12. Si abituerà

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Per Lucas il primo weekend fu decisamente stressante. Non perché Jason aveva pianto più volte durante le notti, ma piuttosto perché non voleva essere calmato da altri che non fossero Derek.
Non perché Jason non voleva mangiare, ma piuttosto perché lo faceva ma solo se imboccato da Derek. Non perché Jason odiava il momento del bagnetto, ma piuttosto perché non voleva categoricamente Lucas dentro quel bagno quando arrivava il momento di farlo.
Il problema di quel weekend erano stati i continui rifiuti del bambino nei confronti dell'uomo più alto, che aveva cercato di approcciarsi dolcemente in tutti i modi possibili, senza ottenere nessun risultato, se non lacrime disperate.
In quei due giorni avevano potuto constatare che ciò che a Jason piaceva particolarmente, più dei giochi, era guardare i cartoni animati davanti al televisore e addormentarsi sul divano abbracciato alla giraffa, tutto con in bocca il ciuccio, appena scoperto grazie ai due uomini. In effetti non si staccava praticamente mai da quel ciuccio e ogni volta che Derek lo guardava, non faceva altro che sospirare. "Non è bene fargli prendere a tre anni questa abitudine che non ha mai avuto. E non fa per niente bene alla sua dentatura".
"È l'unica cosa che lo calma. Ai suoi denti ci penseremo più avanti" aveva ribadito Lucas guardando suo figlio dormiente sul divano, mentre Derek cingeva la vita di suo marito con il braccio e gli accarezzava la schiena. "E poi non ha mai avuto neanche la possibilità di prendere un'abitudine del genere viste le circostanze. Se gli da conforto non capisco perché dovremmo negarglielo. Siamo comunque in ritardo con tutto, no? Ti ricordo che porta ancora il pannolino, non mangia da solo e non dice una parola".
E Derek aveva solo sospirato. Era stato tutto il giorno di sabato a spingerlo a farlo parlare. Ad ogni domanda o ad ogni gesto di Jason, ripeteva: "Come si dice?". Ma il bambino calcava di più il gesto e non diceva una parola.
Gli avevano anche introdotto il discorso importante della loro parentela durante la cena, unico momento in cui Jason non si curava del fatto che anche Lucas fosse nella stanza e dava tutta l'attenzione a Derek che lo imboccava.
"Noi siamo i tuoi papà adesso, piccolo. Puoi chiamarci così quando vuoi". Era divertente. Un ulteriore tentativo di farlo parlare. Inutile anche questo, nonostante i due avessero iniziato a tirare fuori la parola papà ad ogni circostanza e quando si rivolgevano a Jason, a chiamarsi a vicenda con quell'appellativo. Quel particolare faceva sentire Lucas decisamente meglio, anche se sarebbe stato più contento se fosse stato Jason a chiamarli in quel modo. Magari ci sarebbero arrivati con il tempo.
Ma poi il weekend era finito e Derek doveva tornare al lavoro, lasciando i due componenti della famiglia in casa da soli.
Quella mattina stavano entrambi in cucina a fare colazione, mentre Jason dormiva ancora. Il baby-monitor poggiato sul tavolo, nel caso in cui loro figlio si fosse svegliato e avesse iniziato a piangere. Entrambi erano davvero nervosi. "Credi che dovrei svegliarlo prima di andare via, almeno per salutarlo?" aveva chiesto Derek e Lucas si era morso il labbro, terrorizzato dall'idea che Jason non avesse sopportato un risveglio senza il biondo. Neanche lui sapeva dare una risposta, così era rimasto in silenzio. "Se lo svegliassi, però, non mi farebbe più andare via" borbottò Derek, rinunciando a quell'idea e facendo per uscire di casa dopo un dolce bacio all'entrata con Lucas. 
"Posso farcela" aveva sussurrato Lucas, capendo lo sguardo preoccupato di suo marito. "Si abituerà a me" aveva aggiunto, deglutendo.
Derek aveva annuito. "Se qualsiasi cosa non va e hai bisogno di me, chiamami, d'accordo?".
Lucas annuì a sua volta e baciò ancora una volta le labbra di suo marito, prima che quest'ultimo uscisse definitivamente fuori di casa. 
Lucas chiuse la porta dietro di sé e sospirò guardando verso le scale. 
Fortunatamente Jason dormì per altre due ore buone e Lucas si impegnò a sistemare casa nel mentre.
Ma poi il momento cruciale arrivò, Jason piagnucolava al piano di sopra e Lucas raggiunse la cameretta di suo figlio. Non appena lo vide, Jason si aggrappò alle sbarre del lettino con gli occhi spalancati.
"Buongiorno, piccolo J" disse Lucas dolcemente, avvicinandosi e accarezzando i morbidi capelli color carota. Nello stesso momento Jason scoppiò a piangere.
"Sssh. Va tutto bene, amore. Sono solo io. Lo vuoi il ciuccio?" disse, ma il bambino cadde a sedere cercando di allontanarsi maggiormente da suo padre adottivo e non curandosi per nulla del ciuccio che l'uomo gli porgeva. Lucas sospirò e si passò una mano sul viso, prima di prendere Jason in braccio, tirandolo fuori dal lettino. Mossa sbagliata, ovviamente, tanto che il pianto di Jason peggiorò, diventando subito insano.
Il più grande però più che cullarlo mentre lo portava in bagno non poteva fare. Lo mise giù sul fasciatoio mentre continuava a ripetere parole di conforto decisamente inutili.
Lo spogliò dalla vita in giù per poterlo pulire e mettergli un pannolino nuovo, ma era un affare quasi impossibile dato quanto si stava agitando suo figlio, che in più gli conficcava le unghia delle mani sulle sue, cercando di allontanarlo dal suo corpo.
"Lo so che non sono papà Derek, J. Ma non ti voglio fare male. Ho quasi finito, lasciami fare. Per favore" lo supplicò, ma Jason non lo stava neanche ascoltando.
Dopo minuti abbondanti Lucas ci riuscì. Aveva deciso di lasciarlo soltanto con il pannolino dato quanto stava sudando e lo riprese in braccio per cercare di calmarlo, ma Jason continuava a singhiozzare. Afferrò i capelli di Lucas con la mano, abbastanza forte da fargli male e l'uomo si lamentò. "J, avanti. Fai male a papà". Allungò la mano e prese il polso di Jason senza neanche pensarci, per poter spostare la mano di suo figlio dai suoi capelli. Non appena la sua mano era entrata a contatto con le cicatrici di Jason, però, quest'ultimo aveva urlato e poi iniziato a tremare.
Lucas spalancò gli occhi. "Dio, mi dispiace, amore. Non volevo". A Lucas veniva da piangere. Mise Jason a terra sui suoi piedini e fece un paio di passi indietro. "Non ti tocco, va bene?" disse rassegnato.
Jason a quel punto stava già iniziando a calmarsi, premendosi le mani sugli occhi. Poi diede le spalle a Lucas e uscì dal bagno, dirigendosi di nuovo verso la sua camera. Al più grande non restò che seguirlo.
Jason cercò di prendere la giraffa oltre le sbarre del lettino, con scarsi risultati e stava quasi per tornare a piangere, ma Lucas andò in suo soccorso e gli porse la giraffa insieme al ciuccio. Jason accettò volentieri entrambi e mentre succhiava quella mammella di gomma e si trascinava lungo il pavimento il peluche, tornò a zampettare per casa, con Lucas dietro di sé. Ogni tanto si voltava a guardare suo padre, ma Lucas non capiva se fosse per paura di perderlo o per controllare se lo avesse seminato. Il più grande avrebbe scommesso per la seconda.
Scesero le scale, Lucas con la paura costante che il piccolo potesse cadere e la voglia di prenderlo in braccio, ma Jason si aggrappava alle sbarre delle scale e lentamente arrivò fino in salotto, dove si arrampicò sul divano e si lasciò cadere a sedere in modo stanco. Si era appena svegliato e a Lucas sembrava già stremato. Gli accese il televisore e andò in cucina per preparargli un biberon di latte, che Jason strinse tra le mani e bevve sorso dopo sorso mentre guardava i cartoni. Almeno adesso non piangeva più.
Ovviamente quella pace non durò molto. Era già stata interrotta per qualche minuto quando Lucas gli aveva messo addosso una maglia per non farlo morire di freddo. Era stata una vera e propria guerra tra i due.
Il tempo del pranzo arrivò prima di quanto Lucas sperasse. Si era ritrovato Jason che camminava per la cucina, cercando di capire cosa e quando si mangiasse e cercando di sbirciare il lavoro ai fornelli di Lucas, che faceva finta di nulla, ignorando quasi suo figlio con l'intento di non distruggere quella sua tranquillità.
Solo quando il pranzo era pronto, Lucas gli aveva prestato attenzione. "Hai fame, cucciolo?" gli aveva chiesto e Jason non gli aveva fatto neanche un cenno. Si era solo tolto il ciuccio dalla bocca e quello per Lucas poteva bastare come sì. Lo sollevò da terra e lo sistemò nel seggiolone.
Gli mise davanti il piatto con la fettina di carne tagliata a pezzetti piccoli e fece per prendere la forchetta e imboccarlo, ma Jason teneva la bocca chiusa e continuava a voltarsi verso la porta. Cercava Derek e Lucas lo sapeva.
"Papà è al lavoro, piccolo. Torna stasera".
E quelle parole, già ripetute più volte quella mattina, fecero riempire ancora una volta gli occhi di Jason pieni di lacrime. Forse perché pensava che Derek lo avesse abbandonato, lasciandolo nelle grinfie dell'uomo cattivo.
"Ma ci sono io" aggiunse Lucas. "Mangia, su. È buono" lo incitò, avvicinando la forchetta alla bocca di suo figlio. Ovviamente Jason scoppiò a piangere.
Il più grande stava cercando con tutte le sue forze di essere paziente e di non angosciarsi. Ma era difficile, quando il pranzo era durato più di un'ora e mezza e Lucas non era riuscito a farlo mangiare. Avrebbe dovuto chiamare Derek, fare una videochiamata magari, ma non voleva. Perché? Perché significava mostrare a suo marito di aver fallito. Lucas aveva anche provato a lasciare la forchetta e a farlo mangiare da solo, ma Jason continuava a singhiozzare quasi dolorosamente.
Non aveva mangiato nulla e quando Lucas lo aveva liberato, perché ormai rassegnato, era fuggito via dalla stanza. Nessuno dei due aveva mangiato nulla e piuttosto che mettere gli avanzi integri in frigo, Lucas li gettò nella spazzatura.
Era stanco. Aveva ignorato le chiamate di Derek e gli aveva mandato un misero messaggio informandolo che andava tutto bene, quando in realtà nulla andava bene.
Jason continuava a piangere e a non fare altro. Quando Lucas era andato in salotto, aveva trovato suo figlio che si nascondeva sotto al tavolo e si chiese se quella non fosse la prima volta; se fosse abituato ad usare quei posti come nascondigli quando stava in casa con sua madre naturale. In effetti a Lucas veniva quasi difficile pure abbassarsi per guardarlo. "J, vieni fuori, piccolo. Andiamo. Fallo per papà". Gli aveva porto il ciuccio e Jason lo aveva afferrato e messo in bocca. Lucas pensava fosse una vittoria, ma dopo aver ottenuto quel piccolo conforto, Jason si era rintanato ancora di più, non affatto deciso ad uscire da lì.
Mancavano ancora un paio d'ore al ritorno di Derek e Lucas non ce la faceva più. Si era seduto sul divano e aveva chiuso gli occhi per qualche attimo. L'unico rumore il continuo tirar su con il naso e più in generale il pianto di suo figlio, soffocato dal ciuccio nella sua bocca.
Lucas si sentiva un fallimento. Non riusciva a far nulla per aiutare suo figlio. Non riusciva ad essere il genitore che avrebbe voluto, perché quel bambino non lo guardava per nulla come tale.
E fu con quei pensieri che non riuscì più a trattenersi e anche lui iniziò a piangere.
Si sentì immediatamente uno schifo, perché gli venne in mente l'unica volta in cui a otto anni aveva visto suo padre piangere per la prima e ultima volta. Era una scena rimasta indelebile nella sua testa e non voleva che Jason assistesse ad una cosa simile. Ma Lucas non era Niall, era decisamente più sensibile e maggiormente incline al pianto. Poteva solo sperare che quella per Jason fosse un'età troppo prematura per poterlo ricordare più avanti.
E mentre le lacrime gli scorrevano sul viso, non si era neanche accorto che Jason si fosse zittito improvvisamente, né tanto meno che fosse uscito da sotto il tavolo e lo guardasse con gli occhi spalancati. Solo quando Lucas si sentì toccare la gamba, tolse la mano dai suoi occhi e incrociò quelli di Jason, forse preoccupato o spaventato da quella situazione. Lucas cercò subito di darsi un contegno e quando suo figlio si tolse il ciuccio dalla bocca e glielo porse, non riuscì a non ridere tra le lacrime. Evidentemente Jason pensava che anche a lui sarebbe potuto essere di conforto.
"No, amore. Grazie, ma usalo tu" disse con la voce tremante, passando una mano tra i capelli del piccolo, che si rimise il ciuccio a posto e si arrampicò sul divano. Si lasciò cadere con il sedere sulla superficie morbida, proprio accanto a Lucas e poggiò la mano sulla gamba dell'uomo più grande.
Nessuno dei due piangeva più e Lucas tremava quasi per ciò che stava provando. Quel suo piccolo sfogo sembrava aver sciolto qualcosa dentro Jason. Lucas gli passò un braccio intorno cautamente e quando Jason non lo respinse, tutto lo stress della giornata sparì all'istante. Jason sospirò e si accoccolò nel fianco di suo padre, chiudendo gli occhi, visto che si sentiva stanco. Dopotutto era quasi ora del suo pisolino.
E Lucas si sentì improvvisamente meglio. Era la prima volta che Jason provava a prendere un contatto con lui. Era la prima volta che aveva accettato anche le sue coccole.
E forse, quello significava che tra loro a poco a poco avrebbe potuto funionare. Come aveva detto a Derek, Jason si sarebbe abituato a lui.
E Lucas si sarebbe potuto sentire meno come un completo fallimento.
E fu in quel modo che una volta tornato a casa, Derek li trovò: entrambi gli amori della sua vita che dormivano insieme sul divano. E non poté fare a meno di sorridere dolcemente e baciare le testa dei componenti di quella che era la sua splendida famiglia.

Between Us ||Spin-off ACDT3||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora