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D'auria stava fissando il corpo adagiato sul lettino di metallo con lo stesso stupore che avrebbe provato trovandoselo nel letto di casa sua al rientro dal lavoro.
La città continuava a essere una fornace ma almeno lì dentro il caldo rimaneva rigorosamente chiuso fuori.
Con la complicità degli antidolorifici si era anche concesso il lusso di dimenticarsi momentaneamente della spalla.
I suoi occhi scrutavano il cadavere alla ricerca di un qualcosa che fino ad ora magari poteva essergli sfuggito.
Niente di eclatante, gli sarebbe anche bastato un piccolo particolare, una nota stonata, un qualcosa che non quadrava.
Il problema è che tutto non quadrava e per questo tutto filava.
Si soffermò per lennesima volta sui fori di proiettile.
C'erano tutti e come rilevato dal medico legale e dalla scientifica i colpi erano stati sparati proprio dalla pistola sua e da quella di Monteleone il che sarebbe perfettamente logico, non fosse che ciò non era possibile.
L'ennesimo colpo di teatro.
Una storia così fuori dal normale non poteva concludersi diversamente, ammesso che quella potesse considerarsi una conclusione accettabile.
Ogni strada che la sua razionalità provava a percorrere trovava un muro insormontabile.
Nonostante quello che era stato costretto a scrivere nel rapporto, sotto la pressione posagli dal Bonanno Maugeri e dal sindaco, nella realtà non riusciva a trovare spiegazioni diverse da quelle che in quei giorni gli erano state proposte e sussurrate a mezza voce da persone che aveva ritenuto più preoccupate di impressionarlo e depistarlo che di renderlo edotto sulla verità.
Fu il responsabile di turno dell'obitorio a strapparlo dalle sue elucubrazioni.
-Ehm commissario mi scusi ma cè una persona all'ingresso che la cerca.
Come per aver preso una scossa il suo corpo si scosse dimprovviso.
-Grazie vado subito.
-Posso chiudere?
Un ultimo sguardo dato di sbieco e poi con la testa mimò un sì.
In un unico gesto deciso l'addetto fece scomparire il lettino e il suo contenuto dentro alla cella frigo.
Tanto che D'auria stava salendo le scale che da quella versione contemporanea dell'Ade riportavano al mondo dei vivi sentì linserviente scambiarsi un paio di battute con un collega.
-Ma è già la quinta volta che viene qui o sbaglio?
-La sesta.
-Sembra  speri che a forza di venire da quella cella esca qualcosa di diverso.
Non se la prese D'auria, era conscio del fatto che a occhi estranei il suo comportamento doveva sembrare ben bizzarro, ma aveva i suoi buoni motivi e sapeva anche che quella sarebbe stata la sua ultima visita perché nel pomeriggio la burocrazia si sarebbe impossessata di quel che rimaneva della sua indagine consegnando quelle spoglie mortali a chi le aveva reclamate per dare seguito a delle esequie.
Il caldo e la luce lo investirono al unisono ma riconobbe al volo la figura di chi lo stava aspettando.
Tese la mano che non era imprigionata dal bendaggio.
-Monteleone! Dalla valigia deduco che sei in partenza.
-Cosa vuoi il dovere mi chiama altrove, ero passato in commissariato ma mi hanno detto che eri qui.  il suo sguardo si fece affettuoso, - cosa speri di dimostrare continuando a fissare il cadavere di Fortier?
La sua faccia avvampò e leffetto degli antidolorifici a causa delladrenalina si attenuò.
-Cristo Monteleone lo sai anche tu che non abbiamo sparato a Fortier là sul molo. Cera un leopardo l'ho visto io l'hai visto tu e invece su quel lettino cè il corpo di un uomo.
-D'auria ascolta, era buio e avevamo gli occhi irritati dallacqua salmastra per quello che....
-Piantala di fare lo stronzo, quello ce lo hanno estorto nel rapporto sotto minaccia di cacciarci a calci ma tra me e te,  e si avvicinò ancora di più al suo interlocutore, - possiamo dircelo che la faccenda non quadra.
-Ascolta, per quello che vale la mia esperienza ti posso dire che quando come dici tu il rapporto te lo fanno scrivere sotto dettatura, vuol dire che la faccenda è talmente a rischio che ti conviene convincerti che quello che hai scritto è vero a meno di non voler sostenere gli oneri di una guerra nucleare che ha come campo di battaglia il tuo culo.
