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Uno spiraglio di sole entra dalle tapparelle della finestra, segno che è ora di alzarmi. Un brutto segno, data la voglia di andare al bar pari a zero, se non meno uno.
Raggomitolo la coperta attorno a me, assicurandomi di essere protetto in ogni angolo del corpo e resto così, immobile, a fissare il vuoto per altri venti, forse trenta minuti.

Sono già in ritardo ma non importa.
Il ricordo della labbra di Mario stampate sulle mie è decisamente più seducente dell'idea di dover andare all'Urban stamani.
Il calore del plaid mi rilassa e al contempo culla i miei pensieri, i miei ricordi.

"Claudio?", due colpi sulla porta mi fanno sbuffare.

Mugolo qualcosa, certo che dall'altra parte del portone non si udirà mai.
Altri due colpi, seguiti dal suono del campanello.

"Apri!", mi ordina una voce che conosco bene.

Privo di forze ciabatto verso l'entrata, avvolto nella coperta, e giro il pomello.

"Allora sei vivo!", esclama Rosita con tono di rimprovero, chiudendo il portone alle sue spalle.

Non le rispondo, lascio alle mie spalle le parole che scandisce a raffica con voce troppo squillante per i miei gusti e scivolo nuovamente fra i cuscini del divano, seccato dall'idea di dover dare delle spiegazioni.

"Cla', cos'hai? Stai male?", porta una mano sul mio volto abbassandosi su di me, notando la scarsa voglia di prestarle attenzione e il mio sguardo assente.
"Sei pallido", commenta preoccupata.

Scuoto la testa.

"Potresti spiccicare due parole? Non sono un'indovina!", si lamenta dirigendosi verso la mia camera.
Alcuni rumori di cassetti che si aprono e si richiudono anticipano il suo ritorno in salotto, munita di un maglione, un paio di jeans accuratamente piegati e un paio di scarpe sulla mano libera.

"Vestiti.", impone porgendomi i capi, "Il bar è aperto da oltre mezz'ora e tu saresti dovuto esser lì addirittura prima dell'arrivo delle dipendenti."

Poco m'importa di quelle dipendenti. Discorso egoista, ma vero.
L'unico dipendente per cui partirei ora stesso, arriverà al bar nel pomeriggio.

Il mio sguardo finisce in cucina, dove Rosita apparecchia velocemente il tavolo e si presta a prepararmi la colazione.
Mi fa un po' di tenerezza, lei qui, a cercare di capirmi, mentre il sottoscritto non spiccica una parola.

Dovrei dirle di Mario? Di come siamo finiti uno sopra l'altro ieri notte?

Porto la coperta fino agli occhi, come a provare vergogna al solo ricordo di noi due.

Devo assolutamente parlare con Mario, chiedergli spiegazioni. Anche se, tutto sommato, ciò che è successo ieri é già una spiegazione.
Oddio, che nervoso..

"La colazione è pronta." Annuncia la voce squillante della mia migliore amica.

Svogliatamente sostituisco gli indumenti mettendo quelli proposti. In cucina il tavolo è ornato da tre ciotole di cereali e due tazzine di caffè.

"Cereali e caffè?", domando perplesso.

"Senti, non rompere", mi ammonisce. "Anzi, ringrazia che sono venuta a darti una svegliata!".

"Ero già sveglio.", blatero.

"Non fare lo spiritoso, dovresti aver capito a cosa mi riferisco.", afferra una spugna e la passa sopra ai residui formatasi sui fornelli. "Inoltre saresti anche un gentiluomo a ringraziarmi per aver dato una mano al tuo caro amico Pini Paolo, ieri sera, al bar."

Abbasso la tazzina di caffè sul tavolo.
Rosita mi da le spalle.

Una scintilla mette in moto il mio cervello che aziona il passaggio di una serie di immagini. Rosita che mi chiede di andare alla partita di Mario insieme, poi l'sms della febbre, Pini solo al bar, io e Mario.

"Mi stai prendendo in giro?", quasi urlo.

"Per cosa?", domanda con tono innocente voltandosi lentamente verso di me con in mano una tazza.

"Tu non avevi la febbre ieri sera?!", esclamo allibito.

Si volta e mi guarda fisso. "Te la faccio io una domanda: se io non avessi avuto la febbre, tu avresti mai trovato il coraggio di andare da solo alla partita Mario?".

La salivazione svanisce nel giro di due secondi, quelli che mi servono per fare mente locale sull'accaduto.
Mi hanno teso una trappola. Hanno preparato tutto in ogni minimo dettaglio lei e Paolo.. Più lei che Paolo, Paolo da solo non sarebbe mai stato capace di organizzare tutto questo complotto.

"Ma tu come..?", provo a dire, senza riuscire a tirar fuori nulla dalla mia bocca, in realtà.

"Sono, forse, la persona che più ti conosce. Si vede da come guardi Mario, da come gli parli e da come ti muovi quando sei con lui, che ti piace. Il problema è che hai talmente tanta paura di aprirti. Per paura di ciò che potrebbe pensare l'altra persona, preferisci non rischiare, piuttosto che ricevere un rifiuto. Non dovresti rinunciare ad una cosa come l'amore, giusto o sbagliato che sia.", si siede si fronte a me, prendendo le mie mani fra le sue.

Abbasso gli occhi sulla tovaglia, sentendomi da una parte compreso, dall'altra preso in giro.

"Spero che, anche se ti ho detto una cazzata, alla fine sia andato tutto come speravo.", abbassa la voce, piegando il suo viso nella direzione del mio, sperando in una risposta positiva. Risposta che non tarda ad arrivare tramite un sorriso che sorge spontaneamente.
Gli occhi puntati sulla tovaglia, una scia di calore che pervade il mio corpo e troppe immagini che girovagano nella testa.

Rosita mi abbraccia, e sembra essere ancor più felice di me.
"Finalmente!", esclama euforica. "Okay, okay, okay.", mette le mani avanti, cercando di concentrarsi. "Mi racconterai tutto appena arriveremo all'Urban, adesso, però muoviti a bere il caffè e corri a prepararti perché al bar hanno bisogno di te!"

La corsa verso l'Urban sembra durare qualche secondo fra canzoni a tutto volume e balletti vari.
L'arrivo al bar, invece, è decisamente più deludente. Una lunghissima fila di persone mi accoglie dentro al bar, grandi sospiri da parte delle dipendenti.

~~

Scusate per questa luuuunga assenza ma tra gli impegni a Sanremo e quelli universitari, queste due settimane sono state veramente un po' opprimenti e non mi hanno permesso di terminare questo capitolo. Ancora corto, lo so, ma spero di potermi far perdonare pubblicando magari più velocemente, e scusatemi in anticipo se alcune volte non riuscirò. Un bacione, ci "vediamo" all'undicesimo capitolo! 😘

La notte e Il giorno • Claudio Sona e Mario SerpaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora