Capitolo 3

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Sola in quella stanza, iniziai a guardarmi intorno. Andai davanti alla libreria e lessi il titolo di qualche libro: Peter Pan, Biancaneve e i sette nani, Aladdin, La Sirenetta, erano tutti titoli di libri per bambini, la cosa era molto strana e mi venne naturale domandarmi 'Sono davvero questi i libri che dovrò leggere?'. Spostai lo sguardo sulla poltrona e vidi un libro poggiato su di essa, 'La Bella e la Bestia', dedussi fosse quello il libro che avrei dovuto leggere quel giorno. Mi spostai verso il giradischi, era ben conservato come lo erano anche i dischi lì accanto. C'erano composizioni di Beethoven, Mozart, Bach, Verdi e altri che non avevo mai sentito nominare. Tornai alla poltrona, presi il libro, mi sedetti per poi iniziare a leggere, se era questo quello che voleva il Padrone, lo avrei accontentato, non ci vedevo nulla di male in fondo. Cercavo di rendere la mia voce chiara, alta, ovviamente non troppo, così da darGli la possibilità di sentirmi chiaramente. Cercavo di non fare errori di lettura e di dare le giuste interpretazioni e le giuste intonazioni, sperando che avrebbe gradito la cosa.

Finito il libro, presi il foglietto dalla tasca per vedere cosa avrei dovuto fare in quel momento.

'3.Dovrà farGli ascoltare della musica classica (Lui le dirà quale disco prendere);'.

Mi avvicinai al giradischi e notai che vi era già inserito un disco, probabilmente voleva che Gli facessi ascoltare quello. Così avviai il giradischi e una melodia suonata al violino invase le mura di quella stanza. Cercai di leggere il nome del compositore, ma non ci riuscii, era complicato da leggere, pensai fosse tedesco o russo, comunque dovevo ammettere che era davvero bravo. Involontariamente iniziai a danzare per la stanza, come se fosse un lento di coppia o un valzer, mi lasciai trasportare da quel soave suono.

I brani presenti in quel disco erano 8, sì, li contai, furono uno più bello dell'altro. Presi nuovamente il foglietto e lessi.

'5.Gli parli;'.

Ecco, era arrivato il compito più difficile per me. Di cosa avrei dovuto parlare? Cosa avrei dovuto dire? Come avrei dovuto iniziare? Oltretutto avrei dovuto praticamente parlare da sola. Ero lì da almeno due o tre ore e Lui non si era degnato neanche una volta di concedermi qualche segno di vita. Mi sembrò tutto così stupido. Come potevo prendermi cura di qualcuno che non potevo vedere, sentire, toccare e con cui non potevo interagire faccia a faccia? Ero al mio primo giorno e già stavo impazzendo. Io non ho mai saputo parlare con le persone, figuriamoci quando non potevo vedere le loro espressioni di risposta alle mie argomentazioni, o quando non sapevo se mi ascoltavano o meno, o quando non sapevo se li stavo annoiando o meno, o quando non ricevevo alcun tipo di risposta. Stavo andando nel panico. Ma perché la mia amica non si informava bene prima di propormi certe cose? Iniziai a guardarmi intorno e pensai di poter iniziare parlando della musica.

"Ha davvero dei buoni gusti musicali, personalmente preferisco il pianoforte, ma anche il violino non mi dispiace affatto." Dissi tutto d'un fiato. Ma cosa diavolo avevo appena detto? In pratica avevo parlato dei miei gusti musicali di cui a Lui, sicuramente, non importava nulla e avevo praticamente giudicato una sua scelta, come se a Lui importasse del mio giudizio. Dovevo rimediare.

"Ecco..." Cosa potevo dire? Non sapevo se voleva che parlassi di me o di qualcos'altro. Pensai che forse essere sincera fosse la scelta migliore, così iniziai a 'vuotare il sacco'.

"Okay, francamente non saprei cosa dire... Non so cosa Lei voglia che io dica... Anche perché non sono una brava a parlare, quindi non saprei di cosa parlarLe..." Ecco, avevo parlato di me nuovamente. Non ricevendo nessuna risposta, non che me l'aspettassi, rinunciai a parlare e andai a sedermi sulla poltrona per iniziare a sfogliare il libro che avevo letto precedentemente, dato che aveva le figure.

Erano le 12:45 am, avevo passato tutto il tempo stravaccata sulla poltrona al telefono sui social network, ma improvvisamente sentii un crampo allo stomaco. Avevo fame, tanta fame. Il Signor Jackson non mi aveva parlato di pause pranzo, ma non credetti che mi avrebbero fatto saltare i pasti d'ora in poi. Così misi il telefono in tasca e decisi di alzarmi, ma mi bloccai, volsi lo sguardo verso la Sua porta. Non potevo lasciarLo, non mi era permesso, forse era meglio aspettare. Provai nuovamente a fare 'conversazione'.

Il ragazzo dei ritratti H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora