Capitolo 13: Non lasciarmi

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Iniziai a piangere rumorosamente, guardando il corpo di Will steso sul pavimento.
Guardai Mark cercando aiuto: sul suo volto c'era un espressione rassegnata e piatta. Rimase fermo, per secondi che sembravano ore.
Mi inginocchiai vicino a Will, sbattendo violentemente le ginocchia a terra e iniziando a singhiozzare: gli presi la mano e sentii un debole battito.
Boom
1 2 3 4 ..
Boom
Era ancora vivo, nonostante la ferita perdesse costantemente sangue.
Mi sporcai le mani del liquido scarlatto e tra le lacrime urlai a Mark:
-È VIVO, FA' QUALCOSA-
Mi guardò sconcertato, come se fosse stato appena risvegliato da uno stato di trance.
Si avvicinò a me e disse:
-Aiutami ad alzarlo, cerchiamo Jackson-.
Sollevammo il corpo e lo portammo fuori dalla stanza: ero disperata e stavo per cedere.
Volevo urlare e spaccare tutto.
Non avrei mai voluto conoscere i segreti del mio passato, avrei preferito vivere la mia vita tranquillamente. Era una continua sofferenza e non sapevo per quanto avrei resistito.
Quella nuova vita fu la mia dannazione.

Dopo pochi secondi Jackson ci venne in contro e lo seguimmo senza dire una parola: gli occhi parlavano da soli.
Portammo Will in una sorta di infermeria e da quel momento in poi non capì più niente.
Mi misi in un angolo e vidi Mark suonare una canzone con una chitarra vicino a Will, mentre pronunciava una sorta di strano incantesimo in latino.
Nel frattempo Jack aveva radunato una grande quantità di medicine e garze: tolse la camicia a Will e con mio grande orrore, vidi una ferita profondissima lacerargli lo stomaco.
Non sapevo per quanto avrebbe resistito, ma stava lottando tra la vita e la morte.
Iniziò a medicarlo, ma preferii non guardare la ferita: mi faceva molta impressione.
Guardai il volto di Mark: stava piangendo e sembrava il dipinto della sofferenza.

Avevo sempre pensato a Mark come a una persona priva di sentimento e col cuore di ghiaccio. Era esausto e come me, era sul punto di cedere o avere un attacco di nervi.
Il mio cervello lavorò freneticamente per forse un'ora e dopo giunsi alla conclusione che Mark era innamorato di Will.
Lo si poteva notare dai comportamenti, dalle occhiate che gli riservava tutti i giorni, dal modo in cui lo trattava. Per lui non era un semplice migliore amico, ma una ragione di vita.
Ecco perché poco prima, quando ci aveva scoperti nella piccola soffitta, lo aveva guardato con delusione.
In fondo erano amici dalla nascita e col passare del tempo in Mark poteva essere cresciuto un sentimento più forte di quello dell'amicizia.

Dopo tanto tempo smise di suonare e Jackson proferì parola:
-Adesso deve riposare, credo che possa farcela. La ferita è molto profonda e potrebbe fare infezione, ma con le giuste cure può guarire-.
Entrambi lasciarono la stanza e io rimasi sola con Will: mi sedetti su una poltrona accanto al letto e gli presi la mano.
Era ghiacciata e non più calda come la ricordavo ogni volta che mi sfiorava.
Iniziai nuovamente a piangere, era l'unica cosa che riuscivo a fare al momento.
Mi sporsi in avanti e lo baciai, sperando di essere nella "La bella addormentata" e di poterlo svegliare.
Ma non ero in nessuna fiaba con il lieto fine, ero in un incubo.
Mi risistemai sulla poltrona e lentamente mi addormentai, con la mano intrecciata alla sua.

Mi svegliai la mattina dopo: guardai l'orologio ed erano le 7:00.
Cercai di mettere a fuoco la stanza e di ricordare gli ultimi avvenimenti.
Delle immagini orribili mi si pararono davanti: Will....sangue..tanto sangue..Mark che suonava..le sue labbra..
Mi ricordai della giornata precedente: avevo pregato affinché fosse stato tutto un sogno, ma Will era ancora steso sul letto e non dava segni di vita.
L'unica cosa che riuscivo a sentire era il suo debole respiro e un forte odore di sangue.
Guardai il maglione azzurro che avevo addosso e mi resi conto che era impregnato del liquido scarlatto.
Lasciai la mano di Will, che era ancora intrecciata alla mia, e mi alzai dalla poltrona.
Chiusi con delicatezza la porta e dietro trovai Mark: aveva delle occhiaie enormi che cerchiavano gli occhi color ghiaccio.
-Come sta?- mi chiese gentilmente.
-Oh..ehm..dorme ancora- dissi, cercando di non usare la parola "coma".
-Capisco, posso entrare?- mi chiese con aria disperata.
Mi scostai dalla porta e lo feci entrare.
Dopo di che lasciai il piano e mi diressi in bagno: avevo bisogno di fare una doccia e ripulirmi dal sangue.

Rimasi a lungo sotto l'acqua, rimuginando su tutto ciò che mi stava accadendo: la mia vita era stata rivoluzionata.
Uscii dalla doccia, mi asciugai lasciando ancora i capelli bagnati e indossai dei pantaloncini e il reggiseno.
Mi chiusi la porta del bagno alle spalle e andai a prendere nella stanza accanto, la mia camera, l'asciugacapelli.
Mentre tornavo in bagno, mi ritrovai Jackson di fronte: istintivamente mi portai le mani al petto e un colore scarlatto mi colorò le guance.
-Ehm scusa, mettiti qualcosa, dobbiamo parlare- si limitò a dirmi.
Mi infilai immediatamente una maglietta a mezze maniche e ritornai da lui.

Sembrava preoccupato e imbarazzato allo stesso tempo, ma non riuscivo a capire cosa ci fosse di tanto importante da dirmi.
-Mi sento in dovere di parlarti, Crystal- mi disse con gentilezza.
-Che succede?-
-Ieri siamo stati attaccati dagli Anonimi, e come credo che tu abbia capito, c'è stata una piccola battaglia abbastanza sanguinosa. Gli Anonimi stavano cercando te, sei tu il loro obbiettivo. Adesso ti chiederai il perché. I tuoi genitori erano entrambi guardiani e per qualche strano motivo, hanno deciso di dare tutti i loro poteri a te, rendendoti molto preziosa. Tempo fa, circa 17 anni fa, in una grande  battaglia, i genitori di Will morirono per salvare te e i tuoi dagli Anonimi. Questi ultimi, da tempo, cercano di rapirti per cercare di prendere tutto il tuo potere. Essendo dovuti essere quattro, i Guardiani, mio padre ha dovuto dividere i suoi poteri tra me e Mark. Adesso sai tutta la verità, spero di esserti stato d'aiuto- e con un cenno del capo sparì, lasciandomi sconvolta.

CRYSTAL- The music of the AngelsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora