Pelo Ruffo

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Il giorno seguente C.C. venne svegliata da Elizabeth che era piombata con grazia sopra il suo letto. 

«Buon San Valentino!». Aveva cantilenato con voce fastidiosa.
C.C. aveva abbassato le coperte. «Che ore sono?».

«È l'ora di alzare il culo. Stiamo andando a fare shopping! Abbiamo bisogno di vestiti nuovi per stasera. Usciamo al cinema con i ragazzi!». Aveva gridato esaltata Elizabeth.

«Non ho intenzione di andarci se c'è anche Jim. Ieri sera mi ha quasi ammazzata! Non ho intenzione di averlo attorno». Disse C.C.
«Oh, smettila, era solo ubriaco. Lascia perdere!». Aveva detto Elizabeth.

Le ragazze andarono al centro commerciale.
Correndo da un negozio all'altro, Elizabeth, sembrava essere riuscita a scacciare tutta la malinconia.
«Tutti dovrebbero essere di buon umore, non credi anche tu? Cristo! Oggi è il giorno di San Valentino!». Aveva esclamato Elizabeth guardandosi attorno.

«Sì, hai ragione...». Aveva detto C.C. esaminando la folla di gente.

Quando le due finirono di fare compere si avviarono verso il parcheggio sotterraneo.

Elizabeth aprì il bagagliaio della macchina per riporvi le buste coi loro acquisti e la roba che avrebbero indossato quella sera. Elizabeth stava parlando fino a che non si interruppe da sola e all'improvviso. C.C. si voltò verso di lei e le chiese cosa le stava succedendo.

Elizabeth rimase impassibile fissando il terreno. Poco dopo si mise a piangere.
«Ehi, c'è qualcosa che non va?». Chiese C.C. afferrandole la mano.

La mano della sua amica era fredda e il suo sguardo gelido era fisso sul pavimento. Elizabeth era diventata completamente apatica. Rimase lì, singhiozzante. 

Proprio in quel momento sentì qualcosa sfiorarle la gamba. Notificò la presenza di quel piccolo cane dal pelo ruffo che portava tronfio il suo solito osso in bocca.
Si voltò rapidamente e vide anche Hobo.
«Mi hai pedinata per tutto questo tempo?». Domandò crucciata.

«L'ho mandato per vegliare su di te». Aveva detto Hobo indicando il cane.

«Non ho bisogno di essere sorvegliata. Che cos'ha Elizabeth, le stai facendo qualcosa?». Aveva sbottato C.C. irritata.

«Non era mia intenzione, te l'ho detto che tutti sono tristi quando compaio io». Disse Hobo stringendosi le spalle e affondando le unghie nella felpa.

«Dovresti andartene». Urlò C.C. spingendo via Hobo.
«Oggi è il tuo giorno di San Valentino, e ho pensato di doverti dare il mio cuore...». Aveva detto Hobo.
«No, tu non sei più come me, e non puoi essere mio. Adesso dovresti andartene». Lo implorò C.C. mettendosi a piangere.

Hobo le voltò le spalle e il cane si allontanò con lui. 

C.C. mantenne lo sguardo fisso su di loro mentre si stavano allontanando, e fu in quel momento che notò qualcosa di strano. L'osso che il cane stingeva tra i denti sembrava essere coperto di sangue fresco. Li seguì con lo sguardo finché non scomparvero del tutto.

C.C. si inginocchiò verso l'amica ed Elizabeth si sentì trasalire.
«Che diavolo è successo? Sei pronta per andare o no?».
C.C. rimase qualche secondo ad esaminare lo sguardo di Elizabeth.
«Sicura di sentirti bene?».
«Sì, andiamo».

C.C. e la sua amica salirono in macchina e prima di partire diede un'ultima occhiata intorno.

Creepypasta||Hobo HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora