Ringraziamenti, fine anno 2016.

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Partendo dal principio...

Questo libro è nato per caso, forse per merito di JessStark14quando ancora facevamo le conversazioni kilometriche e ci divertavamo a scrivere i monologhi.
Quest'anno è stato davvero uno dei più difficili per me, ma forse anche uno dei più belli. Sono successe forse troppe cose, anche se purtroppo sono più quelle negative che positive.
Mi manca estremamente mio nonno ed ogni volta che penso a lui scoppio in lacrime, il mio zio preferito è andato in Russia e non lo vedrò fino all'anno prossimo, quest'anno non potrò più andare coi Go-Kart e nemmeno con lo Snowboard, due delle cose che mi rendevano più felici e mi liberavano la mente, non ho potuto incontrare Vettel e gli altri piloti a Monza, e il mio migliore amico abita troppo lontano per darmi quell'abbraccio che a me tanto serve.
Sembra una cosa superficiale, ma credetemi, mi fa sentire davvero inutile e sola, estremamente sola.
Tutte queste cose mi stanno distruggendo credo, e penso che a 14 anni una persona non debba soffrire così.

Poi però, mi rendo conto che qualcosa infondo di positivo in me c'è. Guardo questa storia, dove in molti mi chiedono di continuare, di farne parte, vedo persone che commentano perché la storia li fa ridere e questo mi rende immensamente felice; perché almeno posso dare qualche minuto di sorriso a qualcuno.
Guardo le foto di Vettel sul cellulare, quelle per la stanza e anche li scoppio in lacrime forse perché ho coscenza che lui non mi vedrà mai, non saprà mai cosa provo per lui e che è grazie a ciò che fa e per come è che io vado avanti. Anche se in questi anni è difficile credere nella Ferrari e anche se è altrettanto difficile vedere l'amore della propria vita che il podio lo può solo sognare, la Formula Uno mi ha letteralmente salvato la vita, sono qui a scriverlo perché forse è la cosa più importante che io abbia.

L'azzurro degli occhi di Sebastian Vettel, la sua concentrazione, la sua perfezione da tedesco, la sua forza di andare avanti anche quando tutto va storto.
L'italiano perfetto di Nico Rosberg, il suo amore verso i tifosi italiani, il suo primo mondiale che ha vinto, la sua dedizione, il suo fascino.
La bellezza di Lewis Hamilton, il suo pessimo carattere, la sua mania di usare SnapChat, l'amore verso i suoi cani, la sua solitudine.
La rara risata di Kimi Raikkonen, il suo fisico scolpito, il suo piccolo Robin, la sua bellissima moglie, la sua freddezza, la sua gentilezza.
La stupidità di Max Verstappen, la sua ingenuità, la sua voglia di fare, la sua giovane età, il suo essere testardo, le sue mani.
Il sorriso stupendo di Daniel Ricciardo, la sua allegria, la sua scarpa da cui beve, i suoi primi podi con la Red Bull, la sua tenerezza.
I capelli biondi di Nico Hulkenberg, la sua precisione, la sua capacità di spingere al massimo, i suoi piccoli occhi.
La simpatia di Felipe Massa, il suo accento da brasiliano, il suo amore verso la sua famiglia, il regalo che ha fatto alla Ferrari.
La determinazione di Sergio Perez, la sua precisione, la sua capacità di tenere le gomme per molto tempo, la sua tuta nera, arancio e verde.
La velocità di Fernando Alonso, i suoi sorpassi azzardati, la battutina "Alonso lo stronzo", i suoi capelli spettinati.
L'orgoglio di Esteban Gutierrez, la sua fiducia in se stesso, la sua autostima alle stelle, la sua Hass Americana, i suoi baffetti.
L'esperienza di Jenson Button, il suo essere il "re della pioggia", la sua mascella, i suoi piccoli occhi marroni, il suo fisico.

Potrei andare avanti ad elencare tutto ciò che amo di questi piloti che anche quest'anno mi hanno fatta sognare, divertire, piangere, urlare davanti al televisore, saltare, correre per casa, litigare con chi la pensava diversamente da me.
Oppure posso semplicemente dire quanto però sia difficile, sostenere ciò che si ama.
Perché sapete, non è così facile.
Chi si alzerebbe mai alle 5 di mattina per vedersi tutto il Paddock pre-gara, per sentire dei giornalisti intervistare 22 piloti. Chi si alzerebbe per vedere delle macchinine girare. Chi si alzerebbe per vedere il proprio pilota fuori pista, all'ultima posizione, con un pneumatico rotto, con l'alettone anteriore scheggiato, contro le barriere, con un pit-stop troppo lungo, con un team radio sgradevole verso di lui, con delle penalità anche quando non è colpa sua, con le super-soft che vanno peggio delle soft.
La risposta è semplice, nessuno.
Ma chi si alzerebbe per vedere il sorriso di quei 22 piloti.
Chi si alzerebbe per vedere quelle monoposto a 350km/h in un rettilineo lungo poco meno di qualche kilometro.
Chi si alzerebbe per vedere il proprio pilota che ha il pit-stop più veloce, quasi meno di 2.1 secondi, con le gomme che riesce a mantenere senza degrado per più di 30 giri, con la macchina perfettamente aerodinamica, con il motore che funziona perfettamente, con la pole-position, con la coppa più grande, con il fastest-lap o con l'annuncio di pilota del giorno.
I tifosi, quello che hanno la Formula Uno nel cuore, si alzano con lo spirito giusto, con la speranza che ogni tanto le cose vadano bene anche a loro.
Non è facile avere un idolo che sia un pilota, rischia la vita ogni settimana, ogni mese, ogni singola mossa potrebbe mettere il punto finale alla storia della loro vita. Eppure loro sono ancora lì, a fare ciò che amano, e noi siamo ancora qui, a guardare altri fare ciò che noi vorremmo fare insieme a loro.
Noi non possiamo mettere due cuffiette e "salvarci", non possiamo andare ai concerti, non possiamo comprare CD. Però la loro voce durante le interviste, durante i team radio, diventa ancora più significativa; il rumore dei motori, il cappellino del colore giusto, il casco particolare. È tutto completamente diverso e forse anche più complicato. Un pilota non potrà mai essere come un cantante, in mano non avrà mai un microfono se non solo per le interviste, avrà un volante, con i piedi non suonerà mai la grancassa, ma schiaccerà l'acceleratore per percorrere il rettilineo al massimo e dare ai tifosi qualcosa in cui credere.
Per molti la Formula Uno non è nemmeno uno sport, eppure per molti altri è tutto ciò che li rende felici, nonostante le delusioni e i podi mancati.

Noi abbiamo il sorriso di Ricciardo, meglio di quello di Cameron Dallas.
Abbiamo i capelli spettinati di Alonso, meglio di quelli di Harry Styles.
Abbiamo gli occhi azzurri di Raikkonen, meglio di quelli di Luke Hemmings.
Abbiamo i tatuaggi di Hamilton, meglio di quelli di Justin Bieber.
Abbiamo la dolcezza di Vettel, meglio di quella di Shawn Mendes.
Abbiamo lo spagnolo di Gutierrez, meglio di quello di Alvaro Soler.
Abbiamo gli occhi dolci di Rosberg, meglio di quelli di Charlie Puth.
Abbiamo il viso tondo di Bottas, meglio di quello di Ed Sheeran.
Abbiamo il taglio perfetto di Wehrlein, meglio di quello di Justin Timberlake.
Abbiamo la bellezza di Hulkenberg, meglio di quella di Olly Murs.
Abbiamo il fisico di Button, meglio di quello di Enrique Iglesias.
Abbiamo la speranza di Perez, meglio di quella di John Lennon.
Abbiamo l'amore di Massa, meglio di quello di Lucas Gramm.
Abbiamo il carattere testardo di Verstappen, meglio di quello di Eminem.
Abbiamo la tenerezza di Kvyat, meglio di quella di Bastille.
Abbiamo la particolarità di Haryanto, meglio di quella di Mika.
Abbiamo il fascino di Sainz, meglio di quello di Avicii.
Abbiamo la gioventù di Vandoorne, meglio di quella di Martin Garrix.
Abbiamo la delicatezza di Grosjean, meglio di quella di Scott Joplin.
Abbiamo gli occhi scuri di Palmer, meglio di quelli di Bruno Mars.
Abbiamo il ciuffo biondo di Ericcson, meglio di quello di Macklemore.
Abbiamo la bella voce di Nasr, meglio di quella di DNCE.
Abbiamo la complicità di Magnussen, meglio di quella dei The Chainsmokers.

Sto piangendo, sto fottutamente piangendo perché quest'anno è finito, basta, e dovremo aspettare talmente tanto che io non lo so. È passato tutto così in fretta, quasi non ho neanche fatto in tempo a capire ciò che sta succedendo.
Sembra solo ieri il GP della Malesia, e invece, invece è già passato perfino Abu Dhabi.
Ad inizio anno avevo paura, paura della Red Bull, io lo dicevo che quest'anno sarebbe tornata a vincere o quanto meno a dare fastidio alla Ferrari, ma nessuno mi credeva.
Avrei voluto sbagliarmi, però d'altronde ad un forte team come la Red Bull non posso negare nulla.
Chi mi conosce bene sa chi odio o meno, ma in questo momento non parlo dei piloti, parlo del team. Sono fantastici, la loro macchina è fantastica, il loro telaio. Tutto.
Poi c'è l'impeccabile Mercedes, equa e non favoritista.
Ma la Ferrari, la Ferrari è il team del cuore, quella che ci ha portato ad amare Schumacher, Massa, Alonso, Raikkonen, Vettel. Non è perfetta, anzi, il 75% delle volte sbaglia alla grande le strategie, perde, combina casini, la penalizzano, ma poi la vedi sul podio e sparisce tutto.
Ormai però, sparirà per 4 mesi la gioia delle corse e la sua adrenalina.
Quelle domeniche vuote dove ti siederai sul divano, col telecomando in mano ma il Gran Premio non ci sarà, schiaccerai alla ricerca di una gara ma non la troverai, non vedrai il volto del tuo idolo ma potrai solo riguardare le vecchie foto, piangere sui vecchi autografi, risfogliare vecchie gazzette dello Sport.
Ma alla fine, ricomincerà, perché non è finita, no.
Non è finita.

Spazio Autrice:
Vi voglio bene ragazzi, vi voglio bene uno ad uno. Ora sono felice felice perché Giovedì andrò a vedere con mio padre dei go kart del coordinatore del Mondiale di appunto, go kart. E boh, mio zio è ancora in Russia e sono ancora abbastanza triste invece per il ritiro di Rosberg.
Ci mancherà.

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