Capitolo I - Quel giorno, da dimenticare

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Signorina.
Signorina, si svegli.

Avete presente quando vi trovate in quello stato in cui non siete propriamente svegli, ma nemmeno addormentati, quella strana cosa chiamata dormiveglia?
Ecco, fra tutti i momenti in cui poteva capitare aveva scelto proprio quello peggiore.
In realtà colpiva quasi sempre, ma questa volta avrebbe anche potuto evitare

I miei occhi erano ancora chiusi e si rifiutavano di aprirsi, la stanchezza pervadeva ancora tutte le membra del mio corpo che si rifiutavano di muoversi.
Inaspettatamente qualcosa scosse il mio braccio più volte.

Signorina, si svegli, deve andarsene.

Di nuovo i tocchi si ripeterono.
Una volta, due, tre, poi smisero.
Ancora con gli occhi chiusi mugugnai qualche cosa di incomprensibile ad essere umano e voltai la testa nella speranza di poter guadagnare qualche minuto in più di sonno.
Ma nuovamente la voce, questa volta con un tono leggermente più acuto del precedente, si fece risentire.

Insomma ragazzina, questo non è luogo dove una persona viene per dormire, se proprio sei così stanca tornatene a casa.
Qui dobbiamo chiudere, inoltre c'è gente che lavora, non possiamo stare ad aspettare i tuoi comodi!

All'udire quella così alta frequenza, mi ridestai totalmente, e velocemente alzai la testa per rendermi conto della situazione in cui mi ero andata a cacciare.
Sbattei le palpebre un paio di volte per abituarmi alla chiara ed accecante luce della lampada che si trovava sul tavolo di legno chiaro, e nel giro di qualche secondo riuscì ad individuare colei che mi si stagliava davanti.

Una donna non troppo giovane si trovava di fronte a me con una postura autoritaria.
Attraverso alcuni piccoli gesti si poteva notare la sua impazienza.
Continuava a battere la punta del piede destro a terra mentre teneva le braccia incrociate al petto stringendo un paio di libri che a giudicare dalle copertine dai colori vivaci sembravano essere adeguate ai più piccoli.
Mi scrutava con quel suo sguardo duro e severo da sotto delle scure sopracciglia corrucciate.
Ogni tanto perdeva la sua posizione e utilizzava la mano destra per risistemare sul naso un paio di occhiali neri e con la montatura tonda che continuavano a scenderle.

- Allora signorina? Ha intenzione di accamparsi qui tutta la notte?-
- Scusi, non credo di aver compreso bene.- risposi ancora stordita dal sonno per poi aggiungere uno sbadiglio a fine frase.
- Prima di tutto le ricordo che in tale luogo si viene per studiare, non per schiacciare un pisolino, per di più tenendo occupata una postazione.- replicò lei mentre raccoglieva alcuni dei libri sul tavolo, probabilmente lasciati da qualcuno che se ne era andato via prima di me.
- Se qualcuno avesse dovuto usufruire di questo computer credo che mi avrebbe svegliata, ma visto che è arrivata lei immagino che nessuno abbia dovuto usarlo.-
- Anche se fosse, in biblioteca non si viene per dormire; inoltre è orario di chiusura, perciò se ne vada.-

A quelle parole spalancai gli occhi.
Come: orario di chiusura?
Quanto tempo era passato?
Mi guardai intorno; tra le file degli scaffali pieni di libri non si aggirava più nessuno, l'angolo colorato riservato alle letture per bambini era totalmente vuoto, inoltre molte delle luci che ricordavo accese erano spente.

Una domanda mi sorse spontanea.
- Scusi signora, ma che ore sono?-
La donna gettò una fugace occhiata a un orologio da parete poco distante.
- Sono le sette della sera, immagino che anche per le sia ora di andare a casa.-

" No, com'è possibile! È tardissimo. Devo assolutamente tornare indietro."

Mi alzai velocemente dalla mia sedia, ma ovviamente a tale azione corrispose una reazione, purtroppo non positiva .
Nello scatto la feci sbilanciare, tentai di afferrarla con una mano prima che cadesse a terra, ma il risultato non fu quello sperato.
La sedia cadde a terra e il rumore che fece interruppe il silenzio che era calato in quel luogo
La bibliotecaria mi scoccò un occhiataccia che avrebbe fatto intimidire anche il più intrepido degli eroi.
- È pregata di tirarla su.- disse freddamente.
In fretta feci come mi disse, spinta dalla voglia di tornare a casa.
- Potrebbe anche evitare di fissarmi come un vecchio avvoltoio.- sussurrai mentre raccoglievo tutte le mie cose che si trovavano sul tavolo: una matita spuntata, una gomma bianca e una penna blu senza tappo, finito chissà dove.
- Ha detto qualche cosa?- domandò la donna sentendo i miei mugugni.

Black Butler - A Diabolic Waltz (Characters x Reader ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora