Storia di un Barbiere, Parte 1

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Ci sono momenti, nella vita di un essere umano che segnano il passaggio da un'età ad un'altra. 

Questi attimi, che verranno conservati come ricordi nella memoria a lungo termine, possono essere chiamati "riti di iniziazione": il primo giorno di scuola, ad esempio, la prima uscita dalla tranquillità monotona o, più banalmente, il primo taglio dei cosiddetti peli facciali.

Questo era ciò che Kitz Weilman ponderava la mattina: gli sarebbe proprio tornato comodo un barbiere, poiché la sua fluente barba e i suoi ispidi baffi, fonte di orgoglio e di mascolinità, erano cresciuti e si erano moltiplicati, diventando così una massa indomabile e selvaggia.

 Ah, che sventura: rimembrando con partecipazione le mille peripezie che aveva superato in compagnia dei suoi allegri compari, aveva sbadatamente provocato la rottura di uno dei suoi oggetti più cari, l'Unico Rasoio, durante l'operazione di pulizia facciale, provocando come conseguenza diretta l'impossibilità di compiere l'operazione stessa.

-Maledizione!- imprecò lui, tentando con una consapevole futilità di riparare l'oggetto vittima del misfatto. Ma ahimè, i suoi sforzi furono senza dubbio invani: come dettato dalla legge dell'entropia, un sistema tende sempre al caos, e così fu anche per il rasoio.

-Doveva proprio toccarmi ora questa disdetta!- si lamentò Kitz, sussurrando i suoi guai al vento. -Sarà dura sistemare ciò che ho fatto.-

Comprensibilmente, coloro i quali non hanno familiarità con gli usi e costumi molto eccentrici di questi uomini staranno provocando un vasto spettro di sentimenti, che vanno dal confuso al divertito. Come mai tutto questo baccano per un semplice rasoio? Non avrebbe Kitz potuto comprarne un altro, o ancora, recarsi dal barbiere?

Non sareste i primi a percorrere questi ragionamenti, amici: ma guai a predicarli ad alta voce. Un evento terribile è legato a questa storia: un avvenimento taciuto, un orrore represso.

Risale tutto a molti anni fa, forse a secoli, quando regnava il Sovrano dal Nome Perduto, così chiamato poiché la storia non ha voluto ricordare l'epiteto con cui gli uomini si riferivano a lui, quasi come pronunciandolo si rischiasse di evocare una maledizione. Le cronache lo ricordano come un re pigro e negligente, occupato soltanto a soddisfare i propri bisogni primari, e alcuni dicevano che avesse "un animalesco aspetto". 

Il regno di questo monarca coincise con una delle più disastrose e sanguinarie invasioni di titani: furono purtroppo innumerevoli coloro che persero la vita in atroci modi.

Il popolo, come naturale, incolpava l'incapacità del re; egli, per sviare le critiche, dovette naturalmente trovare a sua volta un'altra pecora nera a cui affiggere un'ingiusta etichetta per discolparsi dalle accuse. Il sovrano guardò al passato: come sempre i grandi dittatori avevano fatto, decise di attribuire il misfatto a una classe sociale ristretta, ma socialmente rilevante: si trattava dei barbieri.

"Cosa hanno mai fatto di male i barbieri?", vi chiederete, proprio come si chiedevano i contemporanei. Ebbene, rispondeva il re, avete mai visto un titano con dei peli? No? Eppure dovrebbero averli, siccome sono così simili agli esseri umani. E allora, chi potrebbe mai avere raso tali bestie, se non individui specializzati come i barbieri? Ma quindi è palese che devono essere loro i sostenitori dei mostri! Suvvia, amici, cacciamoli dalla città, per fare in modo che un tale scempio non si verifichi mai più!

Il poco carisma che aveva il sovrano ebbe la meglio contro le vane difese degli onesti lavoratori che, contro il loro volere, furono esiliati da ogni centro abitato e destinati a vagare fuori dalle mura, verso un incerto destino.

Si sa, sono sempre i grandi eventi che ispirano le grandi tradizioni: così, da quel giorno, fu il Culto delle Mura a provvedere per l'igiene personale di ogni cittadino. In occasione del compimento di anni quattordici, a ogni giovane uomo era consegnato un attrezzo, denominato l'Unico Rasoio, che avrebbe dovuto accompagnarlo per il resto della sua vita.

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