Capitolo 8

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Le luci continuavano a sfarfallare, creando alternanze di luci e ombre, emettendo un ronzio fastidioso simile a quello delle mosche. Ero nel corridoio di sinistra, quello opposto ai dormitori, dove vi erano gli uffici e il personale, quello a cui era vietato l'ingresso se non si aveva un'autorizzazione. Le porte di legno erano spesse e rovinate dagli anni di usura, circa come tutto il resto dell'edificio. Scivolai accanto al muro origliando conversazioni spezzate e fugaci, bisbigli, risate, pianti, sospiri e singhiozzi di gente che ha abbandonato la propria vita, chi costretto e chi per scelta, rinchiudendosi in un posto in cui tutte le giornate sono tinte dallo stesso colore grigio della monotonia. Mi bloccai. La maniglia si girò, passi pesanti che si avvicinavano. Il cuore mi balzò in gola, rimasi un secondo immobile, poi, sfidando la sorte, m'infilai nella prima stanza a disposizione. Non vidi nulla: tenere gli occhi aperti era come averli chiusi tanto era il buio lì dentro. Non cercai l'interruttore, da fuori avrebbero visto il suo fascio al di sotto della porta, rimasi immobile fin quando il corridoio divenne di nuovo vuoto. Ripresi la mia ricerca. Superai varie porte, in particolare quella dell'ufficio presidenza il più velocemente possibile.

Svoltando a destra, il corridoio si ristringeva diventando stretto e fatiscente. Avanzai lentamente e ad ogni passo, la consapevolezza di essere già stata lì aumentava. Finalmente trovai l'archivio, l'ultima stanza a destra. Entrai e una folata di vento gelido proveniente dalla finestra spalancata m'invase il corpo. Cominciai a guardarmi intorno, era una stanza piccola e tetra, le pareti ingrigite erano ricoperte da scaffali pieni zeppi di fascicoli gialli. Mi chiusi la porta alle spalle e presi a rovistare tra i documenti di miliardi di pazienti. Dovevo sbrigarmi ma del fascicolo di Colin non c'era traccia. Stavo perdendo la pazienza. Sfinita mi sdraiai al centro della stanza e notai, tra due scaffali, un telo bianco. Incuriosita mi ci avvicinai lentamente, stava coprendo qualcosa. Lo tirai via e una nube di polvere si scatenò nella stanza. Tossii diverse volte prima di riuscire a respirare normalmente. Sotto il telo c'era nascosta una piccola cassaforte che riuscii ad aprire con facilità per via della ruggine attaccata al lucchetto. La piccola porticina si aprì con un cigolio acuto, conteneva solamente un fascicolo. Quello di Colin.

Esitai un secondo ma poi lo aprii freneticamente. Era vuoto.

Non sapevo cosa fare. Non sapevo cosa pensare. Perché era vuoto? Che cosa aveva da nascondere? Forse mi stavo facendo troppe domande. Mi misi seduta schiena al muro cercando di calmarmi. Presi un respiro profondo e uscii dalla stanza.

-Colin-

Qualcuno bussò alla porta del mio appartamento. Il cuore mi balzò in gola. Era Matt, stringeva nella mano dei fogli. Ce l'aveva fatta. Tirai un sospiro di sollievo, era riuscito a prendere il mio fascicolo prima di Courtney.

-"Sapevo che Courtney ci aveva sentito mentre parlavamo davanti alla sua porta. Dovevo fare qualcosa per evitare di farle scoprire la verità, e così ti ho mandato in missione segreta."- Cercai di strappare un sorriso dallo sguardo severo di Matt.

-"Questa è l'ultima volta che ti aiuto a fare una cosa del genere!."- esclamò scrutandomi.

-"Grazie Ninja-Matt"-

Presi il fascicolo e chiusi la porta.

-"Mi piace come soprannome"- mi urlò da fuori

Non persi neanche un secondo a leggerlo e lo chiusi nel cassetto della mia scrivania.

Pochi minuti dopo qualcun altro bussò alla porta. Questa volta era Courtney, aveva un espressione impenetrabile. Le sorrisi ma lei non emise una fiato. La feci entrare e si accomodò sul letto, io affianco a lei.

Era bellissima, delicate lame di luce, penetranti dalla finestra, si posavano sul suo corpo.

Mi avvicinai a lei, la sentii irrigidirsi. Mi guardò. Il cuore cominciò a battermi forte e uno strano calore mi pervase il corpo. C'era uno strano luccichio nei suoi occhi, come se avesse pianto poco fa, le posai gli occhi sulle labbra umide, mi balenò in mente il pensiero di premerci sopra le mie. Lo feci. La baciai.

Courtney fece per scansarsi ma un secondo dopo sentii il suo corpo sciogliersi tra le mie braccia

Il suo odore mi inebriò totalmente.

-Courtney-

Si avvicinò lentamente, potevo fidarmi di lui? Una parte di me voleva allontanarsi, ma l'altra mi urlava di restare.

E così feci. Decisi di dargli un'ultima volta fiducia.

L'urlo del silenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora