voce, in un gesto intenzionale.

" Allora signorina Taylor, cosa mi dice del cadavere. Conosceva quella ragazza? ", disse appoggiandosi sullo schienale della poltrona.

" No commissario, nella maniera più assoluta " dissi io scuotendo la testa. 

Socchiuse gli occhi a fessura studiandomi. Mi sembrava di far parte di un romanzo giallo, era tutto così assurdo.

" Ne è sicura? Nella tasca dei jeans della vittima abbiamo trovato dei fogli, sembrano quasi degli schemi ", a quel punto il commissario aveva tutta la mia attenzione. Dove voleva arrivare? . " Su uno dei quali c'era il suo nome ", a quelle parole lo guardai perplessa spalancando leggermente gli occhi. " Nicole Taylor ", rimarcò in maniera teatrale il mio nome.

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