*nella copertina: Vanesa, Tommaso e Daniel*
Daniel
"Vanesa, Vanesa senti! Senti che cosa trasmettono alla radio!" urlai a perdifiato, correndo per tutta la casa alla ricerca di mia sorella. Non appena udii le prime note della canzone che stavano trasmettendo sulla stazione che ero solito ascoltare, un sorriso aleggiò sulle mie labbra.
"Vanesa! Dove sei?" la richiamai a gran voce, ma lei non pareva essere interessata a rispondere al mio cenno. Dove poteva essersi cacciata?Stufo di pronunziare il suo nome, reiterato oramai una dozzina di volte, decisi di andare a esplorare il suo possibile nascondiglio immaginando, prima di tutto, quale potesse essere.
Saltai agilmente il divano, ricadendo da un'altezza di quasi un metro, spalancai poi la porta del soggiorno scorrendola lateralmente.
Nel momento in cui i miei si erano dati all'arredo di casa, mia madre aveva fermamente ribadito che avrebbe voluto le porte alla giapponese. Installare dei fusuma con annesse decorazioni era parso fuori luogo a mio padre. Cosí, per scendere a un compromesso, le stranze di buona parte della nostra casa erano state separate dal corridoio da porte a scomparsa.
Dopo avevo afferrato in modo grossolano il pomello, concavo, trascinai lateralmente la porta, lasciando su di esso qualche traccia con i polpastrelli sudati. Le temperature di quel giorno di giugno erano piuttosto elevate e la corsa per tutta la casa mi aveva ulteriormente accaldato.Vanesa, comunque, non era in camera sua. I libri appoggiati sul bordo della scrivania erano in equilibrio precario. Speravo solo che la gatta non passasse di lí e facesse crollare quella sorta di castello di carte adagiato sull'orlo del tavolo. Sapevo già che avrei dovuto raccogliere io il tutto.
L'orologio adagiato sul comodino segnava le quattro. Mia madre sarebbe tornata nell'arco di un paio d'ore e avrei dovuto cercare di intrattenere mia sorella ancora per un po'. Per farlo, però, avrei dovuto sapere dove si fosse nascosta.
Dopo una breve mente locale, realizzai che potesse trovarsi soltanto più in camera mia."Vanesa? Sei qui?". Mi appoggiai allo stipite della porta della mia stanza con tutto il palmo della mano. La porta era spalancata e sentii, affacciandomi all'interno della camera, il suo respiro. Era lí. Prevedibile.
"Ma dove si sarà cacciata?" dissi tra me e me per farle sembrare che non mi fossi accorto della sua presenza. Mi morsi un labbro e mi picchiettai il mento con due dita, come se tale gesto potesse aumentare la mia concentrazione.
Erano ormai tre quarti d'ora che stavamo giocando a nascondino ed io ero ormai stufo. Mi sembrava di essere abbastanza cresciuto per quelle cose. Ormai avevo compiuto quindici anni, ma lo facevo per lei, per mia sorella che, sebbene di anni ne avesse comunque già undici, aveva ancora un'anima piuttosto sollazzevole.
Aveva una passione per le burle, gli scherzi e i nascondini che finivano per coinvolgere anche me nelle sue birbanterie. La sua naturalezza e spontaneità rendevano piú piacevoli le giornate estive che diventavano, alla lunga, abbastanza tediose. Adoravo l'estate, ma la trovavo monotona.Tutte le altre sue coetanee erano diverse; a dieci anni già truccavano le loro giovani pelli che, in quel periodo della vita, avrebbe potuto godere di piena salute ancora per poco perché, con l'avvicendarsi dell'adolescenza, sarebbe stata oggetto di qualsiasi tipo d'impuritá all'ordine del giorno.
I loro corpi, invece, vestivano di nero come se si vergognassero a mostrare l'allegria che quell'età poteva donare loro e passavano tutto il loro tempo al telefono, smanettando con frivole applicazioni il cui unico scopo era quello di mandare messaggini e foto, come se ció fosse un'attività cui dedicarsi per il maggior tempo possibile. Probabilmente era una cosa normale, ma trovavo scontata la normalità e ciò finiva per annoiarmi. Io cercavo la diversità, qualcosa che potesse emozionarmi, che mi sorprendesse quando meno me lo aspettassi. E Vanesa, mia sorella, era così; ogni giorno passato con lei era un'avventura, qualcosa di inaspettato. Nonostante adorassi questi suoi aspetti, non sopportavo dovermi fare carico della sua irresponsabilità. Mia madre mi affibbiava la colpa di ogni suo errore ed ero certo che anche quel giorno si sarebbe arrabbiata se avesse trovato la casa in soqquadro come lo era in quel momento.
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La storia prima della storia
RomanceDaniel è un ragazzo di quindici anni e vive in una splendida famiglia. In un contesto familiare sereno, gioioso fatto di complicità e qualche marachella dei suoi innumerevoli amici pelosi Zedge, Miele, Dave e Gardenya, c'è posto anche per Sonia. Rag...