Capitolo 5

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A lavoro tutto procedeva tranquillamente, anche se purtroppo ero ancora relegata a lavori d'ufficio. Passavo le mie giornate a immagazzinare dati al PC, ma tutto sommato mi trovavo bene.  A parte qualche pressione di Jackson, che tendeva a essere decisamente insopportabile a volte.
In qualche modo il fatto che Leon stesse nell'ufficio accanto alla mio mi faceva sentire sicura, protetta. Spesso durante l'orario di lavoro veniva a trovarmi anche solo per darmi un bacio.
Quella sera tornammo a casa più tardi del solito, Jackson ci aveva trattenuto per delle scadenze contabili non derogabili.
Quando rientrammo mio padre era già a letto.
Mangiammo qualcosa al volo, eravamo entrambi stanchi dalla lunga giornata lavorativa, ma io volevo provare a rilassarmi.

" Quasi quasi mi faccio un bagno in piscina, è presto per andare a dormire ", dissi alzandomi dallo sgabello. Leon si girò con un espressione del volto poco convinta " Sono stanco ". 

Gli sorrisi scherzosamente " Nessuno ti ha invitato ". " Ah grazie, in questo caso accetto l'invito inesistente ", disse mettendo i piatti nel lavabo.

Entro pochi minuti eravamo pronti per un rilassante bagno serale alla luce notturna.
Nel lato nord della casa c'erano delle mura a protezione di quel magico angolo piscina e giardino. Per terra c'era un parquet in legno scuro, in perfetto contrasto con il colore celeste chiaro della piscina. Tutto intorno c'erano delle piante sempreverdi, anche loro in contrapposizione con l'ambiente brullo dell'Arizona.
Accesi solo una luce dei tanti faretti presenti nel giardino, così da goderci un bagno in tutta tranquillità. E perchè no,  per regalarci un momento romantico.

La visione di Leon quasi nudo mi faceva sempre un certo effetto. Il costume a boxer blu scuro gli cadeva in maniera perfetta lungo i fianchi, aderendo leggermente sui glutei.
Non era eccessivamente muscoloso, ma per me era un punto a suo favore.
Odiavo i muscoli troppo gonfi,  lui aveva un fisico asciutto, nei punti giusti e ben definito.
Mi vergognavo anche solo a guardarlo, e succedeva da quando ci conoscevamo.
A volte mi chiedevo che ci facesse lui, così bello e estroverso con una come me, timida e introversa.

Poggiai velocemente lo sguardo sui suoi addominali, improvvisamente la stanchezza si fece da parte, respirai profondamente cominciando a pensare ad altri scenari, tutti poco casti.
Indossavo un bikini rosso, mi vergognavo tantissimo di farmi vedere mezza nuda.
Sapevo che non era concepibile, ma il solo pensiero che lui posasse gli occhi sul mio corpo mi faceva stare male. 
Ci misi un po a raggiungerlo in piscina.
L'acqua aveva una temperatura ideale, la sera era un momento perfetto per immergersi, non faceva nè troppo caldo, nè troppo freddo.
Leon era seduto sulla scalinata che scende, quasi completamente immerso nell'acqua.
Aveva gli occhi chiusi e il corpo completamenterilassato, quella visione era illegale.

Mi avvicinai a lui scendendo le scale al suo fianco, " Ti stai davvero rilassando ", gli dissi sottovoce una volta arrivatagli vicino. 
Forse in quel momento avrei voluto facesse altro, ammisi con me stessa di volere aprisse gli occhi per fissarli su di me.

Un altra contraddizione.

Volevo la sua completa attenzione sul mio corpo, ma avevo vergogna di farmi vedere in bikini.
Cercai di lasciar perdere quei pensieri, non era il momento adatto.

Leon aprì gli occhi direttamente nei miei, " Davvero, si ", li richiuse per aprirli subito. " Aspetta. Non mi dire ", la sua espressione si aprì verso un sorriso malizioso non appena si soffermò a studiare le mia espressione del volto, trasudavo eccitazione. "  La mia dolce Nicole mi ha portato qui con un inganno " mi disse allungando una mano verso il mio fianco. Sentii le mie guance infiammarsi a quelle parole, al suo tocco persi un battito.
Mi odiavo per essere come ero. Dentro sentivo di voler saltare tutti i preamboli e baciarlo saltandogli addosso, ma rimasi inerme, lasciandomi trascinare dai suoi movimenti.

" No, io sono davvero stanca, volevo rilassarmi ", gli dissi poco convinta, mentre le mie labbra mi tradivano, mordendosi tra di loro senza chiedere il permesso.

Leon mi avvicinò più a lui muovendomi come una bambola. Mi fece mettere a cavalcioni su le sue gambe, le sue mani rimasero fisse sui miei fianchi. " Io non mi sto più rilassando ", mi disse fissando le mie labbra mentre si avvicinava per baciarle.
Gli andai incontro impaziente.

Le nostre labbra si unirono in un bacio lento e dolce. Fui io, con mio completo stupore, a cambiare quel tenere bacio in qualcosa di più passionale e arrendevole.
Le nostre lingue cominciarono a giocare, forse per la prima volta dopo l'incidente, in una maniera eccitante, lasciva.
Non stavo più pensando a niente in quel momento.
Lo volevo.
Feci scivolare la mano nei suoi capelli, ero pienamente soddisfatta del fatto che stessi guidando quel bacio, Leon forse per la prima volta era sotto il mio controllo, e non il contrario.
La mia mano scese dai capelli fino al suo fondoschiena allungandosi nel costume di qualche centimetro. Non riuscivo a credere, quella ero io? Nicole non si sarebbe mai comportata in quella maniera lucidamente. 

Leon mormorò qualcosa che somigliava tanto a un gemito, le sue mani rimasero sui fianchi, ma le due dita affondarono prepotentemente nella mia carne.
Mi avvicinò di più a lui, e sentii la sua erezione sulla mia pancia.

" Dio, Nicole ", disse staccandosi da me, con gli occhi spalancanti dallo stupore nei miei. Quell'affermazione ebbe un effetto ancora più dirompente sul mio ego. Non mi aveva ancora toccata, non concordavo con questo suo approccio morbido. Troppo morbido.
Senza dire nulla tornai sulle sue labbra affondando la lingua di nuovo nella sua.
Mi seguiva eccitato Leon, qualsiasi cosa facessi, ma quando portai la sua mano sul mio seno si fermò staccandosi da me.

" Aspetta Nicole " mi disse prendendo la mia mano per il polso. " Non credo sia il caso...", a quella frase mi sentii avvampare, come se qualcuno mi avesse risvegliato. Come se quella che si stava muovendo in quella maniera fino a pochi attimi prima non fossi stata io. " C'è tuo padre che dorme a due metri da noi ", le pupille di Leon erano dilatate, ero talmente vicina a lui da potergliele vedere con chiarezza.

Era eccitato, inoltre aveva un erezione che non lasciava dubbi.

" Hai ragione " dissi, poco convinta.  La verità era un altra.  Ci ero rimasta male, malissimo.
Tornai a sedere a fianco a lui togliendomi di dosso, guardai dritto davanti a me inespressiva. 
Dentro me speravo che se ne fregasse di mio padre a pochi metri da noi. Volevo che facesse l'amore con me perchè  sentiva un esigenza troppo forte per fermarsi.

Avrei voluto rischiasse.
Avrei voluto rischiare.
Forse non mi desiderava abbastanza, evidentemente non mi amava.

Leon abbandonò la scalinata per nuotare un metro più avanti, si calò completamente in acqua sparendo per qualche secondo dalla mia vista.
Approfittati di quei secondi per chiudere gli occhi, volevo piangere.

Poco dopo uscì dalla piscina nelle stesse condizioni di qualche minuto prima. L'eccitazione era ancora evidente,  " Vado a farmi una doccia e poi a letto. Ci vediamo dentro? " mi disse sorridendo tranquillamente.

Che faccia di cazzo, pensai.
Peccato che non avrei mai avuto il coraggio di dirlo ad alta voce.
Era inutile fingere.
Era vero, mio padre dormiva a pochi metri, ma se avesse veramente voluto fare l'amore con me mi avrebbe trascinata dentro, in casa, in camera nostra.
Avrebbe potuto chiudere la porta a chiave e fregarsene.

" Si, ti raggiungo tra poco ", gli dissi cercando di apparire tranquilla. Osservai le sue spalle allontanarsi fino a scomparire dalla mia vista, gettai la testa all'indietro guardando le stelle.

Ero stata rifiutata dal mio fidanzato. Faceva malissimo.

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