Stavo leggendo uno dei miei libri preferiti "Il rumore dei tuoi passi".
L'avrò letto decine di volte e, ogni volta, quando arrivavo al finale iniziavo a piangere;
sono davvero troppo sensibile, ma dopotutto i miei sentimenti erano racchiusi nei libri, in mio fratello e, ultimamente, in Salvatore. Potevo permettermi di essere sensibile, giusto?
Salvatore mi incuriosiva, quando ero con lui mi sentivo bene, ma allo stesso tempo intimidita, non ero nulla in confronto a lui.
Voleva essere mio amico, io che non avevo mai avuto nessuno mi ritrovavo con il più figo della scuola, incredibile.
Proprio per questo trovavo difficile non pensare che ci fosse qualcos'altro sotto.
Per me era tutto nuovo, la sua compagnia mi sembrava strana, eppure lui sembrava così sincero...
"Perché sorridi?" sussultai quando Sascha entrò nella stanza.
"Uhm, niente, sai...il libro" risposi nervosamente giustificandomi, non mi ero nemmeno accorta di avere un sorriso da ebete stampato in faccia.
"Sicura che sia solo il libro? Che libro è?" mi chiese sospettoso, gli mostrai la copertina del libro.
"Mh, ad ogni modo c'è una ragazzina che dice di volerti vedere, non so chi sia, ti sta aspettando fuori"
Una ragazzina? Chi poteva essere?
"Grazie fratellone"
Mi diressi fuori casa, come aveva detto lui.
Ovviamente con l'aiuto della mia amata sedia.
Chiusi la porta alla mie spalle per non far entrare aria fredda in casa e mi guardai attorno, non vedevo nessuna bambina.
Pensai che fosse solo una presa in giro, mi voltai per tornare dentro.
"Dove credi di andare, Marta?" si soffermò sulla pronuncia, sbagliata, del mio nome.
Sorrisi, era Salvatore.
"Tu saresti la bambina?" gli chiesi accigliata, lui si strinse nelle spalle.
"Penso che mi farò crescere i capelli, così risulterò più credibile" rispose semplicemente mentre io lo guardavo incitandolo a dire la verità.
Non poteva essere serio.
"Era mia sorella, mi sono nascosto finché lei chiedeva a Sascha di farti uscire, poi l'ho mandata a casa" spiegò, ma perché l'aveva fatto?
"Tuo fratello non mi sopporta, non mi lascerebbe mai stare con te" rispose ai miei pensieri, inquietante.
Iniziò a camminare facendomi segno di seguirlo e così feci.
"Cosa gli hai fatto?" Sascha era la persona più socievole del mondo, perché avercela con lui?
"Perché piangevi prima?" ignorò la mia domanda.
"Come sai che stavo piangendo?"
"Le nostre camere sono una di fronte all'altra, ti ho semplicemente vista"
Era stata solo una casualità o mi stava stalkerando?
Quel ragazzo mi riempiva la testa di domande.
Salvatore mi guardò con la coda dell'occhio e sorrise dolcemente, in quel momento i nostri guardi si incrociarono ed io abbassai il mio sentendomi impotente.
Non conoscevo assolutamente nulla di lui, per cui non sapevo nemmeno come comportarmi.
Stava camminando abbastanza veloce, io non riuscivo a seguirlo e iniziavo a sentirmi stanca.
"Puoi andare più piano?" gli chiesi imbarazzata dalla mia malattia.
Salvatore si fermò, si abbassò alla mia altezza e mi guardò negli occhi.
Cosa diavolo stava facendo? Questo contatto è troppo per me, non riesco a sostenerlo.
"Perché stai evitando il mio sguardo Marta?" tutto il mio nervosismo si trasformò in rabbia appena lo sentì pronunciare il mio nome.
"Smettila di chiamarmi Marta!" sbottai infastidita facendolo sorridere.
Si alzò e si mise dietro di me iniziando a spingere.
"Martha" sussurrò, non potevo vederlo ma ero sicura che l'avesse detto sorridendo.
Fuori faceva freddo ed io non avevo nemmeno pensato di prendermi un giubbotto, un punto alla mia mancata intelligenza.
Mi strinsi nel mio maglione, fortunatamente era pesante quindi teneva caldo.
Cercavo di non pensare all'aria gelida e di concentrarmi sul ragazzo che mi stava spingendo.
"Dove stiamo andando?" gli chiesi cercando di voltarmi per guardarlo.
"Non lo so, da qualche parte, così non ci vede nessuno"
Non voleva essere visto con me, si vergognava di me.
Era ovvio, cosa poteva farci uno come lui con una come me?
"Martha, basta farti paranoie sul perché passo del tempo con te, sono una persona, un ragazzo come te, non una specie di cantante famoso irraggiungibile"
Aveva risposto di nuovo ai miei pensieri.
"Io le conosco le ragazze, non sono come gli altri, io riesco a capire come stanno, guardo i loro occhi, so di cosa hanno bisogno.
Cerco di farle stare bene, non farei mai nulla che possa farti soffrire"
Perché mi stava dicendo tutte quelle cose?
"Sei il ragazzo perfetto quindi" sussurrrai, li non rispose, ma se era davvero perfetto perché non stava insieme a nessuno?
Camminammo per altri 10 minuti ed io iniziai a tremare per il freddo, non appena Salvatore se ne accorse si fermò.
"Vieni, sediamoci la" mi disse indicando una panchina, ma come facevo ad alzarmi e a sedermi? Aveva calcolato questo piccolo dettaglio?
Portò la mia sedia li vicino, mi sorrise come se volesse tranquillizzarmi poi mi sollevò tenendomi stretta
Sì, l'aveva calcolato.
Non mi sentivo al sicuro fra le sue braccia, avevo paura, paura che mi lasciasse, paura che mi abbandonasse andandosene.
"Hey, tranquilla" si sedette e mi mise sulle sue gambe abbracciandomi da dietro.
"Avevi freddo, vero?" me lo chiese stringendomi, come se volesse passarmi il calore del suo corpo e ci stava riuscendo.
Risposi con un timido "sì", mi fece appoggiare al suo petto con la schiena.
"Avresti potuto prendertelo un giubbotto, almeno hai avvisato i tuoi che uscivi?" aveva un tono mistro tra accusa e divertimento.
Ma io non avevo avvisato nessuno!
"Cazzo, devo chiamare Sascha, cazzo- di nuovo- il teleono è a casa, cazzo- terza volta- come faccio?"
Salvatore rise divertito.
"Tieni- mi passò il telefono- digli che sei con me, tanto ormai non può fare nulla.
Presi il telefono e cercai il numero di Sascha, continuavano ad arrivagli messaggi.
Che bella la popolarità.
Inbiai la chiamata, si sentiva solo il rumore dello squillo, tutto questo silenzio in qualsiasi altra occasione mi avrebbe rilassata, ma con lui no.
"Pronto?" mio fratello rispose freddamente ricordandomi che Salvatore non mi aveva ancora detto cos'era successo tra loro due.
"Ciao Sascha, sono Martha, volevo solo dirti che sono con Salvatore e mi sono dimenticata il telefono a casa..." sicuramente si era incazzato.
"Ti voglio a casa tra massimo un'ora, poi ne parliamo, ciao" riattaccò subito dopo lasciandomi perplessa.
Diedi il telefono al suo proprietario.
"Cos'ha detto?" chiese iniziando a guardare i messaggi.
"Che mi vuole a casa entro un'ora e che vuole parlarmi" non stava rispondendo a nessuno, o almeno fino a quando trovò la chat di una certa 'Sara', a lei rispose subito.
Mentre scriveva mi voltai per vedere la sua espressione, stava sorridendo.
"Lei è la tua ragazza...?" domandai appena mise via il telefono.
"Non sono il tipo da fidanzate" rispose.
Cosa significava?
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Survive|| SurrealPower
FanfictionVivere e sopravvivere. C'è una bella differenza fra queste due parole, eppure sembrano così simili, forse è proprio questa la cosa più affascinante. Due cose, all'apparenza quasi identiche, se analizzate nel profondo hanno differenze abissali. Era q...