I - saved by a corner kick

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"Love is a beautiful red rose given for no apparent reason"

Primi giorni da coma.

Harry si ritrovava spesso a scervellarsi su di lei

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Harry si ritrovava spesso a scervellarsi su di lei. La testa rivolta verso il soffitto e appoggiata contro il cuscino, il corpo coperto da un leggero lenzuolo estivo ed il sonno che non arrivava nonostante la voglia di dormire. Erano le due di notte ma il solo pensiero di rivederla dopo tre mesi lo rendeva nervoso e per quella notte il riposo meritato era andato a puttane. Non che la ragazza in questione fosse una sua amica, anzi tutt'altro, probabilmente lei non sapeva nemmeno della sua esistenza ma ad Harry il pensiero di lei non lo lasciava mai, neanche per dormire. Perché gli piaceva, eccome se gli piaceva. Avrei voluto che tutti potessero vedere quanto gli piaceva, soprattutto quando lei, fuori dai suoi soliti schemi, abbandonava l' aria scontrosa e sorrideva  di nascosto, come se nessuno potesse notarlo, ma Harry lo faceva, la guardava e si compiaceva di quello, che almeno i suoi occhi, potevano ammirare. Ed era quel sorriso che non gli permetteva di essere lucido, perché per lui sorriso più bello non c'era, quella ragazza ormai era diventata una costante per lui, un rifugio a cui pensare quando si era in tempesta. Ogni tanto, però, la tempesta la creava lei, come quella notte. Harry c'aveva provato, inutile negarlo, ma sebbene più volte si imponesse di fregarsene, la sua mente, ogni notte, tornava sempre lì, in modo ancora più insistente, scavava dentro fino a trovare lei, fino a raggiungere Rose. 

Quella mattina Harry si era alzato con le palpebre pesanti dopo essersi addormentato mentre si perdeva e con le borse sotto gli occhi e la stanchezza visibile da ogni centimetro di pelle era andato a scuola, cercando di sistemare il suo aspetto con la camicia e dei classici pantaloni lunghi nonostante fossero i primi di settembre ed il caldo si faceva ancora sentire. Arrivato a destinazione, controllò tutti gli studenti già arrivati con le sue iridi verdi, osservandoli. Sembravano tutti così felici e spensierati, ricchi di quelle esperienze estive che adesso raccontavano ai compagni che non avevano visto per i precedenti mesi. Sembravano tutti così leggeri e freschi nei loro abiti che ancora ricordavano l'estate, mentre lui era così spento con, in spalla, il suo zaino e alcuni libri tra le mani. Voleva farsi trovare preparato, nonostante questo fosse solo il primo giorno, ma era pur sempre il suo ultimo anno e di farsi trovare impreparato voglia non ne aveva.

"Andiamo Styles è il primo giorno di scuola e tu porti i libri. Che ci hai passato le vacanze insieme?"

Harry alzò lo sguardo notando il gruppetto di Liam Payne al solito posto accanto ad uno dei muretti di recinzione, intento a fumarsi una sigaretta veloce prima di entrare in classe. La voce che aveva sentito era di Jessica Abrams, la persona più stupida dell'intero emisfero boreale che Harry aveva avuto l'onore di incontrare, per questo  la ignorò, stringendosi i libri al petto e continuando a camminare verso l'ingresso, facendo finta di niente, non facendosi toccare dai commenti, sennò era finita, come gli altri anni. Ma all'improvviso sentì una mano afferrargli il colletto della camicia con forza ed i libri cadergli a terra per lo spavento. Liam,uno tra i più popolari della scuola, lo teneva stretto, a qualche centimetro dalla sua faccia e lo guardava con aria minacciosa, dietro di lui i soliti scagnozzi si erano riuniti in formazione. Quel deja vu Harry lo conosceva bene, l'aveva vissuto davvero anche prima di quel giorno, quando lui e i suoi amici si divertivano con chi gli capitava a tiro.

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