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Vic's POV:

Il pomeriggio non feci nulla di speciale e interessante. Arrivarono pochi clienti in negozio, tanto che alle 18:00, il capo mi disse che potevo tornarmene a casa, anche se generalmente chiudevamo verso le 19:00. Restai stupito dal suo comportamento di oggi. Non era mai stato cosi' "gentile". Comunque, presi quindi il mio zaino, lo salutai (anche se non ricevetti nemmeno un accenno di ricambio) ed uscii. Fuori il buio ed il senso di stanchezza si erano gia' impossessati della citta', i lampioni erano quasi tutti accesi ed io ero piu' stanco che mai. Stanco di non fare un bel niente. Arrivai al famoso incrocio a t ed attraversai in molto meno tempo rispetto a stamattina. Proprio li' vicino, passava un fiumiciattolo e dato che dovevo aspettare mezz'ora per il prossimo bus, decisi di scendere a farci un giro. 


Mi piaceva quel posto. Ricordo che con Tony ci andavo sempre quando avevamo circa dieci/undici anni o poco piu'. Era il nostro posto. Solo io, lui e la nostra famosa gara del lancio dei sassi. In pratica ognuno a turno lanciava una pietra, preferibilmente piatta e doveva contare quanti rimbalzi faceva sulla superficie dell'acqua. Vinceva quasi sempre lui. Io riuscivo a malapena a farlo rimbalzare tre/quattro volte, mentre lui arrivava anche a 8 salti. 


Non c'era mai nessuno a quell'ora solitamente, ma a quanto pare oggi, avrei dovuto condividere quel posto con qualcuno. Non lo notai immediatamente, ma dopo qualche minuto che ero seduto sul piccolo strato di ghiaia, mi voltai e lo vidi. Era un ragazzo. Stava sotto un albero ed era appoggiato contro il tronco. Aveva le cuffie nelle orecchie. Ad un certo punto alzo' lo sguardo e capi' che lo stavo fissando. Sei un grande Vic, bravo. Cosi' sembri un maniaco... Lui abbasso' subito la testa e torno' a concentrarsi sulla musica che stava ascoltando, sempre che stesse sentendo qualcosa. 


Non potevo fare a meno di continuare a fissarlo. Sembrava un tipo interessante e qualche volta, con la coda dell'occhio, notavo che mi scrutava anche lui da capo a piedi. A quanto pare il maniaco non sono solo io. In quel momento mi girai di nuovo come per coglierlo di sorpresa. Nessuno dei due abbasso' lo sguardo. Gli feci un cenno di saluto, ma lui non ricambio'. Perche' cazzo continui a guardarlo? Vic, svegliati. Mi svegliai da quella specie di stato di trance in cui ero caduto e mi concentrai sul paesaggio, cercando di non guardare piu' il ragazzo.


Passarono quindici minuti e decisi che era meglio iniziare ad incamminarmi se non volevo perdere il pullman. Mi voltai, come per dare un'ultima occhiata allo straniero sotto l'albero, ma non c'era piu'. Devo averlo spaventato tanto... Soffocai una risata e cominciai a dirigermi verso la pensilina a passo abbastanza lento. Avevo corso fin troppo oggi.


Il bus arrivo' con qualche minuto di ritardo. Almeno stavolta era deserto. C'ero solo io, che come al solito, mi ero posizionato nei posti in fondo, al mio solito sedile, con le cuffie nelle orecchie e una donna con un cagnolino in braccio. Timbrai il biglietto e mi godetti il viaggio di ritorno verso casa mia, ripensando allo strano ragazzo che avevo visto al fiume.


Prima di arrivare a casa, il bus fece ancora qualche frenata improvvisa, ma sta volta non andai addosso a niente e nessuno per fortuna. La cosa che mi irrito' un po' era che il cane, ad ogni dosso, iniziava ad abbaiare. No, non fraintendetemi, non ho nulla contro i cani, anzi li adoro, ma stavo ascoltando la musica e non volevo un ulteriore sottofondo per Sing dei My Chemical Romance. 


Il bus finalmente si fermo'. Scesi e m'incamminai verso casa, soffermandomi su alcune vetrine buie di negozi di strumenti musicali, sognando un giorno, di poter rimpiazzare la mia chitarra che avevo rotto qualche settimana fa a causa di un attacco di rabbia. Dopo qualche minuto, giunsi finalmente a destinazione. Presi le chiavi, entrai e mi buttai sul divano, addormentandomi qualche minuto dopo.

Kellin's POV:

Avevo deciso di andare al fiume oggi per stare un po' da solo. Dovevo andarci la mattina, ma optai poi per la sera. Mi dava un senso di sicurezza inimmaginabile. Quando arrivo' l'ora giusta, uscii di casa e scesi a riva. Abitavo proprio li' davanti. Respirai l'aria fresca che girava intorno a me e poi mi sedetti sotto il mio solito albero quotidiano. Si', ci andavo ogni giorno, ma in momenti diversi.


Stetti li' un po'. Era tutto cosi' calmo. C'eravamo solo io e la mia musica, che s'impossessava della mia mente fino a non farmi pensare ad altro. Stavo cambiando canzone, quando notai un altro ragazzo sulla riva. Cercai il piu' possibile di non farmi vedere, nascondendomi dietro il cappuccio della felpa, ma la mia tattica non funziono'. E che tattica Kellin... Non sono molto bravo a parlare con la gente, ho persino paura di rispondere quando mi chiedono come mi chiamo. Lo straniero mi saluto'. Non sapevo cosa fare.


In quel frangente pensai velocemente a come reagire. Dovevo ricambiare?Sorridergli? Alla fine pero' abbassai lo sguardo. Era piu' forte di me. Ero sempre stato cosi', da quando avevo 5 anni. Avevo sempre timore e paura per tutto. Non era successo chissa' quale episodio particolare. Iniziai a voler sempre stare solo e la timidezza comincio' a prendere il sopravvento su di me, fino a farmi diventare cosi', come sono ora. Volevo cercare di diventare come gli altri, essere piu' aperto, ma non riuscivo. Quando ci provavo, sbagliavo sempre qualcosa e questo mi buttava giu' ancora di piu'. Mi chiedevo solo come facessero gli altri, ad essere cosi'.


Ma soprattutto mi chiedevo, come cavolo avrei fatto domani. Oh gia', domani inizio a lavorare. Avete presente il negozio di dischi dopo quell'incrocio a t? Lo so, sono senza speranze, ma ci voglio provare. Ci devo provare. Almeno una volta e questa volta sara' quella buona, lo sento.


SPAZIO AUTRICE:

Scusate tanto per eventuali errori. Questo capitolo fa un po' schifo ew, ma dovevo scriverlo ora, senno' non riuscivo piu' a pubblicare oggi. 

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El.





Living like a king (a kellic story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora