Capitolo 2.

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Lentamente, per via delle nostre ovvie disfunzioni motorie, arrivammo a casa, il tutto con un silenzio assordante.
Nessuno dei due osava aprir bocca, come se temessimo che le nostre parole fossero sbagliate, o perlomeno è quello che stavo provando io, lui forse non aveva semplicemente voglia di sentirmi.

Fatto sta che la sua compagnia, per quanto potesse essere compagnia, mi piaceva.
Sapere di non essere sola era una bella sensazione, una cosa nuova che non vedevo l'ora di assaporare al meglio, ma allo stesso tempo temevo che presto sarebbe finita.

Me lo diceva sempre mia madre, quando ancora passavamo del tempo insieme, che ero malinconica, fin troppo, ma ero e sono fatta così.
Cosa posso farci? Ho sempre sperato che, un giorno, sarebbe arrivato qualcuno e mi avrebbe strappato via da quest'infinito tunnel di tristezza, quel giorno però tardava ad arrivare.

"Sai una cosa Martha?" esordì Salvatore una volta entrati nella mia umile cameretta.
"Uhm?" mugolai incitandolo a continuare.
"Io penso che tu sia interessante" continuò convinto di aver detto una delle cose più intelligenti della sua vita.
"Interessante..." ripetei.
"Sì, nel senso, nessuno ti conosce bene, al di fuori di tuo fratello probabilmente, e questo ti rende una specie di mistero, sei interessante"
Belle parole, davvero, solo parole però.
"Tu invece sei anche troppo aperto, la tua fama a letto è ben conosciuta.
Anche se sono una sfigata le ascolto le voci in giro" 

Lo vidi sorridere leggermente alla mia affermazione, lo divertiva sentirsi dire che era bravo a scopare?
"Come hai detto tu sono voci, solo voci" era seduto sul mio letto, io ero sulla mia sedia davanti a lui, si avvicinò lentamente, con gli occhi chiusi.

La mia mente era già in panico e immaginava le peggio scene da film d'amore, il mio cuore stava per esplodere, e non è un'esagerazione.

Poi lui cambiò traiettoria e dal mio viso passò al mio orecchio alla quale sussurrò.
"Marta" 

Aprì la bocca incredula e lo allontanai da me.
"Stronzo! Si dice Martha, M A R T H A" lui rise.
Che cazzo aveva da ridere?
"Perché ti da così fastidio? E' solo un'h, un piccolo dettaglio" disse, sospirai sentendo la sua superficialità.
"I dettagli fanno la differenza, Salvatore- risposi e dopo poco continuai- insomma, è come se ti chiamassero Salvatoro, è diverso no?" 
Alla mia affermazione rise ancora di più, una bella risata che fece sorridere anche me.
"Ma nessuno sbaglierebbe mai Salvatore con Salvatoro, Martha e Marta sì" insistette.
"Sei fortunato che non riesco ad arrivare a te, altrimenti ti avrei picchiato"

Mi guardò per un attimo, poi si alzò dal letto, trattenendo il respiro per via del dolore alla caviglia, e mi prese in braccio.
Io, sorpresa, rimasi immobile, come se fossi paralizzata, più del solito intendo.
Mi appoggiò sul letto facendomi sedere, poi si risedette accanto a me.

"Picchiami, dai" mi incitò, io gli indicai la caviglia.
"Penso che la tua stupidità abbia già fatto abbastanza oggi"

Mi fulminò con lo sguardo, sorrisi divertita dalla sua reazione.
"Mi sono fatto male per metterti qui, fingiti almeno dispiaciuta" 


Forse potevo fare qualcosa per farlo stare meglio, quand'ero piccola e Sascha giocava a calcio si faceva sempre male, ai piedi, alle caviglie, alle gambe.

Mi ricordo che mia mamma gli faceva sempre dei massaggi e lui si sentiva meglio, anche se leggermente.

"Togliti la scarpa e metti la caviglia sulle mie gambe, ti faccio un massaggio su" lui sembrò spaventato, probabilmente aveva paura che gli facessi male.
"Sei sicura? Cioè, mi fa male solo a sfiorarla..." 
"Tranquillo, se ti faccio male urli e mi fermo, stenditi" mi fissò per qualche secondo poi, rassegnato, fece come gli avevo detto.
Mi avvicinai alla caviglia con la mano.
"Nonono, aspetta aspetta, non è che è un modo per uccidermi?"
"Eh?" lo guardai confusa.
"Non lo so, magari ti sto sul cazzo" farfugliò.
"Sta zitto e lasciami fare, fifone" lui appoggiò la schiena al cuscino e chiuse gli occhi aspettandosi di sentire un dolore atroce e rimase così per un po'.
Non si era accorto che io, il mio massaggio, l'avevo già iniziato.

"Hey aspetta, ma non fa male..."
Sorrisi, a volte era un coglione, ma in senso buono eh.
"Lo so che non fa male, tra poco starai meglio" 

Continuai restando concentrata mentre lui si rilassava sotto al mio tocco delicato.
"Grazie Marta" mi ringraziò marcando il mio nome, quanto mi dava fastidio, avrei potuto fargli molto male in quel momento con la sua caviglia fra le mani, ma mi trattenni.
"Prego Salvatoro" marcai a mia volta il suo di nome e lui sorrise.

Dopo avergli fatto il massaggio restammo insieme un'altra ora, parlammo di un po' di cose, a volte calava il silenzio tra di noi, ma lui si affrettava a trovare un modo per continuare la conversazione.
Poi suo padre venne a prenderlo, e poco dopo arrivò Sascha che, fortunatamente, non l'aveva visto.

Temevo che se l'avesse saputo si sarebbe incazzato perché non è uno da frequentare, o almeno così mi ha sempre detto però a me sembra essere un tipo apposto.
Allo stesso tempo però mi sentivo in colpa a nascondere la verità a mio fratello, decisi di dirgli solo una piccola parte.

"Hey fratellone, oggi Salvatore è venuto a parlarmi a scuola"
Lo informai mentre lui era concentrato nel cercare di cucinare un piatto di pasta.
"Uhm...Sascha?" lo richiamai notando che non mi rispondeva.
"Eh? Sisi, Salvatore, okay" rispose.
Sicuramente non aveva capito.
"Salvatore Cinquegrana" precisai e lui si voltò.
"Cinquegrana? Cosa vuole da te?" sembrò infastidito dalla cosa, era prevedibile.
"Non lo so, cioè abbiamo parlato un po', poi è suonata la campanella, non ha fatto nulla di male.
Perché ce l'hai tanto con lui? Non mi sembra come Stefano e Giuseppe" presi una bottiglia di succo iniziando a berne il contenuto.
"Infatti non è come loro, Salvatore è il puttaniere del gruppo" mi guardò male, come a dire 'tu sei la prossima'.
"Oh andiamo Sascha, perché dovrebbe volere una paraplegica neanche tanto bella quando potrebbe avere chiunque senza nemmeno sforzarsi troppo?" l'idea che lui potesse anche solo aver pensato di fare qualsiasi cosa con me mi divertiva per quanto potesse essere improbabile.
"Gli piacciono le sfide-fece spallucce quasi indifferente- davvero Martha, stai lontana da lui, è bravo ad ingannare le persone per convincerle a fare ciò che vuole, stai attenta"

Roteai gli occhi e annuì infastidita dal fatto che mi stesse trattando come una bambina, so badare a me stessa, so capire da sola se fidarmi o meno.
O sbaglio?


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