Capitolo 1

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Dopo un'oretta di viaggio, ero arrivata, mi trovavo proprio davanti al castello della famiglia Styles, di loro proprietà da secoli. La mia amica Mary mi aveva fissato un colloquio di lavoro lì, disse che faceva al caso mio, era fuori città, la paga era buona e non serviva nessuna esperienza lavorativa particolare o un qualche titolo di studio prestigioso. Suonai al campanello e, dopo non molto, un uomo sulla settantina mi aprì.

"Salve, sono Darcy Dixon, sono qui per il lavoro." Dissi sorridendo.

"Mi segua." Disse freddo il maggiordomo prendendomi il bagaglio e facendomi strada. Entrai e lo seguii. All'entrata c'era un'enorme scalinata che salii e, arrivata alla fine, notai affisso al muro un dipinto, molto antico supposi, che raffigurava un uomo a cavallo con una spada sguainata, molto bello e conservato bene dovetti ammettere.

"Da questa parte." Mi richiamò il maggiordomo. C'erano altre due scalinate, una a destra e l'altra a sinistra, percorremmo quella a destra, per poi trovarci in un corridoio molto luminoso, con varie stanze. Superammo tre porte, quando il maggiordomo si fermò e bussò. Una voce dall'interno disse "Avanti.", allora il maggiordomo aprì la porta e mi fece segno di entrare. Titubante entrai sentendomi intimidita dalla sfarzosità di quella stanza, c'erano altri dipinti di varie epoche, decorazioni in oro di qua e di là, una scrivania enorme troneggiava all'interno della stanza, dietro la quale vi era una sedia in pelle, su cui era seduto un uomo in giacca e cravatta che mi stava squadrando dalla testa ai piedi.

"Salve, sono il Signor Jackson, lei è...?" Disse alzandosi in piedi e porgendomi la mano. Mi avvicinai svelta.

"Darcy Dixon." Gli strinsi la mano e l'uomo mi rivolse un leggero sorriso.

"Prego. si accomodi." Mi invitò risedendosi.

"Suppongo sia qui per il lavoro." Iniziò.

"Proprio così." Risposi semplicemente. L'uomo iniziò a frugare nei cassetti e a prendere qualche foglio di qua e di là dalla scrivania, mentre io continuavo a ispezionare la stanza.

"Ecco qua." Mi richiamò il Signor Jackson dalla mia ispezione posizionandomi un mucchietto di fogli spillati sotto i miei occhi.

"Questo è il contratto, legga pure." Mi disse appoggiandosi con i gomiti sulla scrivania e intrecciando le mani, mentre il suo sguardo era puntato su di me. Avvicinai i fogli e iniziai a individuare le parti più importanti, ad esempio la paga, gli orari, i miei compiti, i divieti. La paga era di £15.000 al mese, gli orari erano dalle 08:00 am fino alle 11:00 pm, i miei compiti non erano elencati, quindi supposi che me li avrebbero assegnati al momento, e poi c'erano delle regole precise da rispettare.

'Regole del contratto:

1. Esaudire ogni richiesta espressa dal Padrone, indipendentemente da quale essa sia;

2. Non entrare nelle Sue stanze senza il Suo permesso;

3. Non avvicinarsi a Lui senza il Suo permesso;

4. Non toccarLo senza il Suo permesso;

5. Non porGli domande inopportune e/o personali;

6. Non invadere la Sua privacy;

7. Non esprimere il proprio pensiero sul Suo modo di vivere senza che Lui l'abbia chiesto;

8. Rispettare i compiti assegnati;

9. Rispettare gli orari assegnati (non sono ammessi ritardi per alcun motivo);

10. Mantenere un comportamento e un abbigliamento adeguati.'

"Accetta tutto ciò?" Mi chiese il Signor Jackson porgendomi una penna.

"Certo." Presi la penna e firmai.

"Bene, benvenuta allora Signorina Dixon, spero che si prenderà cura del nostro Padrone come da contratto." Disse aggiustandosi la giacca.

"Lo farò." Risposi sicura.

"Quando conoscerò il... Padrone?"Era strano per me chiamare qualcuno così. L'uomo davanti a me fece una specie di risolino.

"Si sbaglia, lei non lo conoscerà... almeno non direttamente." Mi comunicò, non capii cosa volesse dire.

"Non capisco." Dissi guardandolo confusa.

"Lo capirà presto. Inizierà domani mattina. Ora vada, George, il nostro maggiordomo, l'accompagnerà nella sua stanza. " Mi disse alzandosi e dirigendosi verso la porta per aprirla. Mi alzai in silenzio ed uscii trovandomi il Signor George ad aspettarmi.

"Mi segua." Disse ed andò verso delle altre scale, mi domandai quanto dovesse essere grande questo posto.

Dopo una quindicina di minuti di scale e camminata, arrivammo davanti ad una porta.

"Eccoci arrivati, il suo bagaglio è già dentro." Affermò, aprendo la porta per darmene l'accesso.

"Grazie mille." Dissi semplicemente entrando. George chiuse la porta e sentii i suoi passi farsi sempre più lontani. Mi girai per ammirare la stanza. C'era un letto a baldacchino dalle tonalità bianco e oro, un armadio enorme e una toilette dei medesimi colori. Dopo aver ammirato la stanza, mi buttai a peso morto sul letto, ero a pezzi, il viaggio mi aveva devastata. Mi sentivo un po' fuori posto in quella casa, era tutto così sfarzoso e luminoso, mentre io ero così semplice e apatica, non che io fossi una persona poco allegra, assolutamente, più che altro andavo a periodi, ma era proprio quel posto che mi faceva sentire tale. Decisi di mandare un messaggio alla mia amica per avvisarla che ero arrivata e che avevo firmato il contratto, per poi alzarmi e andarmi a fare una doccia, mi ci voleva proprio.

Erano le 08:19 pm, ero di nuovo buttata sul letto con il computer acceso a guardarmi per la milionesima volta la prima stagione di 'Sherlock', adoravo Benedict Cumberbatch e Martin Freeman. Per quanto riguardava la cena, non avevo poi molta fame, quindi chiusi un occhio per quella sera.

Arrivate le 10:25 pm, decisi di spegnere tutto e impostare la sveglia, dovevo riposarmi, non volevo fare gaffe per la stanchezza già il primo giorno di lavoro. Mi raggomitolai meglio tra le coperte, per poi chiudere gli occhi e cadere fra le braccia di Morfeo.


Il ragazzo dei ritratti H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora