Giorno 0

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Era passata una mezzora abbondante da quando avevo avevo chiamato Lucas

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Era passata una mezzora abbondante da quando avevo avevo chiamato Lucas. Lo aspettavo fuori da un locale in zona, a circa 10 minuti di macchina da casa sua. Ero sola, gli amici ed i parenti erano tornati a casa dopo la festa di compleanno di Mary. A tenermi compagnia solo la luce arancione dei lampioni ed un cane che accarezzavo, il freddo pungente mi rendeva rosse le guance ed il naso. Avevo una brutta sensazione, e generalmente tendevo a concretizzarle con brutte notizie. I messaggi arrivano al suo smartphone ma non c'era risposta. Lucas non si collegava dalla nostra ultima conversazione. A rompere quel silenzio e spezzare i miei pensieri fu l'arrivo di una chiamata: era Jessica, la migliore amica del mio ragazzo. Non esitai a rispondere.

<<Ciao Jessica, è successo qualcosa?>> la domanda palesava la mia preoccupazione. Dal microfono captai tanti, troppi rumori di sottofondo, tutti accompagnati dal singhiozzare senza interruzione della mia amica.

<<Joyce non so come dirtelo, Lucas ha avuto un incidente.>> a quelle parole mi si gelò il sangue, il freddo che provavo prima era nulla.

<<Che intendi per incidente? Lucas doveva venirmi a prendere. Dove è successo... Jessica ti prego dimmi che va tutto bene.>> ma non poteva andare bene, lo sapevo. Quei rumori di sottofondo ora avevano un'identità ben precisa: sirene, gente che urlava. Passarano circa dieci secondi prima di ricevere una risposta.

<<No Jò, non va per niente bene. Lucas stava guidando quando una macchina gli ha tagliato la strada. Quando sono arrivata era a terra, sdraiato, non respirava Jò. Non respirava... lo hanno portato in ospedale.>>

Quelle parole rimasero sospese nella mia mente come quando mi svegliavo da un brutto sogno e nel tentativo di rimuoverlo dalla memoria generavo solo l'effetto opposto. Pensai solo che Lucas era stato portato in ospedale. Non respirava. Senza rendermene conto le lacrime rigarono le mie guance. L'ospedale non distava molto da lì. Potevo raggiungerlo correndo, sarebbe andato tutto bene. Una volta arrivata mi avrebbero portato da Lucas e mi avrebbero detto che non c'era pericolo. Che era stato solo un brutto colpo. Mi resi conto solo di essermi tolta i tacchi e di aver corso per un lasso di tempo indefinito, più velocemente possibile. Tornai in me solo quando si aprirono le porte del pronto soccorso. I piedi mi facevano male, la corsa sull'asfalto mi aveva provocato qualche ferita. Probabilmente sanguinavano, ma non era importante. Nulla era importante in quel momento. Ero visibilmente sotto shock, almeno così doveva essere perchè appena misi piedi nella sala d'attesa si avvicinò una delle inservienti, l'addetta alla ricezione dei pazienti e alla stesura dei dati prima di farli entrare per la visita.

<<Ragazza si sente bene? Le sanguinano i piedi. Come si chiama?>> le domande servirono al loro scopo, tornai lucida.

<<Si, sto bene. Mi senta, è stato portato un ragazzo di nome Lucas. Deve essere arrivato da poco. Ha avuto un incidente d'auto, la prego mi faccia entrare.>> mi rendevo conto di aver urlato, di essermi agitata e di non trovarmi proprio nelle condizioni ideali. Ma una cosa era sicura, se Lucas si trovava lì, io sarei entrata. In un modo o nell'altro.

Al di là dell'Orizzonte - Domenico De MartinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora