Capitolo 2

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Cap. 2. New Jersey

Uscì a razzo, proprio come aveva visto fare a tanti motorizzati e presto si rese conto che la strada, era una vera e propria giungla. Viaggiava spedito, nonostante ancora non fosse padrone del mezzo, ma sapeva che ora, i "nemici" erano gli appiedati. Osservava ai lati della strada auto in attesa di vittime e pensò a quando, tremante di paura, aspettava per oltrepassare un pezzo di strada. Si distrasse finendo quasi col tamponare un'auto.

"L'ho evitata", respirò sollevato, "Del resto", continuò, "Per la robustezza di queste auto, avremmo perso solo qualche minuto".

Angela annuì, ma pensò che Albert avrebbe dovuto prendere qualche lezione di guida.
Sull'autostrada passò la paura degli appiedati e si rilassarono. Qualche ora dopo, Angela sonnecchiava al suo fianco e i ragazzi, altrettanto sul sedile posteriore. Albert invece rifletteva, convincendosi che sarebbe potuto essere un crash man inoperoso. "Del resto chi potrebbe impormi di uccidere se non lo voglio; benché sia convinto che il male arrivi quando meno te lo aspetti". Viaggiava a sessanta miglia l'ora, velocità mantenuta da tutti e non si capacitava di come facessero a mantenerla. "Mai avrei supposto che di là dalla Mela, il mondo fosse così diverso".

Giunsero a  Pitman, fermò l'auto e guardando il navigatore satellitare, capì che presto sarebbero arrivati a casa. "Finalmente, tra poco saremo a casa, spero solo che ogni cosa fili liscia e si possa vivere in pace".

Davanti a un massiccio cancello di ferro, il navigatore parlò, avvertendolo che quello era l'indirizzo cercato.

Svegliò Angela.

"Siamo a casa, tesoro".

La donna si stropicciò gli occhi.

"Se veramente è questa, la nostra vita cambierà in meglio!".

"E' questa stanne certa, solo che non so come e chi avvertire del nostro arrivo".
Il luogo era isolato.

"Non scendere dall'auto, intanto mi guardo intorno", disse alla moglie, "Controlla l'atto: il modo per entrare potrebbe trovarsi tra quelle pagine".

Albert temeva un improvviso attacco. Sapeva che l'auto era corazzata, ma era preoccupato, poiché i ragazzi non avrebbero capito. Poi Angela fece sì che crollassero le sue speranze.

"Non c'è niente e non è detto che nella casa ci sia qualcuno".

Allora avrebbe prima bussato, poi in caso che nessuno aprisse, saltato il cancello. Scese dall'auto. Quel piccolo pulsante era a meno di cinque metri, ma a lui parve lontanissimo, si guardava intorno temendo che qualcuno saltasse fuori da un cespuglio, assalendolo ma, accertatosi che nessuno era nei paraggi, si avviò al cancello. C'era quasi, quando il clacson della sua auto lo fece sobbalzare. Si voltò: se Angela aveva suonato, sicuramente stava avvicinandosi qualcuno. Lo vide, sembrava un vecchio, ma si avviò ugualmente all'auto.

"Apri Angela", gridò. La portiera si spalancò, lui entrò in auto e la richiuse prima che l'uomo si avvicinasse quindi, avviò il motore e si approssimò maggiormente al cancello. Il vecchio si diresse proprio a quel cancello, badando a non oltrepassare le sbarre di protezione, al che Albert notò tra le sue mani solo un sacchetto.

"Se dovesse importunarci, andremo via", disse alla moglie.

Intanto Lori si era svegliata e ora, guardava quell'uomo camminare sul marciapiedi, separato dall'auto, solo dalle sbarre protettive. Lei era sempre stata dall'altra parte di quella barricata e non temeva quell'uomo, anzi provava per lui una sorta di simpatia, infatti, mentre lo vedeva avvicinarsi, gli sorrise.

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