Poi, prima di continuare, si guardò un attimo attorno come per accertarsi che nessuno li stesse osservando.
-Ora apri bene le orecchie perché quello che sto per dirti non te lo ripeterò mai più, sì io sono certo che l'altra mattina abbiamo sparato a un leopardo anche perché detto tra noi, credevo di farmela addosso la prima volta che l'ho messo a fuoco, ha aggredito Tavalev ha aggredito te poi ha fatto cadere Tavalev che si è rotto il collo e infine gli abbiamo sparato come cowboy centrandolo come è vero che sono vivo e facendolo cadere in mare.  prese fiato un attimo.  perché poi in  mare hanno ripescato il corpo di Fortier nudo come un verme  e con tutti i nostri colpi in corpo, proprio non lo so amico o forse preferisco non saperlo se non voglio dare credito a quello che ci ha raccontato la tua amica Lara o  la mia fonte di informazioni, ma questo è troppo assurdo o troppo spaventoso, io do la caccia ai criminali, la magia nera la lascio al cinema spero solo di non finire mai più nel mezzo di una faccenda così. Per me il caso è chiuso e non solo perchè me lo hanno detto dall'alto ma perché ci tengo alla mia sanità mentale.
-E io e te siamo rimasti con un pugno di mosche.
-Questo mi fa girare le palle D'auria. Tavalev e soci morti, quelli del Caribe  a questo punto sono fuori dai giochi e non sapremo mai chi era coinvolto e chi no. Ci siamo sbattuti, ci siamo giocati la faccia e nessuno dei due è riuscito ad avere quello che cercava.
-Mi sarei accontentato di risposte certe  a questo punto, invece.
-Lascia perdere che Fortier fosse un uomo leopardo non ci son dubbi, che quel leopardo poi fosse proprio Fortier, io come già ti ho detto non voglio saperlo.
-Un dubbio posso ancora levarmelo però.
-Quale?
-Chi sei tu in realtà Monteleone? Un ispettore dell'Interpol non ha tutti i mezzi che hai dimostrato di avere tu a disposizione. Io sento puzza di servizi segreti o roba così.
Da prima sbuffò tra i denti poi esplose in una delle sue caratteristiche risate.
Ebbe cura di reprimere l'istinto di dargli una sonora pacca sulle spalle che sicuramente gli avrebbe provocato un dolore simile all'esplosione di mille soli.
-L'ho detto subito che eri forte.- e poi scrollando la testa e infilandosi un sigaro nei denti con aria un po più seria lo guardò negli occhi e disse: - davvero sai, ci ho pensato in questi giorni, perché non molli tutti e ti unisci a me? Io e te assieme?- allargò gioioso le braccia e poi continuò,-  non ci scapperebbe neanche il demonio se gli dessimo la caccia.
D'auria lo fissò per un attimo in cui cercò nel fondo degli occhi di quel vecchio leone l'ennesima verità che sapeva gli sarebbe sfuggita per questa volta, poi sorrise e gli ri-tese la mano
-Magari un'altra volta. Riguardati vecchio.
Monteleone rise e poi dandosi una pacca con la mano sinistra sul rigonfiamento del marsupio causato evidentemente dalla pistola continuò:
-Proiettili dargento ragazzo, sempre.
E voltandogli le spalle si incamminò verso un nuovo capitolo della sua stramba vita.
D'auria, solo più che mai si girò ancora una volta verso l'entrata dell'obitorio ma scartò al volo l'idea di rientrare.
Ora la storia era davvero finita indipendentemente dalle  verità sottintese in essa e rimaste oscure, non avrebbe comunque più avuto occasione di cercale anche se, la sensazione di averle effettivamente sotto agli occhi era fortissima. Di una cosa era certo, lunica cosa che poteva fare per ora era quella di riconsegnarle tutte alla favola per bambini dalla quale erano nate.
Attraversò la strada e non potendo guidare prese un taxi.
Data la destinazione si accomodò sul sedile e si mise a fissare la strada che lenta scorreva al suo fianco.
Era arrivato il momento di andare ad accendere materialmente quella famosa candela per Marika.

Fine

Il bacio della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora