Giorno 19 - Mattina

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Erano passate due settimane da quanto ero tornata a casa

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Erano passate due settimane da quanto ero tornata a casa. Trascorrevo il tempo semplicemente leggendo un libro, cucinando e pulendo casa. Non avevo essenzialmente voglia di fare niente. I primi giorni fu mia sorella a tenermi compagnia. Senza di lei mi sarei completamente persa. Al quarto giorno però dovette partire, il lavoro chiamava e non poteva prendersi più giornate libere. Il saluto fu straziante, Jane era la sola cosa che riusciva a farmi rilassare un poco. Dormivo a stento, quando dormivo avevo solo incubi. Di giorno passavo molte ore a piangere, a sfamare quel vuoto che portavo dentro. Era insaziabile. Lei invece, con il suo tocco, mi infondeva una forza ed un'energia che non avevo.

16 ottobre 2016

<<Joyce, domani devo tornare a lavoro. Avrei voluto starti vicina ancora a lungo, ma non posso proprio rimandare.>> in parte mi sentivo in colpa per averle fatto prendere dei giorni di assenza dal lavoro. Durante il corso dell'anno poteva usufruire di trenta giornate d'assenza, e tra malattia e impegni inderogabili erano già poche. L'altra facciata della medaglia invece mi vedeva straziata dall'inevitabilità della cosa. Volevo Jane con me, ma avevo imparato che non era così che andava la vita.
<<Banny lo so. Non preoccuparti. Averti al mio fianco in questi giorni è stato meraviglioso. Come sempre riesci a risollevarmi nonostante il dolore. Ora sto meglio, davvero.>> ovviamente non stavo meglio, per niente. Anzi, avevo paura che l'assenza di mia sorella potesse peggiorare le cose.
<<No che non stai bene piccola. Non mentirmi, tanto lo sai che riesco a percepire il tuo stato d'animo. Non voglio che tu mi dica bugie, anche se lo fai per farmi star meglio.>> le feci un malinconico sorriso, era ricco dell'amore che provavo per lei e della tristezza per quell'ulteriore distacco. Non fui io a parlare, continuò Jane.
<<Joyce, non devi credere di essere sola. Anche se lontano, lo sai che ci sono sempre. Lo so che odi parlare al telefono, ma se ne senti la necessità non esitare. Inoltre hai Jessica che viene spesso a trovarti e che ti vuole un mondo di bene. E' una ragazza d'oro. Vorrei solo dirti un'altra cosa... per favore non chiuderti completamente in te stessa. Anche se devi sforzarti per farlo, prova ad uscire con Jess, se hai bisogno, bevi una birra in più. Non è sbagliato, hai 25 anni, sei matura e so che farai la cosa giusta. Isolarti potrà sembrarti la giusta soluzione, anzi l'unica soluzione. Ma è solo uno stato momentaneo che ti porterà a stare sempre più male. Fidati di me, piccola mia.>> ascoltai tutto con attenzione. Mia sorella non avrebbe mai detto nulla che non fosse attinente alla mia felicità, quindi le sue parole assumevano un significato diverso. Più vicino alla mia anima.
<<Lo so Banny, non mi chiuderò in me stessa. Almeno ci proverò. Ho solo bisogno di un altro po' di tempo. Ma non preoccuparti poi, Jess viene quasi tutti i giorni e lo sai quanto mi trovi bene con lei.> dissi tutto sorridendo, di tanto in tanto. Volevo rassicurarla, farla partire senza ulteriori preoccupazioni.

Il resto del tempo, prima di andare a dormire, lo passammo vedendo un po' di TV, vicine, spesso abbracciate. Ogni volta che doveva partire era un piccolo strazio, in quel momento una piccola tragedia. Quando si fece una certa ora fui io a suggerire di andare a letto. Jane doveva svegliarsi presto per prendere il treno e doveva riposare. Lei non lo avrebbe mai detto, solo per starmi vicina quanto più possibile. Ci scambiammo la buonanotte ed entrambe facemmo tappa nelle rispettive stanze. Quando chiusi la porta, mi assalì l'angoscia che mi teneva compagnia ogni notte.

Al di là dell'Orizzonte - Domenico De MartinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora