La neve scendeva leggiadra a piccoli fiocchi, posandosi sui rami degli alberi ormai spogli.
Le musichette delle sale d'aspetto dovrebbero avere il compito di calmare le persone ma questa qua mi rendeva solamente più nervosa.
Erano quasi le 8 di sera e la clinica stava per chiudere, tuttavia mia madre ancora non aveva finito di parlare con la psicologa.Immaginavo di cosa stessero parlando.
Avevo l'impressione che volessero liberarsi di me.Ormai ero diventata soltanto un peso per i mie genitori e i miei "amici".
Forse è stato quell'esperienza la goccia che ha fatto traboccare il vaso, un vaso che si sarebbe rotto comunque, alla prima difficoltà.
Finalmente, dopo un'ora abbondante, mia madre si degnò di uscire dallo studio e con sguardo grave si diresse verso di me.
-" Courtney... dobbiamo parlare"-Avevo ragione.
-"Signorina Hall , forse non si aspettava una soluzione così drastica e immediata ma... per essere franchi io e la signora Hall abbiamo deciso di mandarla in una casa di cura, per il suo bene"-
Comincia a sentire tutto ovattato, la vista mi si offuscò, come se non fossi presente.
Me lo aspettavo.
I miei genitori volevano liberarsi di me;
pensavano che potessi far loro del male, pensavano che fossi pazza.Annuii in modo assente.
----------------------------------------------
-"Allora Courtnay, appena torniamo a casa vai subito a preparare le valige: partirai domani mattina"--"Okay"- risposi freddamente.
-" La dottoressa Baelish ha già contattato l'istituto. Pensa che lì ti troverai benissimo"-
-"Okay"-
-"Avrai una camera che condividerai con una ragazza, sarà simpatica vedrai"-
-"Okay"-
-"Avrai anche una divisa, pensa! E poi ci saranno molte attività extra alle quali potrai partecipare con i tuoi nuovi amici"-
-"Okay"-
-"Perché rispondi "okay" a tutte le mie domande?"- sbottò di colpo.
-"Forse perché tutto ciò che dici sembra gridare "vattene da casa mia!"?"-
-"Forse perché è la verità!"-
-"Okay"-
-"È per il tuo bene"-
-"Okay"-
----------------------------------------------
Arrivati a casa scesi di corsa dalla macchina e me ne andai in camera mia sbattendomi la porta alle spalle.
Preparai la valigia ma non ci misi nient'altro che una maglietta.
La sua maglietta.
STAI LEGGENDO
L'urlo del silenzio
HorrorUrlavo. Urlavo a squarcia gola. Nessuno riusciva a sentirmi. Ero sola, di nuovo.