Nella campagna inglese, ero finita in un dannatissimo paesino grande quanto uno sputo in una desolata a triste campagna inglese, com'era possibile?
Ormai eliminata l'ipotesi del sogno non mi rimanevano più altre spiegazioni.
Probabilmente ero diventata pazza oppure mi avevano rapito gli alieni, non mi venivano in mente altre ipotesi.
Ero ancora lì, sulla soglia di quell'inquietante maniero quando un leggero e finto colpo di tosse mi fece voltare in direzione della porta.
Una giovane donna dai capelli quasi argentei teneva aperta la porta, la sua testa era leggermente china come in segno di rispetto.
Il suo comportamento e soprattutto i suoi abiti lasciavano intendere la sua professione: una cameriera, di sicuro diversa da quelle che ero abituata a vedere durante alcune delle mie cene al ristorante, ricordava molto di più una di quelle che si vedevano in alcune serie televisive come "Downtown Abbey".I miei occhi saettarono subito sulla figura di Sebastian, ancora immobile sulla soglia.
Dovevo entrare?
Aspettai qualche secondo e lui, probabilmente comprendendo la mia indecisione, con il braccio destro mi fece segno di accomodarmi all'interno.
Gettai un'ultima occhiata alle mie spalle, a quel triste villaggio, e con molta insicurezza mossi qualche passo in avanti.
- Buonasera.- mormorai appena passai di fianco alla giovane in divisa.
Lei ricambiò il saluto inchinando leggermente il capo e, subito dopo, non appena anche il maggiordomo entrò in casa, chiuse accuratamente la porta.
Mi guardai un po' in giro incuriosita da quel nuovo ambiente.
La maggior parte dell'arredamento era in legno, un lampadario pieno di candele si trova al centro della sala e creava macabri giochi di luce e di ombre, c'era anche un camino dove un fuoco ancora da ravvivare scoppiettava lentamente.
Lentamente mi levai il cappuccio dalla testa e poi mi tolsi il giubbotto ormai fradicio a causa della pioggia, beandomi del tepore che mi sembrava di non sentire da secoli.
Venni distratta dalle parole dell'inserviente.
- Il vostro padrone vi sta aspettando, nello studio, vi porto subito da lui.-
- Ci penserò io al padroncino, non vi scomodate, piuttosto andate a controllare dove si trovano quei due, inoltre tra poco dovrebbe tornare Finnian.- replicò con gentilezza Sebastian, sfoderando un sorriso ammaliatore.
- Ne siete sicuro?-
- Certo, probabilmente servirà loro il vostro aiuto in qualsiasi cosa stiano facendo.-
Pronunciate queste parole la cameriera si inchinò per poi dileguarsi in fretta e sparire in uno dei tanti corridoi della villa.
Eravamo di nuovo rimasti soli, io e quel nero maggiordomo.
La tensione che si era creata dall'uscita in scena della donna era palpabile, nessuno si muoveva così come nessuna si azzardava a proferir parola.
Continuavo a guardarmi intorno e con i miei sensi all'erta tentavo di percepire persino i più piccoli particolari.
I rintocchi di una pendola risuonavano nella stanza, appesantendo ancora di più l'atmosfera.
Osservai l'orario riportato dalle lancette: le cinque meno un quarto.
Era davvero passato così tanto tempo?
- Siamo tornati in perfetto orario.
Potete attendere qui per cinque minuti?
Il padroncino diventa leggermente irritabile quando non gli viene servito il suo tè del pomeriggio.-
Lo osservai ad occhi spalancati e non sapevo come giudicare il suo comportamento.
"Non vorrà seriamente mettersi a preparare il tè in un momento del genere.
Inoltre ha seriamente intenzione di lasciarmi qui da sola?
Io qui sono sull'orlo di una crisi di nervi!"
- E deve farlo proprio adesso?- chiesi infastidita mentre continuavo a lanciarli occhiatacce tentando di fargli comprendere la mia situazione.
- È uno dei compiti di un maggiordomo e come tale non posso permettermi di sottrarmi a esso.-
la tranquillità nella sua voce era qualcosa di disarmante, non mostrava nemmeno un segno di preoccupazione o altro sentimento, persino il suo volto era impassibile.
- Sì, ma mi sembra di avere un problema più serio.- aggiunsi innervosendomi.
- Un po' d'attesa non ha mai fatto male a nessuno.-
- Allora posso anche andarmene.-Quello fu il primo pensiero che mi venne in mente, la situazione ormai era tragica e non avrei perso molto se fossi uscita da quella macabra abitazione e mi fossi rimessa a cercare altri che avrebbero potuto darmi una mano.
Mi sentivo persa.
Totalmente persa in un mondo sconosciuto che non riuscivo a comprendere.
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Black Butler - A Diabolic Waltz (Characters x Reader ITA)
FanfictionTutto è partito da un sogno, un banale e comunissimo sogno. Ti ritrovi così ad essere bloccata nella Londra vittoriana tra misteri, intrighi e soprannaturale. Riuscirai a sopravvivere in quest'epoca a te estranea?