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La mattina seguente Karen si presentò in corridoio sbattendo senza sosta e con estrema veemenza una campana, avendo come unica intenzione lo scopo trascinarci giù dal letto.

Cosa c'era di peggio di un risveglio traumatico? Un risveglio traumatico, ovviamente, pensai appoggiata allo stipite della porta.

Ancora assonnata e con poco entusiasmo, mi ritrovai in sala da pranzo insieme agli altri in attesa che ci raggiungesse anche lei. Nel trambusto generale di chi non aveva voglia di cucinare, trascinai Karen con me obbligandola ad aiutarmi. Tra pancake bruciacchiati e uova strapazzate eravamo riuscite a mettere da parte poco più di tre piatti.

«Abbassa la fiamma, altrimenti finirai per far incendiare l'intera casa.» ammiccò Logan, spegnendo direttamente l'interruttore del gas.

Sbuffai non appena si avvicinò per togliermi dalle mani la scodella bollente, poi la depositò nel lavabo. «Sei sicuro di riuscire a fare di meglio?» domandai confusa.

Sentii Karen sghignazzare, si sedette su uno sgabello e si preparo' ad assistere a quel battibecco appena nato.

Logan mi lanciò un'occhiata furtiva e scoppiò a ridere. «Mi stai per caso sfidando?» chiese sicuro di sé.

Alzai gli occhi al cielo. «Pensala come vuoi, ma non sembra che tu stia facendo un ottimo lavoro.» enunciai decisa, allontanandomi dall'enorme fiammata che si era venuta a creare.

Il modo in cui si muoveva e la prontezza nel gestire più di una postazione, pareva però rivelare il contrario. Sembrava essere nato per stare in cucina e il fatto che si divertisse in quello che faceva diceva tutto su di lui e tanto su di me: a cucinare ero proprio una frana. «Sei sempre così esibizionista?» lo punzecchiai, appoggiando i gomiti sul bancone dell'isola.

Mi rivolse uno sguardo che mi fece rabbrividire, ma che al tempo stesso non fui in grado di decifrare. Il modo in cui puntava le sue meravigliose iridi su di me, mi fece dimenticare per un attimo il motivo per il quale non mi rapportavo più con gli uomini. La sua compagnia era diventata per me lenitiva,  Logan riusciva a farmi sentire libera e leggera, priva di qualsiasi macchia o vergogna.

«Hai fatto centro», aggiunse Karen di rimando.

«Sono tante cose, man non un esibizionista.» intervenne lui.

«Oh, davvero?» chiesi, rincarando la dose di stronzaggine.

Non ebbi neanche il tempo di godermi la sua espressione, che, il sorriso che avevo stampato in volto si trasformò in una smorfia di disgusto. La sottile fetta di pancake che mi aveva lanciato, mi passò dal viso alle gambe, per poi cadere rovinosamente per terra. Le risate incontrollate e, per nulla soffocate, di Logan e Karen dichiararono l'inizio di una guerra aperta dalla quale non mi sarei ritirata facilmente.

«Posso mostrarti molto di più», aggiunse infine facendomi l'occhiolino.

I forti schiamazzi fecero sopraggiungere il resto dei ragazzi e mi costrinsero ad un misero e momentaneo dietrofront.

Finimmo la colazione nel giro di una decina di minuti, arco di tempo durante il quale nessuno osò dire una parola, impegnati come eravamo ad abbuffarci. Prima che il resto del gruppo si dileguasse, Karen si alzò dalla sedia facendo un gran casino. «Ehi folks, se non vi dispiace ho già organizzato la giornata di oggi. Andremo al Delta Force Paintball Reading.» disse con un luccichio negli occhi.

Contrariamente alle mie aspettative, i ragazzi scoppiarono in un boato incontrollato che mi ricordava molto quello a cui ero abituata ad unirmi quando andavo nello stadio di Durham. Eravamo tutti su di giri, perfettamente consapevoli che quella gara avrebbe dato vita ad una pura rivalità che in quel gruppo covava già da un bel po'.

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