Capitolo 2

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Il ragazzo dagli occhi che sorridono si chiama Kevin, nozione che ho appreso in questa settimana di scuola. Inoltre, di lui ho capito che è un tipo alla mano, simpatico e socievole. Lui di me non so cos'ha capito.
L'altro giorno ho scoperto anche che fuma e non soltanto sigarette.
Lo ha detto a tutti in classe, urlando, come se fosse una cosa di cui vantarsi. Poi, ho pensato che forse lo ha fatto per farlo presente a me, come per dire: ritengo che questa sia una cosa importante che tu devi sapere. Ma alla fine a me che importa? La vita è sua e può fare ciò che vuole.
Il 22 settembre, giorno in cui abbiamo parlato per la prima volta, mi ha attaccato una mano sul banco.. Già, modo molto strano per socializzare ma devo ammettere che l'ho trovato alquanto originale. Lo stesso giorno con una banale scusa mi ha chiesto il numero di cellulare e da lì abbiamo cominciato a parlare, i giorni successivi si è messo nei panni di un gentiluomo aiutandomi a spostare il banco ogni qualvolta dovevamo separarci  per un'altra odiosa verifica di ingresso, finché ora ci ritroviamo ad essere compagni di banco.
Gli dico "Sei diverso da tutti gli altri ragazzi" e sorride con aria interrogativa: non sa come prenderla e, in tutta sincerità, al suo posto non lo saprei neanche io.
Mi stupisco della frase senza alcun senso che ho appena pronunciato e per non pensarci stacco un foglio dalla metà e mi diverto a scrivere delle cose su di me del tipo "odio il formaggio, ho paura degli ascensori".
Kevin è interessato, lo capisco da come cerca di leggere ciò che scrivo e me ne accorgo anche se non lo guardo, i suoi occhi sono una presenza costante e impossibile da non percepire.
Allora, decido di rendergli il compito meno arduo consegnandoli direttamente il foglio, lui lo legge attentamente poi lo piega e ci scrive sopra "Alice in una pagina", ci disegna un cuore un po' strambo e con aria fiera lo conserva tra le pagine del suo diario giallo.
Lo guardo con compassione e gli sorrido, ora crede di conoscermi ma non ha idea che metà delle cose che ho scritto non sono vere, se vuole conoscermi per davvero c'è un solo modo per farlo: vivermi.

L'ultima campanella della giornata suona e usciamo tutti di corsa, come se ci aspettasse chissà cosa aldilà di quelle mura.
"Alle 18.00 passo a prenderti da casa e andiamo a fare un giro"
È un messaggio della mia migliore amica, Angela. Ci conosciamo da dieci anni e andiamo molto d'accordo pur essendo completamente diverse: lei va allo scientifico, io odio la matematica. Lei è la testa, io il cuore.
"Solo se andiamo a prendere il gelato"
"Si può fare."
Appena torno a casa mia madre è in cucina, come al solito. Da quando è morta nonna fa di tutto per tenere la mente occupata, una volta si è messa a fare tanti dolci che poi ha rifilato a mio nonno, come se potessero riempirgli il vuoto che ha lasciato sua moglie.
"Tuo padre è di nuovo in quello stupido bar a consumare tutti i suoi guadagni" dice, poggiandomi davanti un piatto di pasta al sugo e, paradossalmente, io non ho più fame.
È sempre la stessa storia che va avanti e si ripete da anni, non cambierà mai.
Buon appetito anche a te, mamma.

Mando giù cinque o sei forchettate di pasta e vado a trovare la pace nella mia camera.
Do un'occhiata al cellulare e vedo che non ci sono messaggi, o meglio, non ci sono messaggi di Kevin.
Non mi scrive mai lo faccio sempre io, ma stavolta non lo farò perché non voglio che si faccia strane idee, alla fine lo considero solo un amico. Ma perché ho preso il cellulare per controllare se ci fossero suoi messaggi, perché quest'azione è stata così spontanea da rendermi conto soltanto ora di averla fatta?

Alle 18.00 precise suona il citofono.
Suona un'altra volta, a casa non c'è nessuno, mi sono addormentata.
Mi affaccio dalla finestra e dico ad Angela di aspettare cinque minuti, mi do una sistemata e raggiungiamo il bar della villa, che fa degli ottimi gelati, tra l'altro.
"Allora, hai novità?" Mi chiede mentre gusta il suo gelato al cioccolato e nocciola.
Le rispondo che ci vediamo ogni giorno e ogni giorno me lo chiede, non ho una vita così entusiasmante. Ridiamo e anche io gusto il mio gelato al sapore di fior di latte e kinder.
Le racconto che qualche giorno fa mi ha riscritto il mio ex, che voleva rivedermi e che per me non aveva più alcuna importanza, tanto che mi ero anche dimenticata di riferirle questa cosa. Lei mi guarda orgogliosa perché sono riuscita a fare una cosa che fino a qualche settimana fa sembrava impossibile: dimenticarlo.
Tra una parola e l'altra mi ritrovo a parlarle del ragazzo con gli occhi che sorridono e lei mi chiede come mai non gliene ho parlato prima.
"Te l'ho detto, non è un dettaglio importante, è solo un amico con il quale ho legato molto, è simpatico"
Mi sorride maliziosa e incredula, come se le avessi detto che gli asini volano.
Per fortuna il mio cellulare suona, altrimenti non avrebbe più smesso di guardarmi in quel modo.
"È lui?" Mi chiede emozionata.
"Non è lui tranquilla, e anche se fosse ora ho cose più importanti da fare, tipo mangiare il mio gelato prima che finisca per sciogliersi"
Mi tira una gomitata e io sbuffo prendendo il cellulare dalla borsa.
"Allora, è lui?" E si avvicina per leggere il nome sul display.
Faccio cenno di si con la testa.
"Guarda che ti brillano gli occhi!" esclama. Nego fino alla morte.
Mi brillano davvero gli occhi?

Sorridimi ancora.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora