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Vic's POV:

Da quando Tony era uscito dal negozio, io e Kellin non avevamo piu' detto una sola parola. Io ero sconvolto, ma anche lui non sembrava star bene. Decisi di rompere quell' inutile silenzio:"Ehy Kells, stai bene?". Si era sistemato in un angolo ed era appoggiato al muro. "S-si' tutto okay...". Mi avvicinai a lui:"A me non sembra...Puoi parlare con me...".

Tentai di tirargli fuori qualche parola, ma quasi inutilmente. Ad un certo punto pero' scoppio' e mi disse tutto d'un fiato, cosi' velocemente che non capii nemmeno cosa mi riferi'. Avrei giurato di sentire la parola "bullismo". "Sei vittima di bullismo?". Annui' a testa bassa.

Decisi di raccontargli un episodio. Si', anch'io ero stato vittima di bullismo due anni fa. "Un gruppetto di ragazzi vide me e Tony insieme e iniziarono ad insultarci ogni giorno, dandoci dei gay falliti e cose del genere". "Oh". "Chi e' che ti insulta? Gli faccio vedere io". "Oh non vorresti saperlo". Lo guardai con aria interrogativa. "Tony...".

Cosa? Cosa aveva appena detto? Tony? Ancora?
"Da quando!?" dissi digrignando i denti. "Da un po' di settimane ormai. Qualche volta li trovo vicino a casa mia, qualche volta sono qui in fondo alla via e vengono subito verso di me e mi deridono continuamente. Che cos'ho? Che cazzo ho fatto?" racconto' lui sbuffando e trattenendo dei singhiozzi.

Wow. Non pensavo che Kellin fosse cosi' sensibile. Dovevo stare attento con lui. Lo abbracciai, stringendolo forte a me e lui ricambio'. Mi sfioro' il collo con la mano destra e feci un sussulto. Una lunga catena di brividi mi saliva lungo la schiena. Kellin si stacco' subito. "S-scusa...non so nemmeno io cosa mi sia preso...n-non volevo Vic davvero" disse diventando sempre piu' rosso. Sorrisi e gli accarezzai una guancia. A quanto pare, non era l'unico a non sapere cosa stesse facendo.

Preciado chiamo' verso mezzogiorno, per assicurarsi che stesse andando tutto per il meglio. Da una parte si', ma dall'altra, cavolo, non sapevo cosa mi stesse accadendo. Ovviamente gli dissi soltanto che era tutto okay e che Kellin se la stava cavando davvero bene, nonostante fosse solo il suo secondo giorno.

Povero Kells. Come poteva, Tony, essere diventato cosi'? Era davvero cambiato. In peggio. In quel momento, mi venne un'idea per far distrarre Kellin e renderlo piu' allegro. Cosi' preparai il mio zaino, girai il cartello aperto/chiuso attaccato alla porta verso la seconda scritta e andai a chiamare Kells. Lo trovai di sopra tutto indaffarato. I clienti di solito facevano un gran casino con cd, vinili ecc. e potevi trovare un cd degli Avenged Sevenfold nello scaffale dedicato ai Sistem Of A Down.

"Kells scendi. Andiamo" gli dissi. "Dove? Dobbiamo lavorare Vic". Feci un ghigno. "Non te lo posso dire". Alzo' gli occhi, ma alla fine lo convinsi ad uscire prima.

Mentre camminavano, Kellin non esito' a rompermi ogni due per tre, chiedendomi dove lo stessi portando. Io pero' sono una cassaforte. Appena arrivati, Kellin sembrava piu' confuso che mai. "Ehm...non sono sicuro di conoscere questo posto...". "Gia'" sorrisi. "...mi vuoi dire dove siamo?" mi chiese. "A casa mia".

Oh wow Vic. A casa tua. Davvero? "E perche' mi hai portato qui?" mi domando'. "Seguimi" gli dissi. Lo condussi fino alla fine di un corridoio e poi svoltammo a destra. Avevo una stanza dove non facevo entrare praticamente nessuno, a parte Tony, ma quelli sono tempi passati.

"Sei pronto?" gli chiesi sorridendo. "Non ne sono sicuro...tutto cio' mi spaventa un po'" rispose ridendo. "Prego". Aprii la porta e Kells entro' per primo. Sbarro' gli occhi. "Oh cazzo". "Non male vero?" dissi orgoglioso. In quella stanza c'erano almeno dieci chitarre appese alle pareti, ingombre di poster enormi di band rock. C'erano tre amplificatori diversi e una enorme cassettiera. "Stai scherzando!?Vic e'...assurdo!Dove...ma come!?". Risi. Ero felice che si sentisse meglio.

Suonammo per un bel po', dopodiche' Kellin noto' la cassettiera nell'angolo della stanza. Era enorme gia', ma difficile da notare appena entravi. "Che hai li' dentro?" mi chiese. Giusto...li' dentro...

Non avevo ancora pulito quella maledetta cassettiera. Non avevo il coraggio di riaprirla. Kellin aspettava una risposta. Feci un respiro profondo. "Foto mie e di Tony" dissi. "Oh. Non volevo impicciarmi...". "Tranquillo. Anzi dovrei iniziare a buttare un bel po' di cose...". Ne presi alcune dal primo cassetto e le mostrai a Kells. Sembrava particolarmente concentrato. "Posso vederle vero? Non c'e' il rischio che mi trovi qualcosa di...". Gli diedi una gomitata. "Okay okay".

Ripensavo a quei momenti. Era davvero bello stare con lui. Mi sentivo bene. Pensare che adesso e' diventato un acido stronzo mi fa salire un nodo alla gola. Non so il perche', mi mancava una persona cosi'. Una persona a cui affezionarmi cosi' tanto.  Kells noto' che ero un po' giu'. Sorrise e si avvicino' a me. Sistemo' la sua testa tra la mia spalla e il mio collo e si appoggio' lentamente, accarezzandomi la schiena. Mi resi conto che una persona del genere, l'avevo appena trovata. Era li', proprio accanto a me.

Spazio autrice:

Scusateee se il capitolo e' piu' corto degli altri, ma mi serve per il prossimo.
Spero vi piaccia lo stesso c:
El.

Living like a king (a kellic story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora