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Vic's POV:

Corsi come un forsennato per riuscire a prendere il primo pullman che passava. Erano le 7.30 e il prossimo sarebbe arrivato alle 7.45. Mi ci voleva un'ora per riuscire a raggiungere il negozio.

Oh si',dimenticavo. Mi chiamo Victor Fuentes, ho ventitre anni e lavoro in un negozio di dischi favoloso. Amo cio' che faccio, ma avrei da ridire sul mio capo, Jaime.

Jaime Preciado era probabilmente la persona piu' meschina e rivoltante su tutta la citta'. Adorava far sentire di merda i tirocinanti, compreso me. Adorava? Era il suo passatempo preferito. Potevi non avergli fatto nulla,ma lui trovava sempre qualcosa da dirti per farti sentire peggio di un chewingum spiaccicato sull'asfalto. Ti pestava con le parole, letteralmente.

Comunque, tutto sommato, il mio lavoro mi rendeva felice. Nonostante lo sputo di stipendio che ricevevo e Jaime, avrei potuto vivere li' dentro tutta la vita,in mezzo a dischi e cd delle mie band preferite. Mio fratello, Mike Fuentes, mi diceva continuamente che vivevo come un re, ma io non ero molto d'accordo con lui. Mancava sempre qualcosa...

Ad ogni modo, sarei arrivato in ritardo al lavoro, un'altra volta. E' gia' tre volte di fila che capito in negozio dieci minuti dopo il dovuto ed e' gia' tanto che Jaime non mi abbia ancora licenziato. Non e' cosi' cattivo pensandoci dai...

Il bus arrivo' esattamente all'orario indicato. Grazie Signore, grazie. Salii e timbrai il biglietto, notai un posto libero in fondo al mezzo e mi sedetti, in attesa di arrivare.

Fuori era ancora leggermente buio. Sembrava che il sole volesse stare a dormire ancora un po', come qualunque essere umano ogni mattina. Erano ancora molti i lampioni accesi e le luci degli edifici erano prevalentemente spente.

Ogni tanto guardavo l'orologio, perche' mi pareva che il bus stesse andando a rilento e ogni fottuta volta che fissavo le lancette, un nodo in gola mi si formava. Se ritardo ancora una volta, quello mi sbatte fuori.

Lo sapevo, perche' l'aveva gia' fatto con qualcuno. Il mio migliore amico, Tony Perry, lavorava con me, prima di essere buttato fuori da Jaime, a cui avevamo affibiato un soprannome, ovvero lo schiaccianoci. Le noci eravamo noi,lui era l'aggeggio di metallo, che ogni volta ci pestava con il suo "linguaggio maledettamente fornito di parole diversamente gentili".

Continuai a guardare la mia citta' che pian piano si svegliava. Erano le 8:15 e iniziavo a scorgere dalle finestre gente che si alzava dal letto o che stava facendo colazione in cucina, ma dovetti scacciare i miei pensieri perche' in quel momento il bus freno' improvvisamente ed io, non avendolo previsto, andai quasi a finire addosso al sedile davanti a me, nonostante fossi comunque seduto.

Fissai il mio orologio per l'ennesima volta e sbuffai, continuando a tamburellare le dita sul braccio del sedile. Sbuffai, per non piangere, pensando a cosa mi avrebbe detto Jaime.

No, meglio non immaginarlo nemmeno. Mi ricordo ancora il primo giorno di lavoro, quando entrai in negozio e mi si illuminarono gli occhi per cio' che vidi. Gli scaffali erano pieni di cd di album di band diverse e ne addocchiai immediatamente alcuni, che naturalmente avevo gia' ascoltato e riascoltato. Dai Green Day ai The Rolling Stones, dai Pink Floyd ai Metallica, dai Ramones ai Black Sabbath e chi piu' ne ha piu' ne metta. Sembravo un bambino in un negozio di dolciumi. Avevo 18 anni a quell'epoca e quando conobbi Jaime,non feci in tempo a sentirlo parlare che gia' lo odiavo.

8:40. Tra cinque minuti esatti sarei arrivato. Mi tolsi le cuffie e riposi il telefono nello zaino. Un'altra frenata non prevista. Avrei ucciso quell'autista. Autista di bus trovato morto sul luogo del lavoro. Vic Fuentes colpevole. Gia'.

Finalmente il pullman si fermo', questa volta lentamente,davanti alla pensilina 4. Ci misi un po' a scendere. C'era un sacco di gente a quell'ora. Appena toccai terra, iniziai a camminare il piu' velocemente possibile, anche se poi finii per correre di nuovo. Fortuna vuole che quel giorno il semaforo del famoso incrocio a t che dovevo superare per andare al lavoro, non funzionasse. Cosi', dovetti restare altri dieci minuti ad aspettare che qualcuno si fermasse per farmi gentilmente passare.

Una volta arrivato dinnanzi alla porta del negozio, feci un respiro profondo e mi preparai a quello che dovevo sorbirmi. Insomma, mi preparai ad essere licenziato e pensai gia' a cercarmi un altro lavoro. Entrai e chiusi la porta lentamente, sperando che Preciado fosse a casa con la febbre a 39 o proprio ieri gli fosse capitato qualcosa che l'avesse dovuto far rimanere a casa per un po', ma sfortunatamente mi voltai e lo trovai davanti a me, con lo sguardo piu' incazzato di sempre.

"Sei in ritardo, Fuentes. Per la terza cazzutissima volta. Si puo' sapere che cazzo di problemi hai ad alzare il culo la mattina ed arrivare qui a quel fottutissimo orario che ti ho indicato?!". Urlo'. Gia', eccome se urlo'. Secondo me lo senti' tutto il vicinato, ma dettagli a parte. Non risposi e abbassai lo sguardo in segno di resa.

Feci per andarmene, quando lo schiaccianoci mi picchietto' sulla spalla. "Dove cazzo pensi di andare Fuentes!?" esclamo' piu' arrabbiato di prima. Rimasi esageratamente stupito da quella domanda. Non mi voleva licenziare? "S-scusi pensavo che...insomma che mi avrebbe...". "Cosa?Licenziato!?Purtroppo non posso. Anche se vorrei. Ho solo te come commesso e sai fare il tuo lavoro discretamente bene, nonostante i continui ritardi, che come avrai notato quando ho cacciato il tuo collega Perry, non tollero. Gia', Fuentes. In poche parole: mi fai incazzare, ma sei un bravo lavoratore". Che cosa aveva appena detto lo schiaccianoci? Cosa avevo sentito dire dall'uomo piu' insensibile e rivoltante della citta'? "Le prometto che non ritardero' piu' signore. Glielo prometto. La ringrazio infinitamente". Gli porsi la mano in segno di pace, ma la ritrasse immediatamente e se ne ando' nel reparto superiore del negozio.

Fui comunque felice. Cavoli, per una volta mi avevo detto che sapevo fare almeno una cazzo di cosa. Sono quasi commosso. Sistemai dunque il mio zaino sulla sedia che avevo dietro la cassa e poi iniziai a girovagare per il negozio, in attesa che qualcuno entrasse a comprare o per lo meno a chiacchierare con me. Sapete, non c'era speranza di chiacchierare con lo schiaccianoci, anche se oggi sembrava piu' calmo rispetto al solito.

Spazio autrice:

Ehy! Si', ho iniziato una storia sui kellic. Non l'avreste mai detto eh? Comunque, ogni capitolo sara' o dal punto di vista di Vic o da quello di Kellin. Raramente nello stesso capitolo ci saranno punti di vista di entrambi. Scusate per eventuali errori e ditemi se c'e' qualcosa da migliorare,accetto sempre i consigli! ^-^ Oh e mi scuso se ho fatto diventare il povero Jaime un insensibile, mi serviva per la storia. Ti voglio bene Jaime.

El.

Living like a king (a kellic story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora