6

518 97 113
                                    

Il fine settimana arrivò prima del previsto. Avevo trascorso l'intero venerdì pomeriggio a chiacchierare con Karen, spostandomi solo quando Jesse, la portinaia, mi aveva avvisata dell'arrivo di un pacco da parte dei miei genitori.

«Pensavamo che potesse farti piacere riavere tra le mani la copia del tuo libro preferito.» disse mia madre dall'altro capo del telefono.

In preda ad un attacco di smisurata felicità, aprii la scatola che conteneva il libro di Khaled Hosseini, Mille Splendidi Soli. «Per fortuna che ci siete voi con me!» asserii sghignazzando. «Non capisco come abbia fatto a dimenticarlo lì», aggiunsi stringendomelo al petto.

Essendo figlia di due professori universitari, avevo sempre avuto un rapporto molto stretto con i libri in generale, ma con uno di essi in particolare. Avevo letto per la prima volta quel libro all'età di otto anni, la storia di Mariam e Laila mi aveva colpita profondamente, tanto che la consideravo essere parte della mia vita. Da bambina mi rifugiavo spesso nel mio piccolo angolo di paradiso, accompagnata da Bear e da un buon libro.

Ero sempre stata una folle ed insolita abitudinaria che detestava le sorprese, che guardava film visti e rivisti almeno decine di volte e che stranamente preferiva leggere l'ultima pagina di un libro ancor prima di iniziarlo. In quel modo non solo evitavo colpi di scena improvvisi, ma mi preparavo anche ad un eventuale delusione, conscia comunque del fatto che le mie azioni non avrebbero cambiato nessun finale. Amavo fantasticare e completare tutto quello che iniziavo, senza mai lasciare nulla a metà, anche se non sempre il risultato era all'altezza delle mie aspettative. La mia migliore amica mi definiva spesso monotona e noiosa, ma la verità era che a me tutto ciò divertiva, ma cosa ancora più importante mi faceva stare bene.

«Prima o poi ti abituerai a questi cambi di temperatura.» disse forzando un sorriso.

Annuii silenziosa e la seguii verso l'entrata della metropolitana. «Hai per caso litigato con Henry?» chiesi, subito dopo. Capire i suoi stati d'animo era semplice, anche perché non capitava spesso di vederla giù di morale.

«Non che sia una novità.» rispose facendo spallucce. «Non capisco quale sia il suo problema, non penso di essermi mai comportata in modo irrispettoso, né tantomeno di avergli fatto intendere che io non ci sia per lui. Questo suo sparire nel pieno della notte o per giorni interi, e poi ritornare come se nulla fosse successo, consapevole di trovarmi sempre ad aspettarlo mi fa sentire stupida.»

Mi massaggiai le tempie, preparandomi a quello che stavo per dirle. Non avrei mai voluto ferirla, ma sapevo bene che in quella storia ci sarebbe stato un solo ed unico finale, che inevitabilmente l'avrebbe distrutta. «Karen, te ne avevo già parlato in passato e ti prego di tenerlo sempre a mente: non passare per carnefice quando sai perfettamente di non esserlo. Noi ragazze siamo brave ad assumerci continuamente le colpe per tutto ciò che non va in una relazione, soprattutto quando esse finisce.» ammisi sospirando. «Pensi che abbia un'altra?» aggiunsi mordendomi il labbro inferiore.

I suoi occhi velati dalle lacrime mi fecero stringere il cuore, e senza quasi accorgermene l'abbracciai lasciando che si sfogasse, ma soprattutto che capisse che io per lei ci sarei stata.

Mi guardò sbigottita, forse sorpresa di quel mio gesto, poi scrollò meccanicamente le spalle. «Non so cosa pensare.»

«Il più delle volte le persone spariscono quando hanno qualcosa da nascondere e non trovano il coraggio di confessare la verità. Ascolta i consigli altrui, ma sii sempre fedele al tuo sesto senso, quello difficilmente sbaglia.»

Lei arricciò su con il naso. «Ne parli come se ci fossi già passata.» Si portò immediatamente una mano sulla bocca, realizzando troppo tardi di aver parlato ad alta voce.

Lies and HopesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora