Jim

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Il giorno seguente a scuola C.C. aveva aperto il suo armadietto e un biglietto le cadde proprio sotto i piedi. Lei lo raccolse e lo esaminò. Era il biglietto per S. Valentino che aveva fatto per Hobo. Quando lo sfiorò, un flash le fece tornare alla memoria tutte le giornate trascorse con Hobo e i sentimenti che aveva per lui. Aveva iniziato ad andare nel panico e le sue mani avevano iniziato a sudare. Si guardò intorno freneticamente chiedendosi come ci fosse arrivato lì.

Proprio in quel momento Elizabeth si era avvicinata a lei.
«Ehi, ti senti bene?». Le chiese. «Sembra che tu abbia appena visto un fantasma».

«Sì, ho solo bisogno di svagarmi un po'. Sono stressata...». 

Disse C.C. mentre si asciugava le goccioline di sudore freddo dalla fronte.

«Ancora per quel tipo?». Aveva domandato Elizabeth. Devi smetterla di preoccuparti per quel ragazzo, è anche un po' inquietante in ogni caso. Venerdì sera i miei genitori escono fuori città.

Scommetto che Mike potrebbe andare a prendere degli alcolici e potremmo invitare anche Jim. Ti va l'idea?».

C.C. ridacchiò e annuì. «Ma certo!».


Più tardi, la stessa sera, i quattro si ritrovarono a casa di Elizabeth.

I suoi genitori avevano lasciato qualcosa per la pizza. Avevano portato un paio di birre e Mike aveva suggerito di giocare a 'Obbligo o Verità'.

Dopo una birra o due C.C. si era allentata un po', e quando le era stato chiesto l'obbligo di andare con Jim non le era sembrata una cattiva idea.

Lei e Jim andarono al piano di sopra e iniziarono a farlo sul letto di Elizabeth. Quando Jim aveva tolto la maglietta a C.C., un cane aveva iniziato ad abbaiare fuori.

«Gesù Cristo che cosa vuole il dannato cane di Elizabeth!?». Aveva sospirato Jim.
«Elizabeth non ha un cane». Aveva risposto C.C. mentre sbirciava fuori dalla finestra.

Un brivido freddo le percorse la spina dorsale quando vide il piccolo cane col pelo arruffato che aveva sempre accompagnato lei e Hobo abbaiare e saltare nel cortile della casa. 

C.C. corse giù dalle scale e aprì la porta. Corse fuori in giardino, ma del cane non vi era più traccia. Esaminò la strada e il giardino, ma non vide nulla. Tornò in casa e disse a Elizabeth che aveva bisogno di rincasare presto quella sera.

«Oh avanti, rimani ancora un altro po'...». L'aveva pregata Jim.

«No, io devo proprio andare». Aveva detto C.C.

«Ok, hai bisogno di un passaggio fino a casa?». Si offrì Jim.
«Sei sicuro di poter guidare?». Chiese lei.
«Sì, sto alla grande, lo faccio tutte le volte». Aveva risposto Jim con un sorriso sghembo.
«Va bene, allora andiamo». Disse C.C.

Una volta in macchina Jim prestava più attenzione a lei che alla strada e le aveva persino appoggiato una mano sulla coscia.

«Tieni gli occhi sulla strada!». Aveva sbottato lei spingendo via la sua mano.
Jim si voltò a guardare la strada, giusto in tempo per sterzare ed evitare una macchina parcheggiata sul ciglio della strada.

Scossa dalla paura del possibile incidente C.C. aveva alzato la voce dichiarando: «Questo è troppo, io da qui in avanti proseguo a piedi!».

Jim aveva fermato la macchina. «Bene, fa come ti pare puttana!».

C.C. scese dalla macchina e sbatté la portiera «Che stronzo!».

Jim ripartì in macchina. Lei, così da sola, cominciò incamminarsi verso casa, mentre si stringeva nel cappotto. L'aria pungente della sera sferzava il suo viso. Dopo un paio di case aveva sentito un frusciare di foglie provenire alle sue spalle. Affrettò il passo. 

Si guardò indietro diverse volte. Magari aveva solo guardato troppo film horror, ma aveva iniziato a sentirsi osservata. Appena raggiunse casa chiuse subito la porta dietro di sé con respiro ansante. Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla.

«Va tutto bene tesoro?».
Suo padre si trovava alle sua spalle e lei sobbalzò per lo spavento.
«Sì papà! È stata una lunga notte. Voglio andare letto». Disse scuotendo la testa.  

Creepypasta||Hobo HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora