Capitolo II - Quella notte, insonne

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Il buio.
Di nuovo.
La situazione cominciava davvero a infastidirmi.
Dormivo? Ero sveglia? Avevo gli occhi chiusi? Dov'ero?
Le mie gambe mi davano la sensazione di essere in piedi anche se sembrava che stessero per cedere da un momento all'altro, come se non riuscissero più a sostenermi.
In quel tragico momento mi venne da ripensare all'ironia della situazione, sempre se potessi considerarla divertente.

"Non so perché ma ho la sensazione che tutta la mia giornata si sia svolta all'insegna di questa oscurità.
E che giornata schifosa se posso dirlo.
Adesso però pretendo di sapere dove mi trovo, e poi perchè sto parlando da sola?
Non è che magari sto pensando?
Ma si può pensare in un sogno?
Non ci sto capendo più niente!
Poi sono così stanca... voglio dormire, inoltre comincio a sentirmi poco bene."

Girai la testa inutilmente nella speranza di vedere qualche cosa, mi sarebbe andato bene di tutto.
Maledii quella sorta di visione che stavo vivendo, come se potessi risolvere la situazione arrabbiandomi per qualcosa che magari nemmeno esisteva.
Eppure c'era sempre quella parte della mia testa che mi continuava a ripetere che non era come pensavo, che non stavo immaginando, ma tutto ciò che mi circondava era la pura e semplice realtà.

"E se fosse seriamente così?
In effetti tutto ciò mi sembra davvero troppo strano per essere una mia fantasia.
A parte che nei sogni può capitare di tutto, anche se questo più che un sogno mi pare un incubo.
Mi fa addirittura male la testa a furia di fare ragionamenti del genere.
E se stessi diventando pazza?
Potrebbe essere un ipotesi."
In quel momento capii che mi stavo facendo una miriade di problemi irrisolvibili e ponendomi domande alle quali non avrei saputo nemmeno rispondere.

Ad un certo punto successe ciò che avevo previsto.
Provai una fitta dolorosa alle gambe e, come se si fossero addormentate, non riuscirono più a mantenere la mia posizione eretta.
Mi ritrovai a terra, attraverso le mie mani potevo chiaramente sentire il freddo dello scuro pavimento su cui ero caduta.
In quel momento l'ansia comincio a farsi sempre più presente: non riuscivo a vedere, non sapevo dove mi trovassi e non riuscivo a muovere un singolo muscolo.
Poi fu come se un potente lampo squarciasse la mia mente riportandomi dei ricordi frammentati.

"I fanali dell macchina, ero in strada e stavo correndo.
Questo non vorrà dire... oh no, non può essere.
Sono stata... investita?
Quanto sono stata sciocca, ho messo a rischio me stessa per uno stupidissimo autobus.
Giuro che non prenderò mai più un mezzo pubblico in tutta la mia vita, poi sono quasi sempre in ritardo."
Mentalmente cercai di sollevarmi il morale; la situazione era già tetra di per sé, non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altra negatività.
Anche se poi la la realtà si fece sentire, pesante come un macigno.

"Non è che... no, non è possibile.
Vi prego non ditemi che sono morta. Magari la macchina mi ha colpito, però...
Forse sono solo svenuta, spero che sia seriamente così, non potrei sopportare di essere... insomma... ehm... non riesco nemmeno a pronunciare quella parola!"

A un certo punto, mentre ero persa nelle mie elucubrazioni, fu come se tutta l'oscurità intorno a me si squarciasse e in un lampo mi ritrovai circondata dal candore.

Bianco, ancora.

"Ti prego subconscio o chiunque ci sia dietro a tutto questo, mi va bene qualsiasi cosa tranne il sogno strano della biblioteca e quelli di quando mangio troppa pizza.
Che poi chissà perchè quando la mangio sogno di tutto e di più."

Lentamente provai a rialzarmi e con grande gioia scoprii che tutta la mia improvvisa debolezza era scomparsa.
Le mie gambe si erano riprese perfettamente e nel giro di un secondo riacquisii la mia posizione iniziale.

Black Butler - A Diabolic Waltz (Characters x Reader ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora