Capitolo 12

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Cap. 12. Trenton.

Locosh scese nel seminterrato e assisté all'uscita di Redlord dalla proprietà quindi, si rivolse a Marc dicendogli di annullare la protezione all'auto dello sceriffo.

"Non si preoccupi signore, appena fuori, perderà ogni protezione".

"Bene, ricordati di venire nel mio studio appena avrai finito".

Albert aveva parlato direttamente con lui, perché temeva che Seimoor, o qualcun altro della servitù ascoltasse le sue parole.

Non attese molto, perché cinque minuti dopo Marc era alla porta. Bussò e dall'interno gli fu detto d'entrare.

"Siedi e ascolta quello che ho pensato".

"A proposito della visita dello sceriffo, signore?" domandò l'uomo.

"Già, ma non solo". Locosh si alzò, prese dallo scrittoio i due bicchieri di Scotch lasciati da Seimoor e si avviò verso Marc che vedendolo arrivare per una sorta di soggezione si alzò e gli andò incontro. Albert gli porse un bicchiere e lo invitò di nuovo a sedere.

"Credo che lo sceriffo sospetti che voglia vendicarmi".

"Gliene ha parlato direttamente?".

"No, ma è come me l'avesse sbattuto in faccia".

"Che ha intenzione di fare".

"Continuare ovviamente".

"Bene in questo caso sono a sua completa disposizione".

"Ti ringrazio ma non ti avevo chiamato solo per questo".

"Si spieghi?".

"Lo sceriffo è venuto a parlarmi come se conoscesse le mie intenzioni e non capisco".

"Già, anch'io lo trovo strano".

"Sapevamo solo noi, o no?".

"Le posso assicurare che la soffiata non è partita da me, signore".

"Ne sono certo". Marc aveva risposto inconsciamente a quell'accusa velata e ora Locosh sospettava di lui, però, se avesse voluto che smettesse di inseguire la vendetta, gli sarebbe bastato parlarne con Angela. Rifletté ancora ma non trovò una ragione più valida.

"A comandi particolari per me, signor Locosh?".

"Li avrei, ma per ora lasciamo stare".

"Ha cambiato idea?".

"Per ora sì: voglio accertarmi che tu non sia una spia".

Marc Tacston accusò il colpo e per qualche attimo la sua mente girò sulle parole dell'uomo, poi quando riuscì a riprendersi dallo sbigottimento, disse: "Posso giurarle che non lo sono e che l'abbia aiutato a prepararsi alla vendetta ne è la prova".

"Non basta purtroppo, perché avresti potuto benissimo aiutarmi per non perdere il lavoro che ora ...".

"Se lei la pensa così", lo interruppe l'uomo, "Vado via adesso". Locosh non se l'aspettava e si chiese, chi lo avrebbe aiutato se avesse ripreso la caccia,  allora decise che l'avrebbe tenuto fin quando avesse raggiunto il suo scopo.

"Anche se non voleva sembrarlo, ho solo scherzato quindi, smettila di fare la vittima: credo che alla fine un chiarimento sia sempre costruttivo". Marc fece finta di crederci nonostante fosse incavolato e Locosh continuò: "Piuttosto è probabile che qualcuno ci abbia spiato". Marc parve d'accordo.

"Più che probabile è possibile, non abbiamo preso in considerazione che potesse succedere".

"Certo, hai perfettamente ragione e credo che abbia  cantato l'unico che abbia rapporti d'amicizia con Redlord".

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