Capitolo 27

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Le parole dette non hanno nemmeno il tempo di posarsi sulle menti di tutti i presenti, perché Malthus, con un leggero avviso della voce, entra nella tenda e parla: "Generali, credo che non possiate attardarvi oltre, le truppe cominciano ad agitarsi." ci osserva attento e con rigoroso rispetto: assomiglia troppo ad una statua di marmo. Ma, alla fine, a cosa assomiglierebbe mai qualcuno che ha perso tutto e che in pratica vive per combattere?

"Certo Malthus. Arriviamo subito." Sussurro lanciando un'ultima occhiata a tutti gli altri ragazzi come per avvisare che, di qualsiasi cosa necessitiamo di parlare ancora, non accadrà adesso. Dobbiamo aspettare un'alra sede e fare quello per cui siamo qui adesso. Mi sistemo meglio il mantello e seguo Malthus fuori dalla tenda, i ragazzi fanno lo stesso

Ben presto, quindi, in una fila non proprio ordinata ma molto silenziosa, ci dirigiamo, fra le tende che adesso sono vuote, verso quella che, se questo insieme di tende construite alla meglio fosse un villaggio o addirittura una città, sarebbe la piazza grande. Lì è pieno di soldati: sono in file ordinate ad una distanza chirurgica gli uni dagli altri, in fondo alle nostre solite truppe di soldati mutati, poi, ci sono i cadetti: gli umani che si sono offerti ad affrontare il mese e mezzo di pratica militare per poter offrire protezione ed aiuto alla loro nazione. Loro sono letteralmente terrorizzati. Se all'inizio sembravano andare d'accordo, o comunque sopportare la vista dei tremendi ed enormi soldati mutati, non appena noi entriamo nel loro campo visivo, paiono tremare come foglie sugli alberi.

Rallento di un po' il passo quando mi accorgo di essere subito dopo di Malthus e dopo che comprendo che questo comporterà che sia io a dover parlare alle truppe. Si è deciso in altro modo ed io ne sono felice fuori misura; questo perché, sebbene i ragazzi mettano in discussione il fatto che potrei dover essere io a dirigere il tutto, dentro di me io non ho nemmeno un dubbio sul fatto che sarà Harry, adesso che è nuovamente dei nostri, a fare quello che ha sempre svolto in modo più che decoroso. In questo modo gli altri mi superano, e, come i miei calcoli mi avevano predetto, è Harry ad avanzare prima di tutti noi. Mi metto affianco a Ginger, ma non per parlare, solo per sentirmi un po' più a mio agio. Per certi versi sono felice che Harry sia tornato in tempo per tenere lui il primo discorso alle truppe. Non è mai un bene quando ci sono troppi cambiamenti. Sono sempre stati abituati a vedere lui al comando, ed è bane che così continui ad essere.

Riempio i polmoni di aria e poi, dietro a tutti gli altri, salgo i tre gradini di legno che ci permettono i ergerci ad un piccolo podio (davvero minuscolo), ma alto abbastanza da poter permettere e tutti quanti di vederci. "Bene- sussurro- vediamo come andranno le cose adesso." e faccio scrocchiare il collo spostando la testa una volta a destra ed una a sinistra. Ero più nervosa prima, adesso, stranamente, nonostante tutti i loro occhi addosso, non vesto di troppa ansia.

Malthus e Shwerz sono in prima fila, assieme a tutti gli altri, e con loro vi sono i diciotto soldati mutati che dirigeranno il campo-addestramento. Non passano molti secondi dal nostro arrivo sulla pedana che i soldati chiudono a pungo la mano sinistra e, per tre volte, come già successo in precedenza, battono il pugno sul lato destro della cassa toracica producendo un frastuono paragonabile a tre colpi di grancassa. Un suono, questo, che mette i brividi mentre risuona non solo nei petti e nei corpi dei mutati, ma anche nei nostri; l'impressione che fa quando poi è in parte diretto anche a te, si può solo immaginare.

Quando il rumore cessa, ed Harry comincia ad avanzare per essere di pochi passi più avanti di noi, sento come un sussurro alle mie orecchie, ma pià che sussurro si può dire sia come un fischio basso e continuo.. lo attribuisco quindi al frastuono di prima, non preoccupandomene. Più che altro presto attenzione a quello che accade a pochi metri da me.

"Salve soldati." comincia Harry: la voce talmente chiara e sonate che non ha nemmeno disogno di microfoni ed altro. Per un secondo solo, lo invidio: io avrei di sicuro avuto bisogno di un megafono per farmi capire come si deve. "Prima di dire qualsiasi cosa, mi scuso, con tutti voi per la mia assenza, anche se sono felice di aver visto con quanta prontezza avete continuato la vostra missione, sotto il comando di General Adkins. Siamo in lutto per i mostri di New Castle, ma non permetteremo che cose simili accadano ancora. Siamo tutti convindi del fatto che una Guerra che pensavamo di aver concluso, e vinto, è ancora aperta. Come una piaga che non guarisce mai. Per quanto le condizioni lo permetteranno, cercherò di esservi d'aiuto, ma voi non dimenticate mai che, una volta sul campo di battaglia siamo tutti uguali, non importa chi è a rappresentarci. Questo, più che per noi, Generali, o per voi, Soldati, lo dico per i cadetti." Ed il suo sguardo arriva ad accarezzare le ultime file. "Siamo felicissimi di vedere quanti di voi si sono aggiunti alle truppe; siamo sicuri, e contiamo che, con un organizzazione che potremmo solo migliorare, le cose stesse potranno prendere una piega diversa." si ferma dal parlare.

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