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Vista la normale condizione della viabilità cittadina, spina nel fianco di tutte le giunte che si erano alternate al timone della Superba, anche con le sirene spiegate della macchina di servizio non potevano certo fare miracoli per  raggiungere l'ospedale.
Arrivarono comunque un in un tempo accettabile.
La ragazza si trovava in rianimazione perché, come spiegato dal responsabile del reparto era giunta lì in coma, le sue condizioni ora erano stabili ma fare un previsione era impossibile e la prognosi rimaneva comunque riservata.
Non aveva ancora ripreso conoscenza quindi, l'informazione venne archiviata nell'angolo della memoria destinato a quell'indagine.
Ora veniva la parte più cruda si disse D'auria, doveva affrontare i genitori, vincere la loro resistenza, farsi accettare come male necessario e iniziare a raccogliere già da loro quante più informazioni possibili, era una parte da schifo infierire su due persone che stavano sicuramente soffrendo le pene dell'inferno ma se voleva fermare il responsabile della mattanza doveva anche portare a termine quella che del suo lavoro era uno degli aspetti più ingrati.
La sala d'aspetto era illuminata da un ampia finestra, spalancata in quel momento forse per consentire allaria di rinfrescare un po l'ambiente.
Seduta, gambe strette, ricurva sui gomiti e su chissà quali pensieri, cera una donna minuta, bionda, che apparentemente si fissava le scarpe.
In piedi, nellangolo a fianco della vetrata, un uomo robusto di media altezza, stempiato, pizzo grigio e occhiali, si tormentava in silenzio le mani.
Sembravano una coppia di professori, ognuno nel suo angolo portava avanti la propria guerra col dolore, separati.
Le due paia di occhi si concentrarono sui nuovi arrivati, lo sguardo era tra il curioso e lo scocciato.
In quella situazione solo il personale medico era ben accetto e possibilmente con buone notizie.
Coraggio, iniziava il ballo.
-Signori, buongiorno, mi rincresce disturbarvi in questo momento, sono il commissario D'auria e lui è lispettore Conte siamo ..
La frase rimase sospesa travolta dall'esplosione di un fiume in piena.
-Ma cosa volete ancora? Ma non la capite la situazione?e il rispetto per noi cittadini? Ho già parlato coi poliziotti giù , loro insistono che mia figlia si è buttata sotto al bus
Il tono cresceva esponenzialmente.
Non si è buttata.  Mia figlia Marika non si è buttata sarà stato drogato lautista.
-Giorgio ti prego.
La moglie si era alza e gli si era parata davanti dando le spalle agli interlocutori.
-No basta, basta e basta.
E si girò verso lesterno facendo di nuovo calare il silenzio.
- Ma io lo so che non si è buttata.
Quella frase, buttata lì, così come la cosa più ovvia della terra, cadde su di loro come un accetta su di una corda tesa.
Aveva volutamente detto so  invece di credo perché aveva intuito che era una breccia nel muro di ostilità che gli avrebbe permesso di prender e il controllo della conversazione.
-Cosa ha detto?
-Sì signora, dico che vostra figlia non si è buttata apposta.
-Allora cosa volete ancora?
Chiese il padre in un grugnito.
-Giorgio ti prego, hai sentito, il commissario dice che sa che Marika ha avuto solo un incidente.
-Solo un incidente? Marika è di la ne viva ne morta, nessuno vuole dirci nulla e secondo voi è tutto apposto allora perché non si è buttata volontariamente?
-Giorgio basta!
Fu secca perentoria, se l'avesse fatto perché era curiosa di sentire cosa avevano da raccontarle o , contraddicendo in pubblico il marito avendone per altro ragione, dimostrare a tutti chi in casa comandava, non fu dato saperlo, lunica cosa importante è che aveva funzionato.
I due coniugi erano ora in silenzio e aspettavano.
-Dunque, come dicevo, da quello che ho visto e sentito, due cose sono certe, lautista non era ne sotto l'effetto dell'alcol ne di stupefacenti e vostra figlia non si è buttata di proposito.
-Ma allora?
Dissero finalmente in coppia, Conte in supporto al suo capo li zittì con una mano e un lento chiudersi delle palpebre.
-Allora dovete sapere che ha pochi passi dall'incidente nella direzione da dove ne veniva Marika, è stato trovato un cadavere, e io penso che lei transitando di lì abbia visto qualcosa che lha spaventa e nello scappare abbia attraversato la strada senza rendersi conto del sopraggiungere del mezzo. Ora potrebbe essere che.
-Potrebbe essere, lei pensa, dal sapere è diventata tutta una teoria adesso glielo dico io cosa cè di certo, lei spera che mia figlia si svegli per raccontarle tutto e chiudere il suo caso facendo bella figura coi suoi capi. Lavoro, per lei è lavoro. Ma per me, per noi  si corresse  è tutto quello che abbiamo.
-Giorgio dai non capisci.
Lo disse con tono stanco ma gli stava comunque di nuovo dando addosso.
-No signora, va bene, suo marito ha ragione, quello che però suo marito non sa  parlava in terza persona per evitare lo scontro diretto – è che se davvero Marika ha visto qualcosa, io potrei non essere lunico a venirla a cercare e in quel caso, più poliziotti ci sono a importunarvi, meglio sarà per tutti.
Si odiava per quel tono perentorio usato in quella circostanza e per aver dovuto aggiungere altre preoccupazioni dove già tutto ne era fonte, ma era lunica maniera per evitare altre complicazioni.
Il padre, Giorgio, non resse quest'ultimo colpo e crollò a sedere, tanto che la madre gemette:
-Mio Dio questo no, non crederà davvero che ci sia questo pericolo?
E per la prima volta i due si toccarono cercando conforto luno dalla presenza dellaltra.
D'auria lo notò e pensò per la prima volta a Marika per quello che era, una ragazza di 19 anni che chissà quantera che non vedeva i suoi genitori così uniti.
Per temperare un po il suo cipiglio autoritario, si accucciò di fronte all'uomo e di nuovo dalla stessa altezza col tono più calmo che aveva disse:
-Certezze su questa storia ne ho poche, ma più cose mi dite, più facile spero sarà ricostruire il quadro e valutare i reali pericoli ancora in sospeso.
-Cosa vuole sapere commissario?
Disse luomo con tono stanco.
-Tutto di quella mattina, perché Marika era lì a quellora, dove andava, era sola era curiosa o paurosa, tutto.
La donna deglutì, riavendosi per un attimo si scostò dal marito interrompendo quel contatto che a mente lucida creava ormai più imbarazzo che conforto, la mamma iniziò a parlare.
-Marika, lavora saltuariamente come babysitter, è allegra , studia il giusto, ha un sacco di amiche e le normali paure di quelletà penso.
Ha un fidanzato , Fabio che studia e vive a Parma. Per vedersi fanno come tutti i ragazzi della loro età, un week end per uno, sa per dividersi le spese del viaggio, questo fine settimana toccava a lei andare giù.
-Mi scusi se la interrompo signora, ma oggi è venerdì, lei ha parlato di fine settimana e poi non aveva una borsa con gli indumenti con lei.
-Sì, di solito partiva il sabato mattina però questo fine settimana era diverso credo ci fosse di mezzo qualche loro ricorrenza, sa come fanno i ragazzi no? Infatti anche gli abiti di ricambio ne aveva un po da Fabio, per viaggiare senza borsone diceva.
E il magone le aggredì la gola.
Riprese il controllo della sua voce dopo un poco.
-stava andando a prendere il treno.
-Da sola?
-Sì, io avevo un po paura, sa ero apprensiva, ma poi mio marito mi ha convinta che l'orario era ormai verso la mattina e quindi non cerano problemi , poi non doveva fare tanta strada.
Fu  proprio un singhiozzo a interrompere questa volta il racconto.
D'auria si scostò.
-Va bene, per ora va bene così, vi ringrazio davvero, limportante comunque è che ora vostra figlia si riprenda, io per precauzione vi lascerò un paio di agenti fissi a piantonare il corridoio, per qualsiasi cosa potete fare riferimento a loro.
Il suo augurio, a quei due genitori sprofondati nel dolore, gli risuonò in testa come la più scabrosa delle banalità, poi li lasciò lì con la loro pena.
-Conte!
Disse quando furono soli nell'ascensore.
-Fai piantonare la ragazza, e, non credo avremo sorprese ma per un di più controllami per favore che il treno per Parma a quellora ci sia davvero.
-Comandi commissario, ma posso farle una domanda?
-Ho paura di sentirla.
-Cioè lei ha visto i resti di quel corpo.
Un brivido percorse le schiene dei due uomini.
-Per poco come tutti ma sì li ho visti.
-Ecco, si sarà fatto un idea di come è stato ridotto così quel corpo, perché a me visto così mi è sembrato che.
-Shhhhht, Conte.
Il gesto della mano fu inequivocabile.
se è la parola che dico io per ora è tabù, sono contrario a questo cose ma sta volta è diverso se la sentisse qualcuno sarebbe il panico e il panico fa più morti di qualsiasi killer, solo un accenno nel posto sbagliato e esploderà una bomba ingestibile, e poverino chi la innescherà, Maugeri e  il questore Bonanno lo polverizzeranno, comunque, io la penso come te.
Ma a loro insaputa la bomba era già esplosa.
Un quartiere della città resa off limits con conseguente paralisi del traffico, persone costrette in casa o impossibilitate  a rientrarvi dalle forze dellordine che in numero mai visto prima facevano rilievi era troppo anche per larte suprema della dissimulazione in cui il questore e il p.m. era maestri.
La storia della fuga di gas aveva retto mezzora, era bastato constatare che il servizio non era stato interrotto nella zona interessata come invece richiedeva la procedura.
Grazie sicuramente alla soffiata ben remunerata di qualche addetto ai lavori poco zelante, l'ipotesi del delitto efferato era trapelata, sui particolari poi le versioni in circolazione rimbalzate dalla strada ai media e dai media alla strada in un circolo vizioso che si autoalimentava cancellandone lorigine, erano talmente disparate e assurde da venir accolte con risolini sarcastici tra la cittadinanza, questo dava un certo ritardo allondata di panico che aleggiava in agguato.
Fatto sta che all'edizione dellora di pranzo del telegiornale nazionale, D'auria e qualche migliaio di italiani ammirarono la performance oratoria di  Maugeri che, con cravatta e camicia nuova, parlava di delitto, di accanimento sul cadavere di indagini a 360° e bla bla vari, spalleggiata silenziosamente dall'inconfondibile sagoma da tricheco di Bonanno.
Lesercito dei media assetati di notizie come zombie davanti a un vivo, incalzavano famelici ma con scarso successo.
Il primo pensiero di D'auria fu che certa gente, oltre che dormirci con la camicia e la cravatta, devono sempre averne una di scorta in borsa, il secondo fu più cupo di una notte di tempesta.



Il bacio della morteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora