Capitolo 40

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Harry's POV

Davanti a me si estende la grande finestra dell' ufficio. Il mio ufficio: come io sia arrivato ad accettarlo e sopratutto come io abbia fatto a diventare così comodo e familiare con esso non so spiegarmelo. Forse sarà per il fatto che qui non devo parlare con nessuno fino a quando non lo decido io. E' calato il buio da parecchio tempo, d'altronde non c'è da aspettarsi qualcosa di diverso da una giornata d'inverno. Ci sono alcune luci che risplendono qua e là nel vario strato di palazzi e case. Londra non si presenta di certo in un aspetto pietoso: per la maggior parte è stata ricostruita, almeno il centro si, e non ha ancora subito danni da parte delle truppe di Arthur.

Le sue truppe.. chi più di me sa cosa stanno compiendo in questo momento? Odio me stesso per il semplice fatto che sono qui seduto sulla cima di un impero che, sebbene mio, non apprezzo come dovrei ed a cui non tengo abbastanza. Certo, forse mio padre a vedermi sarebbe fiero, ma io non lo sono di me stesso. Questo non è il mio posto, eppure non ce n'è un altro in cui potrei essere.

Privo dei gemelli i polsi della camicia ed apro i primi tre bottoni della stessa, subito mi sembra di poter respirare meglio. Ritorno a dare le spalle alla scrivania ruotando sulla sedia girevole per poter osservare ancora fuori. Sul vetro posso osservare il riflesso della mia persona: seduto su una poltrona con uno schienale quasi troppo alto, l'indice della mano sinistra contro la tempia a tenere su la testa dal volto corrucciato, un'espressione che non so definire ma che accetto come rappresentazione vera e palese di come mi sento. La giacca con ricami in filo dorato sulle maniche e sul colletto mi da un aspetto terrificante, peggiora la situazione se si tiene conto del mio volto corrucciato..

Eppure se mi guardo non riesco a pensare solo a come mi sento senza dover pensare anche alla causa per cui sono in questo stato. Lei riaffiora alla mia mente come se rivendicasse il suo posto d'onore con l'altezzosità e le pretese di una Regina che non cede il suo trono a nessun pensiero, perché nessuno di essi le è superiore. E lo sa.

Cosa sta facendo e come sta cono domande che mi porgo ogni qualvolta il mio silenzio mi lambisce e mi intrappola in una morsa di ferro che va solo restringendosi come se io fossi una preda. Di lei so solo quello che racconta a chi l'ha accompagnata in missione. Ma se tengo conto del fatto che lei stessa odia dire ad altri come sta e cosa sta facendo e poi dell'ulteriore filtro che sono Zayn e Niall, di lei so quasi nulla; lo stato di pena in cui mi trovo mi farebbe provare compassione di me stesso se solo smettessi di struggermi nel modo in cui mi struggo.

Dal riflesso riesco a vedere il Segno delle Due Lune, brilla di una strana luce.. oppure è solo una mia impressione. Certe volte da un leggero fastidio ma non è mai qualcosa che possa presagire un vero e proprio pericolo per lei. Questo mi fa stare in pensiero per due ragioni: la prima delle due comprende il fatto che può darsi il nostro legame stia andando affievolendosi ed il secondo è riguardo al fatto che lei se la può cavare anche senza la mia protezione, senza inutili Segni sulla pelle. Se la cava senza che io le manchi, quando io mi ritrovo a frenare le dita dal chiamarla, dal salire sulla prima auto che trovo e guidare per chilometri e chilometri per andare da lei. Ma so che così mi farei solo odiare. E se c'è una cosa che odio più dell'idea di essere ignorato da lei è il fatto di essere odiato dalla stessa.

Sento un leggero bussare alla porta, nessuno aspetta che io dia il permesso di entrare, ad un certo punto sento solo la porta aprirsi ed i tacchi sbattacchianti di qualcuno entrare nel mio ufficio. Al che mi volto sulla sedia girevole per poter osservare la maleducata persona che non aspetta i dovuti permessi.

Quando mi accorgo di chi è non riesco a trattenermi dallo sbuffare, e so che questo mi fa apparire un assoluto pezzo di merda ma non posso frenarmi. "Non mi pare di averle dato il permesso di entrare." sussurro stanco mentre osservo i colori scivolarle lungo il viso e lasciarla sola. E' minuscola nell'enormità di questo ufficio, e sembra che tema che io da un momento all'altro le salti addosso e me la mangi.

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