Avvolgo la sciarpa intorno al collo, infilo le chiavi in tasca e scendo le scale velocemente.
Chissà se viene scambiato per idiota uno che a trent'anni gira per strada con le cuffiette nelle orecchie come se fosse un'adolescente?
Mi guardo attorno e, con gran sollievo, noto che tutti camminano spediti, troppo presi dai loro pensieri per prestare attenzione a me.
Benissimo.
Cuffiette e volume al massimo.
Seleziono la prima canzone che mi appare sul display del cellulare: "Alessandra Amoroso-Vivere a colori".
Mi abbandono alle parole, alla musica, e mentre lo faccio qualcosa mi suggerisce di guardare il cielo. È grigio. Nella mia mente, però, gli sovrappongo un grande arcobaleno.
Sarà il mio inconscio, sarà la canzone.Il freddo non si è placato dalla notte scorsa, passo in edicola e ne approfitto per scaldarmi qualche minuto dilungandomi a leggere diverse riviste. Le notizie riportate sui quotidiani sono sempre le stesse, deprimenti. Ad ogni modo, oggi, la tristezza e la malinconia non fanno proprio al mio caso. Finalmente, dopo troppo tempo.
La vibrazione del cellulare proveniente dalla tasca anteriore dei miei jeans mi fa sussultare.
"Rosita, buongiorno!", quasi urlo. Un anziano che mi passa affianco scuote la testa in segno di disapprovazione verso il mio comportamento.
"Claudio?!", esclama perplessa.
"Sì, stai parlando proprio con Claudio!", rido come un bambino.
"Hai bevuto?", sento l'ansia diramarsi nella sua voce fino ad incrinarla.
"Fammi pensare..? No.", rido ancora.
"Sicuro di non esserti sgolato uno di quelle bottiglie che hai nella dispensa?", insiste.
"A quest'ora starei cantando a squarciagola nel bel mezzo di piazza Bra, mi conosci!", le trasmetto una risata riportandole alla mente i ricordi di qualche anno fa.
"Allora cos'è tutto questo buonumore sta mattina?", chiede in balia della curiosità, decisamente più tranquilla dopo aver compreso il mio ottimo stato di salute.
"Sto parlando con la mia migliore amica, nonché la ragazza più ambita dai veronesi, potrei essere triste?", la stuzzico.
"Dai, scemo, fra quanto sei qui?", la sento ridacchiare dall'altra parte della linea.
"Cinque minuti, perché? Hai molto da fare al bar?".
"Non io, tu. C'è un ragazzo che cerca lavoro, ha letto l'annuncio."
"Okay.. digli di lasciare il curriculum." La faccio breve.
"Già fatto, ma non riesco a liberarmene, dice di voler fare un colloquio al più presto, anche oggi..perché poi cha da fare qualcosa che c'entra con il calcio.. o calcetto..", si corregge. "Insomma prima arrivi, meglio è".
Alzo gli occhi al cielo. "Va bene, arrivo subito".
Nemmeno un'ora di tranquillità e già di nuovo in gabbia, che strazio! Le persone sono troppo frenetiche e opprimenti ultimamente.
Questo tipo, ad esempio, non potrebbe aspettare? Lasciare il curriculum e pazientare di ricevere, in caso, la mia chiamata? Non so, non ha casa da pulire? I panni da stendere? La spesa da fare? La macchina da aggiustare? La pazienza da gestire? Una telefonata da f..Oh, Cielo.
La bocca a secco di salivazione e il cuore che di punto in bianco mi regala tre battiti ogni due millesimi di secondo.
"Claudio?!", Rosita mi raggiunge fuori dal bar con il grembiule. Mi sfila la cuffia e cerca di dare una forma al ciuffo ribelle. "Veloce, su, quel ragazzo ti sta aspettando!", lo indica con un cenno di capo. "Nell'attesa gli ho offerto una tazza di tè..", mi informa, ma ormai la mia mente è troppo lontana per ricordare cosa vogliano dire le parole tè, tazza , attesa..
Rosina mi afferra velocemente la mano ma oppongo resistenza, trattenendo le mie gambe. Continuo a fissare oltre la porta scorrevole del bar e non riesco a far altro che restare immobile, con tanto di respirazione azzerata, attendere una scarica d'adrenalina che mi faccia avanzare."Cla'? Che succede? Hai una faccia..".
Lo vedo.
Le braccia posate sul bancone, lo sguardo che pian piano si solleva dalla tazza e si sposta su di me. I capelli scuri, spettinati, gli occhi brillanti, assottigliati mentre ride per avermi riconosciuto.
In un attimo tutto torna. D'altronde ogni sorriso nasce per un motivo.Cedo a Rosita giubbino, sciarpa ed entro nel bar provando a ridurre la tensione con un grande respiro gelato.
"Ci si rivede.", esordisce il ragazzo appena mi posiziono di fronte alla porta elettrica ed essa si apre.
"Com'é buffo il destino a volte.", per fortuna, aggiungerei.
Sorridiamo entrambi.
"Beh, almeno ho modo di ringraziarti ulteriormente per ieri sera.."
"Claudio." Continuo la sua frase.
"Claudio..", ripete sotto voce, "Allora grazie Claudio. Io mi chiamo Mario, piacere."
Mario.
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La notte e Il giorno • Claudio Sona e Mario Serpa
FanfictionQuando faccio per rispondere al suo sorriso, mi rendo conto di non dover fare alcuno sforzo. Dal primo sorriso che gli ho porto, la mia espressione non é cambiata nemmeno per un istante, e mentre realizzo questa cosa, non fa più così tanto freddo.