CAPITOLO II (R)✔ - Le prime indagini

3.5K 290 549
                                    

L’ispettore Giorgio Ferro riuscì, non senza fatica, a infilare l’auto nel parcheggio del commissariato a lui riservato. Una volta sceso guardò imbufalito la BMW posteggiata accanto alla sua.

Potevi provare a entrarci su due ruote visto che c'eri, fratello!

Era appena tornato dal luogo del ritrovamento del cadavere, un parchetto semiabbandonato alle spalle dei vicoli di Genova: cadavere  che in quegli istanti era in viaggio verso l’obitorio.
Guardò l'ora, Martina lo aveva appena avvisato telefonicamente dell'arrivo imminente di Alessandro. Osservò con la fronte aggrottata le decine di auto che occupavano il cortile, sicuramente erano già arrivati magistrato, questore e compagnia bella, decise quindi di attendere lì sotto l'arrivo del collega. Martina gli aveva riferito di non averlo informato su tutto, quindi, per evitargli l'effetto sorpresa una volta davanti al commissario e a tutti gli altri, ritenne opportuno comunicarglielo in anticipo.

La sigaretta che Giorgio stringeva tra le dita era arrivata a metà quando Alessandro varcò il cancello. Non riuscì a trattenere una risata quando incrociò il suo sguardo.

Era incazzato nero.

E ancor di più la sua espressione trasfigurò quando si accorse che il suo parcheggio era stato occupato. Gli andò incontro, ascoltandolo bestemmiare mentre scendeva dalla macchina sbattendo con violenza lo sportello.
- Ale, vacci piano. Questa è la macchina di Jessica, se gliela abbozzi poi chi la sente? -

Alessandro gli lanciò un’occhiata assassina, dopodiché il suo sguardo prese a vagare perplesso lungo il parcheggio.
- Ma si può sapere chi cazzo è morto? Cos'è tutto questo casino e chi è lo stronzo che mi ha fregato il parcheggio? -

Giorgio non fece in tempo a rispondere alla raffica di domande impartitegli dal collega che questi, scansandolo e avviandosi al portone, continuò:
- Avanti, andiamo a sbrigare questa faccenda e vediamo di farlo in fretta! La mia famiglia mi aspetta. -

A quel punto Ferro allungò il passo, raggiungendolo e afferrandolo per un braccio.
- Alessà, aspetta. Non è così semplice. Credo che prima di andare tu debba sapere una cosa. - disse Giorgio, tornando finalmente serio.

Alessandro, che conosceva bene il collega, riuscì a cogliere nel suo sguardo una nota di nervosismo che a sua volta lo preoccupò. -Di che parli? - domandò infatti, scrutandolo attentamente .

-Nel portafogli della vittima è stato trovato un post-it, Ale. -
Come previsto, Barzagli rimase di sasso. D'altronde, quella che stava prendendo forma davanti ai loro occhi era quella che si prospettava essere una situazione tutt'altro che semplice da risolvere.

Un mese prima, sugli scogli della diga che delimitava il porto, dove nelle serate estive si riunivano decine di pescatori amatoriali, era stato trovato il cadavere di un uomo.
Inizialmente si era pensato a una rovinosa caduta. Il corpo era infatti ricoperto di lividi, dei quali ne spiccava uno molto evidente sulla fronte.
L'autopsia però, aveva rivelato una diversa dinamica dei fatti.
Lorenzo Poretti, quello era il nome della vittima, trentasette anni e padre separato di tre femmine, aveva diverse ossa rotte, la fronte fracassata da un corpo contundente e un'enorme quantità di acqua nei polmoni.
Secondo la ricostruzione, Poretti era stato prima letteralmente massacrato di botte senza alcuna possibilità di difendersi, avendo entrambi i polsi legati insieme da una fascetta stringi cavo, e in seguito annegato.
La vittima non era certo uno stinco di santo. In passato era finito dentro per rapina e spaccio di cocaina, su di lui pendevano numerose denunce per aggressione, ma su tutte risaltavano quelle per violenza domestica.
La moglie aveva sopportato botte e soprusi per anni interi, ma era stato solo quando il marito aveva cominciato a sfogare la sua ira anche sulla figlia maggiore, che si era decisa finalmente a denunciarlo.
Non c'era uno straccio di testimone che quella sera, avesse notato qualcosa di strano. La perquisizione personale aveva portato alla luce ben poco, se non un paio di dosi di coca, poche decine di euro e un post-it giallo, sul quale era impressa la seguente scritta:

INVICTADove le storie prendono vita. Scoprilo ora