"Non c'è problema per gli allenamenti, verrai al lavoro la mattina". Gli assicuro, cercando di trovare un modo per mostrare un minimo di professionalità, nascondendo la mia trepidazione.
Mario gesticola nervosamente con le dita, unendo mani sopra al tavolino. "E per quanto riguarda il weekend? Ho le partite..", mi ricorda, stuzzicandosi il labbro inferiore con i denti.
"Le partite le hai al mattino?", poso l'indice sul mento.
Annuisce, aggiungendo timoroso: "O durante il Pomeriggio, dipende..".
"In quel caso verrai a lavorare la sera, o meglio, farai il turno di notte.", affermo mostrandomi più comprensivo possibile. "Considera che comunque un giorno libero te lo concedo, perciò possiamo stabilire il sabato o la domenica, come ti resta più comodo, in modo da poter andare alle partite senza stressarti la vita.", spiego per tranquillizzarlo.
Si lascia scappare un profondo sospiro, chiudendo gli occhi ed estraendo un sorriso splendido.
"Grazie.", riesce soltanto a dire, in preda alla felicità, smorzando quella sensazione d'ansia che l'ha pervaso finora, per paura non essere assunto, a causa degli impegni con la squadra."Grazie a te, almeno posso finalmente togliere questo..", mi sbilancio dalla sedia per afferrare l'annuncio con su scritto a caratteri cubitali "Cercasi Personale", appeso sul bancone. Lo stacco con una mano, lo accartoccio e centro il cestino.
"Non ci posso credere..", ripete un paio di volte con gli occhi sognanti.
"Di avere un lavoro?", mi assicuro.
Annuisce ancora senza riuscire a proferire parola.
Sorrido.
"Beh, inizia a crederci perché da oggi sei ufficialmente un dipendente all'Urban Cafè di Verona.", mi alzo per consegnargli il grembiule e il davantino. "Benvenuto Mario".Si solleva dalla sedia per afferrare gli indumenti, stringermi la mano, senza mai smettere di sorridere. Attendo qualche secondo per far sì che metabolizzi il tutto.
Nel frattempo mi domando, incerto, se la scelta l'abbia fatta per lui, o per me..
Ad ogni modo, l'unica cosa che conta è che sono felice.
Felice di averlo fatto felice.
Di essermi fatto felice.Slego dalla mente il pensiero di averlo assunto per puro egoismo. Essere felici potrà essere da egoisti se si arreca danno ai sentimenti di un altra persona, e questo non è il caso in questione. No?
"Quando posso iniziare?", la frenesia presente nella sua voce mi fa ridacchiare.
"Per me anche domani", rispondo appoggiando un braccio sopra al bancone. "Sei-mezzogiorno, può andare?"
"Perfetto.", mi conferma, "qualcos'altro?"
"No, per oggi è tutto.", faccio una pausa, "Domani mattina, caffè.", gli indico le macchinette.
"A quello, però, penseremo insieme. Ti darò una mano, non preoccuparti, anche se ho visto che hai già un po' d'esperienza perciò sicuramente ti ambienterai subito". Lo tranquillizzo.Mi stringe nuovamente la mano. La stretta, questa volta, viene prolungata da me, ma quando capisco che il mio atteggiamento possa risultare eccessivo, sciolgo la presa, un po' impacciato. Lui sembra non accorgersi di nulla, il che allevia la mia apprensione per non aver fatto una figuraccia, ma aumenta la paura d'indifferenza da parte sua. Indifferenza alla quale potrei essere costretto ad abituarmi.
Rabbrividisco al solo pensiero.Rosita cattura la mia attenzione con uno sguardo. "Allora, abbiamo un nuovo collega?", colgo il suo entusiasmo.
"Sei felice?", le chiedo, estraendo l'ennesimo sorriso della mattinata.
"Beh, un bel manzo in più, fra i piedi, non fa mai male..", scoppiamo a ridere entrambi.
"Come ti sembra oltre al fattore estetico?", domando, incuriosito.
"A primo impatto sembra dolce e prevedo che sarà un ottimo lavoratore, visto come si è presentato." Afferra la tazza dalla quale ha bevuto Mario.
"Aspetta, faccio io." La raggiungo dietro al bancone allungando una mano per far sì che mi passi la tazza.
"Ha insistito moltissimo affinché ti chiamassi per ottenere il lavoro, sai?", mi informa.
Mi sforzo per mantenere un'espressione pacata che non superi quello che può essere un semplice stupore. "Sì?!", alzo le sopracciglia, passando il coccio sotto la scia d'acqua.
"E mi ha addirittura detto che sarebbe stato capace di aspettarti per un'intera mattinata."
Lo stupore questa volta non riesce a competere con i miei occhi che in un baleno si assottigliano, e tantomeno con il sorriso che sorge spontaneo sul mio viso. Per non parlare del mio volto che si tramuta in un forno in un batter d'occhio.
Inclino la testa costringendomi a fissare l'acqua che corre veloce sul lavandino.
Preparo un respiro prima di schiarirmi la voce e rispondere simulando un tono più pacato. "Beh, ha bisogno di questo lavoro.", blatero."Sicuramente, altrimenti non avrebbe insistito così tanto.", afferma, "Poi cos'è che fa? Gioca a calcio?"
"Calcetto.", la correggo. "Infatti questo lavoro gli serve proprio per mantenersi adesso che la sua squadra è avanzata di categoria. Adesso si allena qui a Verona."
"Prima dove si allenava?"
"A Roma, dove ha sempre vissuto."
"Abbiamo un manzo romano campione di calcetto!" Esclama con gli occhi entusiasti battendo le mani per la felicità, una risata s'impossessa di me e non riesco a contenerla nel vede Rosita così euforica.
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Ciao lettori, vi volevo ringraziare per le quasi 900 letture nel giro di soli tre giorni e per di più con soli due capitoli!! 😍🌹
Grazie veramente di cuore, spero che continuiate a seguire la storia, e soprattutto che vi piaccia! Un bacione! 😘
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La notte e Il giorno • Claudio Sona e Mario Serpa
FanfictionQuando faccio per rispondere al suo sorriso, mi rendo conto di non dover fare alcuno sforzo. Dal primo sorriso che gli ho porto, la mia espressione non é cambiata nemmeno per un istante, e mentre realizzo questa cosa, non fa più così tanto freddo.