*6* Tavolo da biliardo

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Derek parcheggiò la Camaro di fronte all'appartamento di Stiles, del quale il ragazzo gli aveva dato l'indirizzo qualche giorno prima. Era il fatidico sabato pomeriggio in cui sarebbero partiti per Chicago e Derek vide Stiles precipitarsi fuori casa trascinando un trolley. Il ragazzo sembrava persino più iperattivo del solito: stava correndo piuttosto impacciato, inciampando ad ogni passo. Aveva passato le precedenti due settimane a fare impazzire Derek. "E se lo smoking non fosse adeguato?", "E se tua sorella o tuo zio mi odiassero?". Stiles era stato talmente in ansia che aveva dichiarato di non voler vedere Derek per due venerdì sera di fila, oltre al fatto che non si fermava più dopo le lezioni. Sì sentivano solo tramite il telefono, e sebbene il loro rapporto non fosse variato -si messaggiavano perennemente, con messaggi persino dolci-, Derek avrebbe voluto afferrare il ragazzo, baciarlo e tranquillizzarlo una volta per tutte.
Stiles aprì la portiera e urlò affannato:
"Dio, scusa per il ritardo Derek, è che Lydia andava da Jackson per il fine settimana e ha scambiato il suo spazzolino con il mio, così sono dovuto correre al supermercato a comprarne un altro."
Derek sorrise:
"Stiles, stai calmo. Sono appena arrivato anch'io. Comunque, hai preso tutto? La maschera?"
Stiles si rilassò e si stese sul sedile.
"Sì. Sì, ho tutto. Possiamo andare."
Il viaggio in auto fu tranquillo, e Stiles lo trascorse scusandosi con Derek per il suo comportamento infantile delle ultime settimane. Il moro continuò a calmarlo finché non arrivarono in aeroporto. Una volta entrati Derek si diresse all'area dei jet privati.
"Derek dove...?"
"Mio zio ci ha riservato uno dei suoi aerei privati; arriveremo velocemente a Chicago."
Stiles spalancò gli occhi e aprì la bocca. Derek rise e gli si avvicinò, per poi dirgli:
"Chiudi quella bocca, o entreranno le mosche."
Stiles rabbrividì e cominciò a saltellare su e giù, urlando parole sconnesse come "un jet privato" o "non ci posso credere".
Derek sorrise soddisfatto e portò Stiles all'esterno, dove un lussuoso aereo nero con la scritta 'Hale' dorata (che zio modesto e poco esibizionista che ho) li stava aspettando. Affidarono i bagagli a uno steward e salirono a bordo. Non appena si sedettero, una hostess domandò loro:
"Posso portarvi qualcosa, signori?"
Stiles guardò Derek che rispose:
"Per me un succo di frutta e una porzione di patatine fritte. Tu vuoi qualcosa?"
Stiles aggiunse:
"Un succo anch'io e posso dividere le patatine con te, se vuoi."
Derek sorrise e annuì. Non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma adorava condividere le cose con Stiles. Nonostante potesse sembrare che il ragazzo invadesse i suoi spazi, in realtà Derek era felice di rafforzare il loro rapporto, passo dopo passo, poco a poco.
Nel giro di dieci minuti l'aereo si sollevò da terra e Stiles si appisolò.
Sì svegliò dopo poco, con Derek che gli accarezzava i capelli.
"Siamo arrivati."
"Di già?"
"Ti avevo detto che saremmo stati veloci."
Scesero dall'aereo, ritirarono i bagagli e Stiles guardò l'orario:
"Sono le cinque e mezza. A che ora è la festa?"
"Alle sette e un quarto; abbiamo tutto il tempo per andare in albergo, farci una doccia e prepararci. Vieni, un taxi ci sta aspettando."
Una volta che il veicolo giallo partì alla volta dell'hotel, Stiles sbuffò.
"Che cosa c'è?"
"Non ho finito il tema che ci hai assegnato per lunedì. Ieri l'ho cominciato ma poi ho aiutato Scott con un'altra materia e non ho avuto più tempo."
Derek rise di gusto e Stiles gli rivolse uno sguardo misto tra lo scettico e l'arrabbiato.
"Stiles non dire sciocchezze. Sei ovviamente giustificato e puoi portarmelo martedì."
Stiles si rilassò un po' ma rispose:
"Non voglio essere privilegiato."
"Non sei privilegiato, semplicemente ti prolungo la data di scadenza perché so per certo che non hai tempo."
Stiles lasciò cadere il discorso e si mise a parlare di baseball. Dopo un quarto d'ora, l'auto si fermò e lasciò i ragazzi di fronte ad un hotel a cinque stelle. Stiles osservò la scritta al neon e alzò gli occhi al cielo.
"Hotel HALE. C'è qualcosa che tuo zio non possiede?"
Derek gli mise una mano sulla spalla e varcarono l'ingresso. Si presentarono e la receptionist diede loro le chiavi della camera 345, ovviamente la suite più bella di tutto l'hotel. Entrarono in ascensore e Stiles borbottò:
"Mi sento un po' in colpa... Passeremo due giorni nel lusso più totale e io non pago nemmeno un centesimo."
Derek emise un suono simile a un ringhio e gli rispose:
"Stiles, non c'è problema. Prima di tutto sono stato io a invitarti e secondo le spese sono tutte a carico di mio zio."
"Vorrà dire che lo ringrazierò di persona."
"Come vuoi."
"Ci sarà anche Laura?"
"Credo di sì. È sempre al fianco di mio zio. È tipo il suo braccio destro, se capisci che intendo."
"Capisco."
L'ascensore si fermò al ventesimo piano e i due si trovarono subito di fronte alla camera 345. Derek fece scattare la chiave nella serratura e i due entrarono. Stiles spalancò gli occhi.
"Oh. Mio. Dio. Questa cosa è grande tre volte il mio appartamento."
Ed effettivamente era vero. Al centro della stanza c'era il letto, grande come due letti matrimoniali fusi insieme e ricoperto di morbidi cuscini blu. Ai piedi di esso un enorme acquario diffondeva una luce marina ovattata e delicata. In un angolo della stanza c'era una "piccola" piscina idromassaggio, circondata da centinaia di candele e vasetti di oli rilassanti. Un gigantesco televisore a schermo piatto pendeva dal soffitto, in direzione del letto. In un altro angolo della stanza c'erano quattro poltrone blu elettrico -nelle quali si poteva sprofondare solo con lo sguardo- disposte in cerchio, al centro del quale, dal pavimento, emergevano piantine da frutto di ogni genere. In un altro angolo ancora, c'era un'area bar, rifornita di vari stuzzichini e bevande d'ogni genere. Nell'ultimo angolo della stanza c'era invece un tavolo da biliardo. Di fronte a loro, la parete era interamente di vetro e, attaccati al soffitto, c'erano raffinati lampadari di cristallo. Infine, sulla parete di fronte al letto, c'erano due porte. Stiles le spalancò entrambe e ne uscì urlando:
"Quello è il bagno, e oddio, che bagno. Quella invece è una mini palestra, ci sono un sacco di aggeggi che non ho mai visto."
Corse per tutta la stanza, si sedette sulle poltrone, saltò sul letto, disturbò i pesci nell'acquario e infine si accasciò sul letto, stanco.
Derek rise e si avvicinò a lui, reggendo ancora i bagagli.
"Sei felice?"
"È tutto incredibile."
Osservò Derek che non distolse lo sguardo dai suoi bellissimi occhi color caramello. Stiles allungò una mano verso di lui e Derek la prese per poi essere strattonato e gettato sul letto accanto a lui. Quest'ultimo cominciò a ridere, alzandosi in tempo per fuggire da Derek che voleva afferrarlo.
"Sei un demonio!!! Sta' fermo che ti faccio vedere io..."
Stiles non smise di ridere un secondo, mentre saltava da un lato all'altro della stanza, nascondendosi dietro alle poltrone e salendo persino sul tavolo da biliardo.
"Derek" risata "Derek, smettila."
Derek saltò agilmente e si ritrovò anche lui sul tavolo, tra Stiles e il resto della stanza.
"Sei in trappola."
Stiles rise di nuovo e rotolò giù dal tavolo, riuscendo a schivare Derek e a correre sul letto.
"Derek, dobbiamo fare la doccia e andare alla festa."
"Non mi interessa."
Stiles si fiondò verso la vasca idromassaggio, ma Derek lo afferrò per la caviglia, facendolo cadere al centro del letto e salendogli sopra a cavalcioni.
"Der-Derek..."
Derek si maledisse per il poco autocontrollo e mandò tutto al diavolo, chinandosi per baciare Stiles. Quest'ultimo ne approfittò e ribaltò le posizioni, ritrovandosi a cavalcioni sul petto di Derek.
"Dobbiamo andare."
Si abbassò e il cuore di Derek si fermò, pensando che l'avrebbe finalmente baciato, che le labbra di Stiles avrebbero finalmente incontrato le sue. Ma Stiles gli morse giocosamente la punta del naso e si alzò velocemente, correndo in bagno e chiudendo la porta a chiave. Derek si morse un labbro e sprofondò nel letto, coprendosi gli occhi con le braccia. Stiles parlò dall'altra parte del muro:
"Ci metto qualche minuto. Puoi disfare la tua valigia nel frattempo."
Derek rimase ancora sdraiato sul letto, a riprendere fiato, poi si diresse alla palestra. Si tolse la felpa e i pantaloni, rimanendo in canottiera e boxer neri; si guardò intorno e realizzò che i macchinari erano pressappoco come quelli che aveva anche lui in casa sua. Si posizionò di fronte a quello che sembrava un Preacher Curls di ultima generazione, appoggiò l'avambraccio destro sul cuscinetto e iniziò a tirare la leva, contraendo il bicipite. Dopo aver ripetuto lo stesso procedimento con il braccio sinistro, si sdraiò su un tappetino e iniziò a fare una serie di addominali. Una voce lo interruppe.
"Cosa...?"
Stiles aveva finito di fare la doccia ed era entrato nella palestra con addosso soltanto un asciugamano blu legato in vita. Derek lo scrutò dall'alto al basso, ammirandolo. La pelle era lucida e coperta di minuscole perle d'acqua, mentre qua e là piccoli nei risaltavano sulla carne candida. Derek ne apprezzò il petto, che si alzava ed abbassava al ritmo dei suoi respiri veloci. Nel solco che ne definiva i muscoli c'era una sottile scia di corti e morbidi peli chiari. Gli addominali si contraevano e rilassavano, incantando Derek. Questi si alzò e passò una mano tra i capelli sudati. Istintivamente Stiles copiò il suo gesto, facendo scorrere le dita tra i capelli bagnati.
"Io... Tu..."
Fece per uscire ma Derek lo afferrò per un polso, facendolo voltare e appiccicandolo al suo corpo accaldato. Il cuore di Stiles saltò un colpo e il ragazzo inspirò profondamente, respirando l'intenso ed eccitante odore di Derek, che odorava di rose, sudore e... Derek. Il moro gli sussurrò in un orecchio:
"Non ti infilo la lingua in bocca qui e adesso solo perché sono sudato e siamo già abbastanza in ritardo."
Stiles aprì la bocca eccitato e pietrificato e guardò il corpo tonico di Derek. La canottiera umida gli lasciava scoperti quasi per intero i pettorali, coperti da un'eccitantissima peluria nera, i bicipiti tesi e possenti, le gambe muscolose e...
"Le... Mutande... Io... Vado a cambiarmi."
Stiles arrossì ed uscì dalla stanza di corsa, dopo essersi beato della vista delle mutande di Derek strette attorno a quella che sembrava una vera e propria erezione.
Derek sorrise, pensando che adorava mettere Stiles in imbarazzo.

STEREK || RosesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora