La piccola statua di marmo pesava quanto un cucciolo di rinoceronte, e sollevarla insieme ad una quarantenne dal fisico gracile richiedeva un notevole sforzo: da un lato, per non farla crollare al suolo in mille pezzi, dall'altro per non sfoderare tutto il mio arsenale di imprecazioni in presenza di una signora a modo... Credo l'avrebbe scandalizzata parecchio, la sequela di improperi che avevo in mente.
<<Uff. Grazie, caro>>
Strinsi gli occhi, ammiccando un paio di volte per la stanchezza; erano le nove, e ancora bisognava svuotare la pinacoteca.
<<Se vuoi andare a casa, ti posso capire>>
<<No.>>
Mi ero preso un impegno, e l'avrei portato a termine anche se in origine non era stata un'idea mia imbarcarmi in quell'affare. Cristina era pur sempre un'amica di famiglia, aiutarla in fondo non mi dispiaceva così tanto: rientrai, preparandomi a spiccare dal muro le tele e a imballarle.
<<Con attenzione, mi raccomando!>>, sentii gridare alle mie spalle.
La galleria era immersa nella penombra, illuminata com'era da lampade a basso consumo: era curioso come la luce soffusa creasse impressioni visive cangianti, dando a quei ritratti quasi dei volti nuovi... Sussultai, sorpreso, quando scambiai per un essere vivente la donna del cartiglio, la sconosciuta protagonista dell'unica tela anonima della mostra: mi guardava, assorta, come si aspettasse un cenno di saluto.
Scossi la testa, cacciando quelle sciocche suggestioni dalla mia mente: non ero più un bambino, ormai. Spiccai il quadro dal muro e lo portai nel furgone, con una strana fretta: dopo aver finalmente terminato il lavoro, osservai la partenza del mezzo con un doppio sollievo, accorgendomi soltanto allora dell'inquietudine che quello sguardo dipinto mi aveva comunicato.
"Al diavolo", fu tutto quello che riuscii a pensare - e il diavolo, probabilmente, mi sentì.

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Historia CortaDivertissment ~ Perché non riesco a smettere di scrivere, semplicemente :)