*4* Edgar Allan Poe

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"Ehm... Dovreste compilare questi brevi fascicoli, in modo che capisca cosa avete fatto nelle vostre scuole precedenti. Ci metterete qualche minuto."
Il signor Hale estrasse dalla propria ventiquattrore un mazzo di fogli pinzati tra loro a due a due. Prima di consegnarli alla classe si voltò dando le spalle alla classe e scarabocchiò qualcosa su uno dei fascicoli. Passò tra le postazioni distribuendo i fogli e tornò alla lavagna, dove iniziò a scrivere alcuni nomi di famosi autori letterari. Stiles guardò il proprio libretto e in cima vi trovò scritto in matita:
Cosa diavolo ci fai qui?
Il ragazzo alzò gli occhi e trovò Derek fermo a fissarlo. Scosse la testa quasi impercettibilmente e Derek si voltò, ricominciando a scrivere sulla lavagna. Lo stomaco di Stiles stava esplodendo. Dopo circa quindici minuti, i ragazzi consegnarono i quesiti e Stiles rimase volutamente per ultimo. Posò il foglio sulla pila e tornò a sedersi. Derek si avvicinò con disinvoltura e sollevò i fogli, trovando su quello di Stiles una nuova frase in matita:
Anche per me è bello rivederti.
Derek sbuffò.
"Allora... Per oggi ci limiteremo a fare una sorta di gioco, va bene?"
Indicò la lavagna alle proprie spalle.
"Come potete notare, ho scritto alla lavagna i nomi di alcuni dei migliori scrittori di tutti i tempi. Uno alla volta, verrete alla lavagna, sceglierete un autore e sotto al nome scriverete una delle loro più celebri citazioni. Vi prego di non utilizzare apparecchi elettronici per trovarne una; si tratta di capire le vostre preferenze e conoscenze."
Un brusio si levò nella stanza.
"Cominciamo. Signorina Martin?"
Lydia si alzò, discese le scalinate sulle sue zeppe tacco dieci e raggiunse la lavagna, la coda di cavallo ramata che ondeggiava ad ogni passo. Prese il gesso dalla mano dell'insegnante e iniziò a scrivere sotto il nome di William Shakespeare. Stiles sbuffò, divertito.
Banale.
"Signor Stilinski?"
Stiles si diresse alla cattedra, incrociandosi con Lydia che tornava al proprio posto. Stiles afferrò il gesso dalle mani di Derek, assolutamente non esitando più del necessario da ritrarre le mani dopo che toccarono quelle di Derek. Assolutamente no. Iniziò a scrivere una delle sue frasi preferite sotto Edgar Allan Poe:
Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte.
Derek gli si avvicinò alle spalle.
"Scelta interessante..."
Avvicinandosi ulteriormente bisbigliò a Stiles, coperto dal brusio della classe:
"Ehi... Stiles. Seriamente, che ci fai qui?"
Stiles non si voltò e parlò a bassa voce:
"È il mio nuovo corso... Derek."
Derek gli si mise accanto, fingendosi interessato alla lavagna.
"Quando finisce la lezione fermati. Dobbiamo parlare."
"Ho un'altra lezione. Non posso far tardi già il primo giorno."
Stiles si voltò per tornare al posto, ma Derek lo trattenne per un polso, nascondendolo, per quanto potesse, di fronte a sé.
"Ti prego. Ti giustifico io con l'insegnante. Stiles..."
"Va bene."
Senza nemmeno guardarlo in faccia, Stiles si risedette e attese che la lezione finisse, gettando ogni tanto un'occhiata eloquente a Derek, arrossendo. Nel frattempo raccontò del breve scambio di battute a Lydia. Scott era intento a giocare a solitario sul portatile; molto maturo, davvero.
"Per l'amor del cielo, Stiles! Non essere idiota. Alla fine della lezione parlerai con lui, fine della discussione. Se ti senti a disagio possiamo fermarci anche io e lo scemo in parte a te."
Scott alzò lo sguardo.
"Ehi! Antipatica."
Il tempo trascorse più lento del previsto, fino a quando, finalmente:
"Va bene ragazzi, sulla piattaforma elettronica potete trovare il materiale da leggere per la prossima volta. Arrivederci."
I ragazzi salutarono ed uscirono dall'aula; gli unici a rimanere furono Scott, Lydia e Stiles.
"Ragazzi, non dovete restare. Andate alla prossima lezione, ci metterò un momento."
Lydia afferrò Scott per il braccio e lo trascinò fuori dalla classe, chiudendo la porta. Stiles e Derek si fissarono per qualche minuto, in silenzio.
"Stiles, io..."
"Derek, non fa niente. Non devi spiegarmi niente. Se solo Lydia non ci avesse interrotto quella sera..."
Derek non rispose. Stiles riprese:
"Solo che non possiamo più uscire insieme, non è così? Dio, sempre a me capitano certe cose. Ormai sono abituato ad essere quello escluso. Non importa."
"No, non dire così. Stiles tu sei fantastico..."
"Anche tu lo sei, Derek. Per questo è così difficile. È solo che tu non vuoi nemmeno provarci."
"Non voglio nemmeno provarci? Stiles sono il tuo dannato insegnante! Cosa succederebbe se da due serate tra conoscenti diventassero dieci? E diventassimo amici? E poi iniziassimo ad essere più che amici? Non voglio che la gente ti etichetti come quello che va bene nella mia materia 'perché si scopa il professore'!"
A Stiles quelle parole bruciavano. Aveva le lacrime agli occhi.
"Lascerò il tuo corso."
Derek sentì una fitta allo stomaco.
"No... No Stiles, non farlo. Non puoi cambiare facoltà a causa mia. Chiederò se possono assegnarmi un'altra classe. Magari così potremmo persino vederci fuori da qui."
"Ma sarò pur sempre quello che si scopa un professore, non è vero?"
Derek aveva appena ricevuto uno schiaffo invisibile. Ma se lo meritava.
"Stiles..."
Derek si lasciò andare. Maledisse quella scuola e sé stesso, ma diamine, si lasciò andare. Per la prima volta prese Stiles tra le braccia e lo strinse forte. Il calore del corpo del più giovane lo scaldò fin nelle ossa.
"Non è quello che intendevo."
Stiles si strinse a Derek afferrandone la camicia bianca.
"Lo so. Non avrei dovuto dirtelo."
Rimasero avvinghiati per un tempo che parve infinito, poi Stiles si ritrasse:
"Der, non cambiare classe, per favore. Posso gestire questa cosa."
"Il problema è che non so se io posso farcela."
Stiles gli infilò una mano tra i capelli, carezzandoli leggermente.
"So che ce la puoi fare. Ce la possiamo fare. Insieme."
Derek chiuse gli occhi e finalmente annuì.
"Sarà il nostro segreto, allora. Nessuno dovrà saperlo, ok? Tranne Lydia e Scott, si intende."
Stiles si staccò dall'abbraccio e osservò Derek intensamente, affogando nei pozzi smeraldini che erano gli occhi dell'uomo di fronte a sé.
"Va bene."
Stiles riprese ad abbracciare Derek intensamente, quando fece scorrere la mano all'interno della tasca posteriore dei suoi jeans. Derek arrossì, ma poi Stiles estrasse semplicemente il telefono.
"Che cosa...?"
Stiles digitò per qualche secondo e poi gli restituì il telefono.
"

Ora hai il mio numero e io ho il tuo, visto che mi sono mandato un messaggio."
Stiles tirò fuori il proprio telefono e, a tradimento, scattò una foto a Derek, concentrato a fissare il ragazzo.
"Stiles ma che ca..."
"Stai calmo."
Stiles sorrise e gli mostrò lo schermo, sul quale lampeggiava la foto di Derek e il nome del contatto: Sourwolf. Tralasciando la foto, che era leggermente mossa e piuttosto buffa, Derek sollevò un sopracciglio, interrogativo:
"Sourwolf?"
Stiles sorrise.
"Sì beh. Sei un ragazzo molto serio. Troppo a dire la verità..."
Derek sbuffò ma Stiles continuò.
"...E ho visto che lo sfondo del tuo cellulare è un lupo, quindi ti calza a pennello. A proposito, perché un lupo? Ti piace ululare con loro alla luna?"
Derek roteò gli occhi:
"Ho avuto un'esperienza con un lupo, da piccolo. Te la racconterò."
Stiles sorrise:
"Mi piacciono i lupi. Sono belli, forti e protettivi."
Derek arrossì ma osò dire:
"Pensi che sia bello?"
Stiles ridacchiò. Derek stava quasi per offendersi, quando Stiles rispose:
"Giusto quel che basta per farmi torcere le budella ogni volta che ti guardo."
Derek non poté fare a meno di sorridere.
"Sei dolce."
Abbracciò di nuovo Stiles.
"Davvero?"
Stiles mise le braccia attorno al collo di Derek.
"Sì. E..."
"E?"
Derek si morse un labbro ma cambiò idea.
"Niente."
Quello che avrebbe voluto dire era 'sei bellissimo anche tu'; non capì perché non lo disse. Forse non voleva bruciare le tappe. E dopotutto, lui era Derek Hale! Il più famoso Sourwolf del mondo!
Stiles sorrise e strinse Derek a sé. Affondò il volto nel suo collo e inspirò profondamente. Sapeva di...
"Rose!"
Derek lo guardò interrogativo.
"Come?"
"Il tuo collo... profuma di rose!"
Derek arrossì violentemente.
"Ecco... Io..."
"Cosa c'è, Der?"
Il moro indietreggiò, fino a trovarsi seduto sulla cattedra.
"E va bene. Avevi accennato questa tua mania per le rose, così sabato mattina sono andato in una profumeria e ho chiesto una fragranza alle rose. Ammetto che non vedevo l'ora di rivederti, e avrei voluto... Ecco... Sì, provarci con te?"
Stiles mise le mani nei capelli di Derek e li tirò leggermente.
"Tu, sei dolce."
Avvicinò il volto a quello di Derek, pericolosamente. Poi si staccò di colpo, sbuffando.
"E comunque non è una mania, stronzo."
"Ehi! Maleducato!"
Stiles rise e afferrò lo zaino che aveva abbandonato sulla cattedra.
"Ho già perso un quarto d'ora di Geografia Turistica Americana, ti conviene accompagnarmi e dire all'insegnante che mi stavi trattenendo."
"Ai tuoi ordini!"

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