■CHAPTER ONE■

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La musica mi rimbomba nel petto e l'odore di alcol mi punge il naso mentre passo attraverso il gruppo di ragazzi che si strusciano l'uno sull'altro a ritmo di musica. Quando finalmente raggiungo la zona bar mi accascio su uno sgabello ed ordino un Bloody Mary, arrivata la mia ordinazione resto seduta lì a sorseggiare il liquido rossastro sorridendo divertita ai ragazzi che ogni tanto mi passano accanto lasciandosi scappare qualche frase di apprezzamento. So di essere bella e non ci vedo nulla di male a far vedere quello che Dio mi ha dato, perciò per questa serata ho indossato un vestitino nero aderente che mi arriva sopra la coscia, con un'ampia scollatura sulla schiena, il tutto abbinato a un paio di anfibi neri in pelle e delle calze a rete.
Dopo mezz'ora passata a bere, quando ormai pensavo non sarebbe più arrivato, vedo avvicinarsi a passo spedito il mio migliore amico Ethan, che appena mi è vicino mi sorride divertito.
<<Anfibi? Seriamente?>> Esclama scuotendo la testa <<Davvero, sei senza speranze>> Continua poi ridendo.
<<Ciao Selena, scusa il ritardo Selena>> Gli rispondo sarcasticamente urlando per sovrastare la musica e facendogli il terzo dito. Lui ride ancora più forte, ma smette quando gli tiro un pugno, abbastanza forte, sul braccio.
<<Ti stai allenando?>> Domanda poi massaggiandosi la spalla.
Ethan è un ragazzo alto, magrolino, dai capelli neri come la pece e gli occhi azzurri come il cielo. Ha indossato un paio di pantaloni color cachi con i risvoltini, ed una camicia blu a pois bianchi a cui ha lasciato sbottonati i primi tre bottoni, al tutto ha poi abbinato una leggera sciarpetta anch'essa bianca.
<<Si, ho ricominciato ad andare alle lezioni di kickboxing>> Rispondo <<Sai com'è, mi annoiavo>> Proseguo con un sorriso.
<<Certo certo, come vuoi tesoro>> Si arrende <<Un Margarita, perfavore>> Esclama poi rivolto al barista che annuisce.
<<Che mi racconti Ethan?>> Chiedo sorseggiando il mio drink.
<<Uhm, niente di che. Ho conosciuto un ragazzo al campo estivo della parrocchia. Era talmente scopabile>> Mi racconta con un sorriso intrigante. Non voglio neanche pensare a ciò che può aver combinato in queste tre settimane.
Il barista consegna il cocktail al mio migliore amico che gli fa l'occhiolino e un sorriso smagliante, l'altro ragazzo sembra apprezzare perché qualche minuto dopo torna per lasciare un foglietto con un numero telefonico a Ethan facendogli il gesto di chiamarlo.
<<Ho un olfatto imbattibile per stanare i gay>> Si vanta bevendo un sorso di Margarita.
Scoppio a ridere tenendomi la pancia con la mano <<Mi fai morire>> Dico tra le lacrime.
<<Balliamo?>> Domanda poi trascinandomi verso la pista.
In pista cominciamo a muoverci a ritmo di musica, molte volte colpiamo la gente con gomitate e calci, ma gli altri non sembrano accorgersene o sono troppo impegnati e ubriachi per farlo. Balliamo per qualche ora, intervallata solo da qualche scappatella al bancone degli alcolici per bere qualcosa.
Verso le quattro di mattina decidiamo che è ora di tornare a casa, perciò chiamiamo un taxi ed usciamo ad aspettarlo. Nel parcheggio mi accendo una sigaretta, ne passo una a Ethan e ci mettiamo a fumare in silenzio.
<<Domani ce la farai ad alzarti per scuola?>> Chiede interrompendo la calma.
<<Si, avrò una faccia da culo ma riuscirò a svegliarmi. Tu invece?>> Gli rigiro la domanda con un sorriso.
<<Non ne ho idea, vedrò domani>> Risponde nel momento in cui una macchina gialla si ferma affianco a noi. Spegniamo le cicche e saliamo in auto, diretti verso casa.

I'm Perfectly FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora