Il cielo azzurro e luminosa creava un visibile contrasto con l'enorme struttura grigia che avevo davanti.
Scesi riluttante dalla macchina di mio padre, che nel frattempo stava già prendendo la mia valigia.
Una signora di mezza età, grassottella e con un sorriso del tutto fuori luogo si avvicinò a noi con una camminata goffa e ondeggiante.-"Benvenuta famiglia Hall. Courtney sei una ragazza davvero graziosa"- disse stringendo la mia mano con la sua, sudaticcia e alquanto morbida.
La guardai a lungo in silenzio, così mia madre prese la parola per evitare brutte figure.
-"Siamo tutti molto felici di conoscerla"--"Avete fatto proprio la scelta giusta nell'iscrivere vostra figlia al nostro istituto. Prego, se volete seguirmi vi mostrerò la camera di Courtney"-
Così dicendo si avviò verso gli infiniti scalini di marmo che precedevano il portone d'ingresso.
Una gigantesca statua di un'angelo dalle ali nere sembrava controllare chiunque passasse attraverso il lungo corridoio vuoto.
Sul pavimento era steso un lungo tappeto marrone che terminava ai piedi di un' ennesima porta di legno.Girando due volte la chiave che la signora grassottella teneva al collo, essa si spalancò e una folata di aria calda e viziata mi invase i polmoni.
C'era odore di disinfettante e polvere, ma questo non era di certo il peggior problema: gente assai strana e inquietante cercava di ammazzare il tempo giocando a carte o sbattendo ripetutamente la testa contro il muro.
Mi lasciai sfuggire uno sguardo esterrefatto, mentre i miei genitori continuarono a sorridere educatamente , elogiando qualsiasi cosa ad alta voce.
Al termine di quella sala dalla forma rettangolare, che quasi sicuramente fungeva da sala comune, salimmo altre scale che finivano con un bivio.-"Alla nostra destra ci sono i dormitori, invece sulla sinistra gli uffici e i vari ambulatori."-
Prima di svoltare a destra ci raggiunse una ragazza di circa vent'anni, bassina e con degli strani lividi sulla fronte.
Mi sembrava di averla già vista di sotto...Quando finalmente arrivammo alla mia camera la signora che ci aveva accolto mi spiegò il perché della presenza della giovane paziente:
-"Courtney, cara, questo sarà il tuo dormitorio. Mmmh... non del tutto tuo, ma che condividerai con la signorina Lily."-Mi rifiutai di rispondere alla sua affermazione e mi limitai a scrutare la stanza.
Gli elementi dominanti erano i due letti, accostati alle pareti, su uno dei quali era appoggiato un pacco coperto da della carta marrone.-"Bene, penso che abbiamo terminato. Ora è il momento di salutare i tuoi genitori."- disse guardandomi.
Li salutai velocemente, anche perché loro volevano andarsene al più presto.
C'erano troppi pazzi, per i loro gusti.
-----------------------------------------------"Ah... giusto cara. Mi sono dimenticata di dirti come mi chiamo. Il mio nome è Rose Franklin, ma tu puoi chiamarmi Mrs. Franklin e sono la direttrice di questo posto"-
Ora la vocetta acuta e gentile aveva lasciato posto ad una rude e severa.
-"Ora vai a cambiarti, quella sul tuo letto è la tua divisa"- e con questo lasciò la stanza.
Scartai il pacco marrone e trovai una lunga veste bianca.
Non una veste nera, poiché il nero è l'insieme di tutti i colori, mentre il bianco è il nulla.
Con un sentimento più tendente allo schifo che alla riluttanza lo indossai, con sotto un paio di calze chiare e delle scarpe da infermiera.
Sembravo un personaggio di un antico film dell'orrore.
----------------------------------------------Le poltrone della sala comune erano scomode e rischiavi di rimanerci inglobata dentro per sempre.
Al centro della stanza vi era un tavolo di mogano scheggiato dall'uso continuo con attorno una decina di sedie dall'alto schienale.
Un grande lampadario d'oro vistosamente falso incombeva con prepotenza sui pazienti, come a ricordare che noi non siamo altro che scarafaggi i quali, da un momento all'altro, potrebbero essere schiacciati.
Alle pareti erano presenti delle ampie finestre ad arco, coperte da pesanti tende color porpora.Un rapido movimento al limite del mio campo visivo catturò la mia attenzione.
Una chiazza bianca spuntò da dietro una tenda e iniziò a fissarmi con occhi marroni curiosi.
Mi alzai e mi andai a sedere in un angolo con un libro in mano, sentendomi a disagio, poi con movimenti lenti mi girai verso la finestra.Era sparito.
Così mi guardai intorno, finché il mio sguardo non si posò su una sedia vicino al tavolo.
Ed era lì, che mi fissava.
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L'urlo del silenzio
HorrorUrlavo. Urlavo a squarcia gola. Nessuno riusciva a sentirmi. Ero sola, di nuovo.