La notte

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Marika, 19 anni, capelli castani e un grande amore; Fabio.
Ha sempre un po di batticuore quando deve attraversare la città a quest'ora, ma tanto tra poco farà giorno e anche gli ultimi balordi sono già scivolati via dalle strade per lasciare il posto al popolo diurno; quello che lavora, quello frettoloso, quello con la faccia apparentemente pulita.
I palazzi costruiti uno sull'altro si danno addosso con le loro facciate, creando giochi dombra tra i chiaro scuri che portano inquietudine a una ragazza di 19 anni, sola.
Ma oggi Marika è distratta, ha altro a cui pensare.
In testa ha Fabio, oggi, è il loro anniversario e pensa al suo regalo; è un mese che lo ha comprato, che lo cova amorevolmente in segreto e che l'ha fatta rodere dall'ansia per la reazione del suo fidanzato quando lo aprirà.
A quel pensiero porta la mano alla borsa, la fa scivolare all'interno alla ricerca del pacchetto per assicurarsi di non esserselo dimenticata.
Lo sa che è impossibile, è due giorni che se lo porta appresso, ma è  l'istinto che comanda.
I polpastrelli alla cieca lo trovano tra un rossetto e un mazzo di chiavi, per conferma le dita lo stringono leggermente e i suoi contorni premuti sul palmo ne rievocano l'immagine nella mente.
Un sorriso confortato le sorge sulle labbra.
CROK!
Passo, cuore  e respiro si fermano al unisono, poi solo il cuore riprende a funzionare ma con un ritmo forsennato.
Forse si è sbagliata, ha sentito male.
Si volta con la voglia disperata di non trovare nulla.
Infatti nulla trova, pietre, angoli di strada, saracinesche chiuse, insegne, tutto colorato di penombra.
Calma, pensa tra se, non cè nessuno come sempre, è stato solo un rumore.
CROCK! CROCK!
La paura nelle gambe diventa pietra e Marika si scopre immobilizzata.
Ma non cè nessuno.
Chiude gli occhi per sfuggire alla suggestione di quel luogo a quell'ora.
Una signora anziana che abita lì da sempre, parlando dei rumori, le disse che ogni posto ha il suo respiro, se lo conosci poi non ti spaventa più, anche  perché il silenzio assoluto non esiste, se sei vivo.
Suda ora, ma  non per il caldo che incendia queste notti estive.
Il rumore, una spiegazione al rumore ci deve essere.
Comera più?
La mente diventa più frenetica del cuore se possibile;
grock, rock, no crock, ecco si crock proprio come quando da bambina a Natale zio Ermanno per farla divertire schiacciava due noci nel palmo della mano e gli faceva fare .
CROCK!
Si sentì morire, ancora.
ZWIIINNNN!
Un nuovo tremore.
E questo?
Questo rumore cosè adesso?
Non è come il primo, come le noci dello zio Ermanno no, questo sembrava più quando sua nonna strappava la stoffa dagli abiti vecchi per farne degli stracci.
Qualsiasi cosa pur di scappare di li, da quei rumori.
Marika ripensa per un attimo alla nonna che aveva sempre una risposta per tutto condita da un sorriso tanto caldo da far sembrare tiepido il ferragosto più torrido.
E lo zio Ermanno allora?
Come si sbeffeggiavano a vicenda a Natale, tutti assieme e ..
ZWIIINNN!
Ancora gli stracci della nonna.
CROCK!
Le noci dello zio Ermanno e poi di nuovo
ZWIIINNN! ZWIIINNN!
La nonna ancora, poi , dun tratto, senza motivo, la testa si muove e guarda dove ancora non aveva ancora cercato, dove secondo ogni logica razionale non cera motivo di cercare.
Non davanti a lei, non dietro, ma sopra.
Quello che vede è talmente sconvolgente da essere respinto dalla ragione.
Lì, sospesi poco sopra alla sua testa, al centro di immagini abbozzate dal crepuscolo,  rilucono come soli incandescenti ma freddi come il ghiaccio due punti gialli.
Un attimo di nulla, poi un nuovo suono che questa volta non sa ne di noci ne di stracci, ha il sapore della paura, ma non di una qualsiasi, una paura vecchia, ancestrale, scritta a sangue nel nostro codice genetico sin dai tempi in cui luomo doveva ancora scendere dagli alberi.
Finalmente le immagini prendono senso e nome.
La paura esplode in terrore, il fisico stravolto e  fuori controllo rilascia un fiotto caldo che scende lungo le gambe fino a terra, ma lei neanche se ne accorge ormai.
Poco dopo, su Marika scende il silenzio, quello assoluto.






Giuglio, 26 anni testa rasata per nascondere un anticipo di calvizie e un caldo maledetto addosso.
Fa scorrere in silenzio l'autobus vuoto verso il capolinea.
Non è ancora giorno ma la temperatura è tutt'altro che fresca, unico conforto il finestrino aperto e i pantaloni tirati su fino alle ginocchia.
Fosse il turno di giorno potrebbe tenere la porta aperta per far girare un po daria, ma di notte chi si fida.
È già fortunato perché il turno è stato tranquillo, si vede che cè troppa afa anche per gli svitati.
Comunque non importa, ancora un'ora e poi tutto sarà finito.
È venerdì e attaccando il riposo ai due giorni del weekend potrà andare al mare nella casetta che i suoi si sono comprati coi soldi della liquidazione.
Sta pensando a questo Giuglio, al mare, agli amici, a una ragazza in particolare alla quale Sabato sera in discoteca forse..
La sua mente è impegnata a fare progetti, ma questo, in seguito non lo dirà a nessuno per la paura di veder ulteriormente aggravata la sua posizione con l'accusa di distrazione.
Lui però ci penserà spesso e sarà un tarlo che lo roderà fino in fondo alla sua vita lunga o corta a seconda dei punti di vista.
Solo ogni tanto, stanco di pensare, tra se e se affermerà che per come sono andate le cose non avrebbe comunque potuto fare nulla, che poi non era così deconcentrato e che tutto è stato inevitabile; ma questo dopo, per ora guida, guida e pensa.
Lo sterzo gli scorre libero tra le mani e riallinea il mezzo alla carreggiata in uscita di curva imboccando un lungo rettilineo non troppo generoso in larghezza ma pur sempre a due corsie.
Per la rapidità con cui succede più che vedere intuisce quell'ombra che gli si para davanti come espulsa dal vicolo sulla destra, il tempo che ci mette un impulso elettrico a percorrere il tragitto occhio cervello cervello piede, pesta sul freno.
Non va forte in quel punto è appena uscito da una curva quindi è praticamente ripartito da fermo, infatti le ruote si bloccano subito e come rileveranno i sopralluoghi dopo, non lasciano neanche di segni in terra.
Ma tutto questo non serve.
L'ombra è troppo veloce e forse, troppo leggera per reggere all'impatto.
Un colpo sordo poi, qualcosa che vola in aria come una bambola di pezza e che ricade a terra come una ragazza.
Marika neanche se ne accorge, lei i contatti col mondo reale li ha chiusi un attimo prima, quando ancora fissava l'orrore sospeso sopra di lei.
Nello staccarsi dal suolo dopo l'urto, il braccio che ancora non si era mosso, si sfila dalla borsetta, schiocca come un elastico, le dita si aprono e un pacchetto che nessuno avrebbe potuto vedere rimbalza a terra, una due volte prima di sparire dentro uno dei tanti buchi dell'asfalto.

Il bacio della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora