Prima di allontanarsi per rispondere mi guarda e mi sorride. Io mi riprendo un po' e ragiono per cercare di tornare in me stessa, faccio dei grandi respiri e alla fine decido di rientrare. Mentre cammino verso la porta lui é girato di spalle e non se ne accorge, ma ovviamente vado a sbattere contro un tizio visto che camminavo guardandomi le spalle. Mi giro di scatto ed è lui, il tipo con le rose, lo guardo quasi sbruffando –scusa,non ti ho visto- lui ride –si me ne sono accorto – noto alla luce dei lampioni che ha due grandi occhi azzurri e l'aria da ragazzetto che fa ancora le superiori. –beh ciao- -te ne vai di già?- -si- dico senza guardarlo mentre vado via. Quando arrivo alla porta prima di entrare do un'occhiata fuori e i due parlavano guardando verso la porta, scappo dentro con l'intenzione di sparire dalla circolazione per sempre. Quando torno al tavolo Chiara era messa troppo male e non poteva di certo mettersi a guidare, perfetto. Mi sento presa dallo sconforto perché l'unica cosa che volevo davvero in quel momento era scappare da quel posto. Così decido di cercare qualcuno che potesse darci un passaggio, possibilmente una ragazza. – Chiara ce ne andiamo?- le chiedo mettendole una mano sulla spalla per scrollarla un po', lei mi guarda e annuisce. Mi chiedo se si riduce così tutte le volte che esce, inizio a pensare che era stata una pessima idea accettare l'invito. Vado in bagno per bagnarmi i polsi e rilassarmi un attimo prima di andare a chiedere passaggi in giro per il locale. Mi guardo allo specchio, ho i capelli in disordine il mascara colato e il colorito di un cadavere, perfetto, penso passandomi le mani sul viso. Decido di uscire e c'è di nuovo lui, piazzato davanti l'ingresso del bagno delle donne, fermo come un candelabro in mezzo ad una tavola con un mezzo sorriso stampato in faccia. –ancora tu..- mi sfugge. Lui ovviamente sorride divertito e mi afferra un polso iniziando a trascinarmi per la sala, quello che vedo io sono solo le sue spalle esageratamente larghe.. o forse esageratamente attraenti. –ma che fai?- tiro via il polso ma lui non molla la presa. Si gira a guardarmi quasi spazientito e mi dice –vuoi tornare a casa si o no?- ci guardiamo negli occhi lui rilassa il viso e dice – fidati di me- -ma se è tutta la sera che fumi!- -e tu? Che stai facendo? Limoni col primo che ti capita!- -oh ma calmati io e te non siamo amici e a casa ci ritorno da sola, grazie!- ma niente, non accenna a mollare la presa io continuo a fulminarlo con lo sguardo ma è più duro di un muro sto ragazzo. –dai non fare la permalosa, Chiara mi ha detto dove trovarti e mi ha chiesto se vi accompagnavo da lei- riprende a camminare tirandomi come un cane al guinzaglio. Io non reagisco ne dico niente però la sua faccia di schiaffi e i suoi modi strafottenti mi fanno venire voglia di prenderlo a calci nei denti. Arriviamo al tavolo e Chiara stava limonando con un tipo mai visto, io e occhi azzurri ci guardiamo istintivamente complici e poi lui tira via Chiara – ok amico cercati qualcun altro- la mette in piedi, lei ride completamente andata e il tipo se ne va lanciandoci un'occhiataccia. Occhi azzurri fa spallucce, non riesco a ricordarmi il suo nome nonostante gli sforzi, non ricordo nemmeno il momento in cui me l'ha detto. –ok genio e adesso? Non mi dire che guidi conciato così?- -ma non ti fidi proprio eh? – ride. Usciamo dal locale, la luce gialla della strada ci colpisce e istintivamente socchiudo gli occhi. Lui si ferma e finalmente mi lascia il polso –ragazzi sto troppo male per guidare- si accascia su una panchina Chiara. –maddaì.. – le dico. – io so dove abita, sta qui vicino la sua macchina la possiamo lasciare qui tanto non penso la tocchi qualcuno, tu dove abiti?- -non proprio qui vicino..- -puoi restare da lei allora- non rispondo, mia madre probabilmente darà di matto domani se non torno a casa ma di certo non voglio fare la figura della cogliona perciò mi avvalgo della facoltà di non rispondere, lui però mi fissa cercando conferme. –ehm ... - lui sorride –preferisci venire da me?- ammicca –mi leggi nel pensiero?- scherzo. Lui ride e mentre stiamo per andare sentiamo un "eeei", ci giriamo. È Ghali, io abbasso lo sguardo sulle scarpe e nella mia mente dico tutte le parolacce possibili e immaginabili. Occhi azzurri sembra quasi infastidito dalla presenza dell'amico. – ve ne andate?- mi passa una mano su un braccio e io mi scanso facendolo con più educazione possibile, sorridendo. –Chiara non può guidare le accompagno io- -Marta non ti va di restare? Ti porto io a casa!- faccio no con la testa sotto lo sguardo quasi critico di occhi azzurri che dopo la mia risposta saluta l'amico e trascina via sia Chiara che me. – ci vediamo- mi sussurra in un orecchio prima di salutarmi con i classici e fastidiosissimi bacetti sulle guance. Poi saluta l'amico con una pacca sulla spalla e un occhiolino e se ne va. Occhi azzurri gli rivolge un chiaro sorriso di circostanza e appena l'altro è lontano mi sussurra – riesce a diventare così viscido.. – ma lo dice più a se stesso che a me. Capisco che tra i due non corre buon sangue. Praticamente percorriamo molti metri prima di arrivare sotto casa di Chiara e nel durate io e lui parliamo del più e del meno e scopro che anche lui viene da Roma ma abita con il padre qui a Milano da quando i genitori hanno divorziato e lui ha finito la scuola qui con un anno di ritardo per una bocciatura al quarto superiore. Che lui fosse di Roma era abbastanza chiaro per via del suo palese accento e per via del suo aspetto poco in linea con la movida milanese che invece prevede risvoltinati in camicette e ragazze in tacchi a spillo, o almeno per la maggior parte. Lui era tutt'altro, vestito in un modo che lo faceva sembrare quasi un accampato, con l'aria un po' stropicciata, un po' di barba, un ciuffo di capelli legati alla buona dietro la testa, un sopracciglio rotto e una presenza fisica non di poco conto visto che era almeno alto uno e novanta e la sua ombra sembrava quella di un frigo. – fai a pugni col mondo?- gli dico riferendomi al suo sopracciglio –no, gioco a rugby- dice alzando le spalle e ridendo. Passa troppo poco tempo per conoscerlo meglio e quando arriviamo sotto casa di chiara, che in tutto il tragitto non ha fatto altro che ridere e sfottere l'amico, restiamo a fissarci un po' in imbarazzo. Lui ha il septum, anche io, e questo mi fa sorridere. Mentre Chiara cerca le chiavi io e lui ci guardiamo, lui tiene le mani nei jeans e io nelle tasche della felpa, ogni tanto abbasso lo sguardo sulle mie scarpe malandate e quando chiara trova le chiavi quasi mi dispiace. –buonanotte P, marta ti aspetto sopra così puoi dare la buonanotte al tuo Romeo- scherza prima di entrare. Io le do una spinta per gioco e mentre sale io e "P" sorridiamo a ritmo di "ehm" . –allora buonanotte- dice lui sempre sorridendo –buonanotte- sorrido. Passa qualche secondo interminabile e quando mi decido di entrare nel portone lui mi saluta con la mano e se ne va ma faccio appena due scalini quando prendo la decisione di aprire il portone di corsa e sbirciare da entrambi i lati quando lo vedo che si volta ridendo – senti!- gli dico mentre si avvicina – vuoi il bacio della buonanotte?- -no!- gli do un pugno sul petto per scherzo –ma piuttosto sarebbe il caso che tu mi dicessi il tuo nome, visto che l'ho dimenticato, e siccome sono anche una buona amica sarebbe anche il caso che tu mi scrivessi quando arrivi a casa visto che sei un ragazzino e potrebbe succederti ogni cosa per strada!- dico tutto d'un fiato con il cuore a mille. Sul suo viso si allarga un sorriso a trentadue denti, alza un sopracciglio e dice –bella storia questa per chiedermi il numero!- tiro fuori il telefono e glielo do impostato sulla tastiera dei numeri – non fare troppo lo splendido, ci rimarrei male a sapere che potresti perdere la via di casa.- lui intanto segna il numero e mi ridà il telefono con un numero segnato come P e un cuore blu. Lo guardo male. –non credo che i tuoi genitori erano così privi di fantasia e ti hanno chiamato pì!- lui ride – no ma fantasia non ne hanno avuta comunque, mi chiamo Pasquale ma se vuoi essere mi amica chiamami P e basta ok?- mi supplica. Io rido – d'accordo, buonanotte- mi sporgo in su per dargli un bacio e lui si abbassa porgendomi una guancia e scappo dentro senza dargli il tempo di guardarmi negli occhi o di ricambiare. Quando sono per le scale mi accorgo di non sapere qual è il piano dell'appartamento di Chiara e la chiamo, quando mi risponde non mi fa neanche parlare e risponde con –terzo- e attacca. Lei abita da sola, ha un piccolo appartamento e per fortuna ha un letto matrimoniale e mi presta anche un pigiama. Ci facciamo la doccia a turno per riprenderci e quando siamo a letto mi dice quasi dormendo –stai attenta- .
Sono le quattro, penso a mia madre che si infurierà da morire, a quello che era successo con Ghali, a Pasquale che non mi aveva scritto nulla e mi addormento. Alle sette lo schermo del mio telefono si illumina svegliandomi.
P:
"Ciao. Sono tornato ora a casa. Grazie per la chiacchierata e per avermi anticipato chiedendomi il numero, altrimenti avrei dovuto stalkerarti in modo velato per giorni su facebook. Buonanotte."
Scopro che in realtà non aspettavo altro e rispondo :
"Ciao .. perché usi tutti sti punti? Comunque prego!Buonanotte"
P:
"Mi piace. Tenerti. Sulle spine. Sono tornato un po' tardi senza accorgermene perché anche se sono passato sotto casa cento volte ti pensavo troppo ed ero distratto."
Io:
"Sei proprio coglione, fattelo dire"
P:
"Ahahah no la verità è che ho incontrato amici e ci siamo fumati un po' di roba al parco dei tossici sotto casa mia, qualche volta ci devi venire, ora sono un po' fuori di testa."
Io:
"Non è che l'idea di venire al "parco dei tossici" mi attiri più di tanto. Meglio se vai a dormire allora che dici?"
P:
"Se vai tu vado io"
Io in realtà avrei voluto restare al telefono per ore ma lo saluto e lui fa lo stesso terminando la conversazione e lasciandomi sorridente e deficiente nel mio mare di pensieri.
*Nella foto la ragazza non ha il septum ma non ne ho trovata un'altra*
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Tutto o niente.
FanfictionMarta è come tante altre, non sta con i piedi per terra, pensa di non dire e non fare mai la cosa giusta. Cambia città, cambia amicizie e finisce nella compagnia sbagliata. Quello che non si aspetterebbe mai la travolge in pieno, è una guerra tra cu...