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Servo l'ultimo cocktail della serata, pulisco velocemente quel che resta sul bancone e passo le mani sotto al rubinetto per togliere l'odore d'arancia.
Fingo di essere ancora indaffarato per non mettere fretta agli ultimi due clienti, una coppia i cui atteggiamenti romantici mi provocano un po' di nervosismo. Forse per il fatto che anch'io vorrei avere qualcuno con cui passare una serata così o, forse, semplicemente perché mentre a me si chiudono gli occhi dal sonno, quei due non danno tregua alle loro frasi sdolcinate, sussurrate fra carezze e risate. Nel dubbio, continuo imperterrito a sciacquare e risciacquare gli stessi bicchieri con l'acqua fredda per non cedere a Morfeo.

La coppia mi saluta. Finalmente posso inchiavare la porta del negozio.

Fa freddo sta sera. Mi pento amaramente di essermi dimenticato, ieri pomeriggio, di dire a Paolo di passare a prendere la mia macchina dal meccanico. Anche domani dovrò fissare la sveglia con mezz'ora di anticipo.
L'aria punge il viso e cerco di nascondermi per quanto possibile dentro al giubbetto. La labbra sotto al colletto, le mani in tasca, ma le caviglie puntualmente scoperte, infreddolite.
Verona è deserta.
D'altronde sono le tre di notte, niente di cui stupirsi.
Passo davanti al solito distributore di sigarette in piazza Bra ma, per la prima volta in vita mia, lo evito. La sola idea di dover tirar fuori le mani dalle tasche per infilare le banconote nel distributore mi fa rabbrividire ancor di più.

Ripenso a quella coppia. Chissà dove saranno andati quei due? Sono usciti dal bar mano nella mano e, con l'aria di chi, insieme, è capace di andare contro il mondo intero, si sono allontanati sorridendo l'uno all'altro.
La malinconia mi pervade, e me ne rendo conto quando nella mia mente risuonano le parole della mia migliore amica: "Claudio, è vero, non siamo fatti per restare soli, ma neanche per stare con tutti. Non devi abbatterti per un amore andato, il tempo serve a cancellare le ferite, non a contare le ore. Ripartirai da zero, ma ricorda che solo partendo da zero si arriva a dieci. Infondo la felicità è come le stelle, bisogna aspettare la notte per vederle. E sono sicura che quella che troverai tu, farà tanta luce da confondere la notte con il giorno."

"Ciao, scusa, un'informazione?" Una voce mi allontana dai pensieri.

Riavvolgo tutte le le parole circolate fino ad adesso nella mia testa, sollevo lo sguardo dai sampietrini ma non vedo nessuno, mi accorgo però della luce dei fari e del rombo di una macchina alle mie spalle.

"Sono qui." Sento dire alla stessa persona, con una lieve risatina intenta a smorzare l'imbarazzo.

Mi volto velocemente.
Una Smart scura, ferma, al cui interno c'è un ragazzo moro, con un sorriso stampato in volto, che mi fa un cenno con la mano sporgendosi dal finestrino con l'intenzione di farsi notare. Gli sorrido e mi avvicino con la stessa nonchalance di un pinguino, sperando che non se ne accorga.
"Ciao, dimmi." Dico sforzando la voce, frenata dall'aria fredda.

"Mi servirebbe un'informazione, sto cercando via Spalato.." Dice frettolosamente, notando la mia ostilità verso il vento.

Ad ogni caso, la via che sta cercando è una delle più conosciute di Verona, è certo che non sia del posto. "Da qui prendi la prima traversa a sinistra, prosegui sempre dritto e ti troverai in Via Spalato", gesticolo per indicare la via traversa a cui mi riferisco.

"Ma è vicina quindi, o sbaglio?", cerca conferme nella mia espressione e tira un sospiro di sollievo quando le trova: "Grazie Signore, je la farò ad arrivacce prima o poi..", borbotta fra sè e sè abbassando il tono di voce. Tono basso ma che mi permette ugualmente di sentire le sue parole. Torna a guardarmi e mi porge ancora un sorriso: "Comunque grazie mille, veramente. Se non fosse stato per te io manco per le nove di domani mattina avrei trovato la strada, mi si è pure rotto il GPS..", alza gli occhi al cielo.

Quando faccio per rispondere al suo sorriso, mi rendo conto di non dover fare alcuno sforzo. Dal primo sorriso che gli ho porto quando ha fermato la macchina, la mia espressione non é cambiata nemmeno per un istante e mentre realizzo questa cosa, non fa più così tanto freddo.

"Ma figurati, non c'è di chè."

Muove le ginocchia sollevando la frizione. La macchina avanza di qualche metro per poi fermarsi nuovamente. Vedo il finestrino abbassarsi: "Serve un passaggio?".

"Oh..uhm..ti ringrazio ma abito a pochi passi da qui, gentilissimo." Blatero imbarazzatissimo.

"Sicuro?" Inclina la testa per poter vedere meglio la mia espressione.

"Sicurissimo, grazie mille, buonanotte." Ciondolo inconsciamente i piedi.

"''Notte!" Ripete, riprendendo la marcia dell'auto, verso via Spalato.

Resto per qualche secondo immobile nel mezzo di piazza Bra cercando di trovare una risposta al mio sorriso che ancora non se n'è andato e all'aria pungente, diventata piacevole.

La notte e Il giorno • Claudio Sona e Mario SerpaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora