Capitolo 4.

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Finivano sempre così quelle maledette feste, ogni fottuta volta mi risvegliavo a letto, con una ragazza e un mal di testa allucinante.
Ultimamente, la ragazza in questione, era sempre la stessa: Sara.

Lei mi piaceva, non come ti piace la persona con la quale vuoi passare il resto della tua vita, ma mi piaceva.
In quel momento stava ancora dormendo beatamente con il viso contro il mio petto nudo, i capelli rossi le coprivano gran parte del viso.

Le spostai istintivamente quei ciuffi in modo da liberarle il volto.

Nonostante tutti mi considerassero tale non ero un puttaniere; non ero famose per delle relazioni lunghe e serie, anzi, ma di sicuro non mi facevo qualsiasi ragazza mi capitasse davanti, e dopo esserci andato a letto non me ne andavo dimenticandomi della sua esistenza.

Facevo parte dei fighi, si, ma non ero stronzo.
So bene cosa si prova ad essere usati e poi abbandonati dalla persona che si ama, nessuno meritava una cosa simile e non sarò di certo io a farlo.

Proprio per questo non volevo stare insieme a Sara, anche se mi piaceva e ci avevo fatto sesso più volte sapevo che, prima o poi, mi sarei stancato e non volevo farle del male.
Essendo mia amica da molto mi conosceva bene, quindi sapeva già in partenza che non doveva illudersi e si godeva quei rari momenti che avevamo insieme.

Mosse leggermente la testa, abbassai lo sguardo notando che aveva gli occhi aperti e, quindi, era sveglia.

"Come stai?" mi chiese, mugolai, il mal di testa mi stava uccidendo.
Sara sollevò la testa dal mio petto, aprì un cassetto del comodino prendendo una pastiglia, me la passò insieme ad una bottiglietta d'acqua.

"Sei sempre più attrezzata eh?" scherzai prendendola.
"Le ho prese solo per te" si avvicinò lasciandomi un piccolo bacio sulle labbra e sorridendo subito dopo.
"Tu stai bene?" chiesi a mia volta.
"Io sto sempre bene quando mi sveglio al tuo fianco" mi rispose a bassa voce come se si vergognasse dei suoi sentimenti.

Misi una mano sotto al suo viso obbligandola, quasi, a guardarmi negli occhi, poi feci incontrare dolcemente le nostre labbra, mentre la baciavo portai l'altra mano sulla sua schiena, lei rabbrividì sotto al mio tocco.

Raramente la trattavo in modo così dolce, mi piaceva farmi desiderare, ma tutti a volte hanno bisogno di qualcuno che li faccia sentire amati.

Sara era una di queste persone.

"Mi piaci quando sei così dolce" sussurrò sulle mie labbra.
"Allora goditelo, tesoro" la baciai nuovamente, lei ricambiò restando incredibilmente vicina a me.
Sentivo il battito del suo cuore, era veloce, molto.

Non riuscivo nemmeno ad immaginare l'effetto che le facevo.

Tenni i nostri visi vicini poggiando entrambi le mani su quello di lei.
Chiesi con la lingua l'accesso alla sua bocca, lei schiuse le labbra acconsentendo e permettendomi di rendere il bacio più passionale, più di me.

Senza interrompere il bacio mi spostai mettendomi sopra di lei che, subito dopo, inarcò leggermente la schiena mettendo a contatto le nostre intimità.
Ed eravamo nudi.

Con quel semplice contatto riuscii a percepire quanto mi desiderasse in quel momento, amavo questa sensazione.
Sentirsi amato è la miglior sensazione che possa esistere.

Aiutandomi con la mano entrai dentro di lei facendo uscire un gemito sonoro dalle sue labbra.

Mi guardava sorridendo maliziosamente, una scena vista e rivista.
Iniziai ad andare sempre più veloce sicuro del fatto che non potevo farle male, potevo solo farla stare bene.
Più aumentavo la velocità più lei mi pregava di continuare, più mi pregava e più mi eccitavo.

Sara aveva un'effetto impressionante su di me.

Andammo avanti così per una decina di minuti, quando finalmente diedi l'ultima spinta lei mi graffiò violentemente la schiena facendomi male, lo faceva sempre, ero pieno di segni rossi causati da lei, ma mi piacevano.
Venni dentro di lei, ogni volta ringraziavo Dio che quella ragazza prendesse la pillola.

Mi guardava ansimando mentre cercava di riprendere fiato, mi spostai al suo fianco togliendomi da sopra di lei.

"Adesso che ti ho dato il buongiorno in modo decente potremmo anche alzarci, no?" proposi guardandola a mia volta.
"Se queste sono le conseguenze dovrò organizzare molte più feste" lo disse ridendo, ma sapevo che l'avrebbe fatto davvero.
"Non serve che organizzi feste, basta che mi chiami ed io arrivo, lo sai che mi piaci" spiegai, poi mi alzai per vestirmi.
Notai che era arrossita, era così bella quando non era ubriaca o strafatta.
"Ci vediamo domani allora" mi salutò con un velo di tristezza nella voce.
"A domani, tesoro" le diedi un bacio sulle labbra, un bacio lento, poi uscii da casa sua.

Un po' mi dispiaceva, sarei rimasto volentieri, ma era domenica, i miei erano a casa e si erano di sicuro preoccupati già abbastanza.

La cosa bella del paesino in cui vivevo era che semplicemente con qualche minuto di camminata arrivavi praticamente ovunque.
Sì, vivevo in un buco.

Appena varcai la soglia della porta mia sorella mi venne incontro saltandomi in braccio, la presi al volo.
Era piccola, aveva appena quattro anni per cui non era un problema tenerla.

"Fratellone!" da quando mio fratello maggiore si è trasferito per frequentare l'università lei aveva iniziato a starmi sempre più vicina, mi prendeva come esempio ed io invece che aiutarla ero costantemente in giro.

"Ciao sorellina" la salutai con un bacio sulla guancia.

"Bentornato Salvatore" mio padre mi salutò con tono severo.
"Buongiorno papà" probabilmente era incazzato poiché avevo dormito fuori.
"Pensi di poter continuare a fare quello che ti pare? Almeno avvisa invece di farci preoccupare, tua sorella si è messa a piangere perché pensava fossi morto!" mi gridò contro, l'unica cosa che feci fu stringere mia sorella che stava nascondendo il viso sul mio collo, poi mi scusai con mio padre.
"Dove hai dormito?" intervenne mia madre.
"Da Sara" risposi, lei sorrise tranquillizzandosi.
"State ancora insieme allora" esclamò felice, dirle che, in realtà, non stavamo insieme era inutile.

"Stai con me adesso?" mia sorella puntò i suoi occhioni sui miei facendomi tenerezza.
"Certo amore" ignorai i miei genitori e, insieme a lei, mi diressi in camera mia.

Passai il pomeriggio con lei, a giocare e ad aiutarla con i compiti.
Chi l'avrebbe mai immaginato che io, Salvatore Cinquegrana, quello figo, stronzo e puttaniere si divertiva a giocare con la sua piccola sorella?

Se la gente l'avesse scoperto mi avrebbero di sicuro riso dietro, ma adesso non m'importava.
Mi importava che lei fosse felice, era troppo piccola per stare male e avrei fatto qualsiasi cosa pur di vederla sorridere.

Distolsi un attimo l'attenzione da Rosanna, mia sorella, vedendo Martha dalla finestra di camera mia.

Non mi ero mai accorto che le nostre camere erano una di fronte all'altra.

Era seduta sulla sua sedia, stava leggendo un libro e ogni tanto si passava una mano sugli occhi...come se stesse piangendo?

Volevo sapere come stava, perché piangeva, ma non avevo il suo numero e di sicuro suo fratello era a casa, non mi avrebbe mai permesso di vederla.

"Fratellone cosa stai guardando?" mi chiese vedendo che non stavo giocando con lei, si arrampicò sulle mie gambe guardando anche lei ciò che stavo guardando io.
"Piccina...me lo faresti un favore?" mi guardò curiosa, lei poteva aiutarmi.

HEEY

finalmente un aggiornamento, I'm sooo happy.
Domenica ho visto Sal, di nuovo, e mi manca, come al solito.

Vi piace il capitolo? :) Spero di sì, io adesso vado a studiare storia, appena finisco voglio leggere i commenti!
Ciao bimbi

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