Ryan's Pov
Ma è mai possibile che ogni giorno dobbiamo muoverci da una città all'altra?
Almeno sapessi dove stiamo andando.
Non capisco perchè nessuno si fida di me.
Non sono stupida e posso capire certe situazioni, ma evidentemente loro non la pensano cosi.
Mentre giro il mio viso verso il finestrino clicco "shuffle" sul cellulare, con una batteria scarsissima, e sento Lullaby iniziare a calmarmi.
Arrivo a metà della canzone fino a che sento la macchina che va fuori strada.
Subito tolgo le cuffie, buttandole al mio fianco e prendo il braccio di Jessica.
R -Luke! Cos'era!- chiesi allarmata, mentre vedevo Zayn cercando di tornare in strada.
L -No! È qui...Zayn veloce veloce!- gridando con tutto il fiato che aveva in corpo.
Cosi subito dopo notai il ragazzo moro cambiare marcia e avanzare fino a raggiungere I 120km/h.
Era una senzazione stranissima andare cosi veloce.
J -Ho paura Ryan!- sentii sussurrarmi all orecchio destro.
Mi staccai la cintura, andai affianco alla mia amica e la tenni strettissima.
Una macchina arrivò al nostro fianco ed andammo fuori strada nuovamente, fino a che mio fratello parlò ad alta voce.
L -Ok, ragazze adesso dobbiamo fare una cosa per uscirne vivi, daccordo?-girandosi verso di noi.
Un altro colpo al veicolo, fino a che Zayn urlò a Luke "Tieni il volante!".
Prese una pistola da sotto il sedile, la caricò, ed abbassando il finestrino iniziò a sparare alla macchina che continuava a venirci addosso.
Rimasi scioccata.
Ma dopo si abbassò il finestrino dell'altra macchina e il ragazzo col cappello nero sparò a Zayn alla spalla, ferendolo gravemente.
Jessica appena vide tutto, si mise a gridare cosi forte che notai le vene sul collo gonfiarsi.
Si alzò per andare da suo fratello, ma dati gli spari la tenni affianco a me.
Girai il viso e guardando l'altra macchina vidi meglio il ragazzo.
Era inconfondibile.
Era Calum.
E sorrideva nella mia direzione.
L -Ryan, Jess! Non c'è più tempo. Ascoltatemi bene, ora ci sarà una leggera curva, io rallenterò un po e voi dovete saltare giù. Capito?- cercando di guidare ma allo stesso tempo non essere beccato da Calum.
R -Che cosa?! No!- gridai.
J -Io non lascio mio fratello!- disse Jess.
L -Non me ne frega un cazzo! Noi due sappiamo già cosa fare, voi dovete saltare! Fra 10 secondi- aspetta che cosa?!
R -Sei sicuro di sapere cosa fare? -pregandolo con gli occhi.
Poi, come se tutto fosse rallentato, lo vidi guardarmi, sorridermi e far cadere una lacrima sulla sua guancia.
L -Ryan ti voglio bene-per poi fare la curva, ma appena un secondo prima che saltai mi girai e urlai "Ti voglio bene anch'io" a mio fratello.
Cosi io presi la mano di Jessica e aprendo la porta saltammo giù.
Rotolammo fino ad essere ricoperte di fango.
Il fatto che pioveva non aiutava affatto.
Alla fine, ci abbassammo e vidi in lontananza un'esplosione, per poi diventare tutto di un rosso acceso.
Mi misi a gridare cosi tanto che sentii girarmi la testa e le vene pulsare tantissimo sulle tempie.
Jess pianse, ma subito dopo vedemmo un'altra macchina arrivare nella nostra direzione e sparare molti colpi.
Cosi mi alzai e corsi nella foresta assieme alla mia amica.
R -Via via!- recuperando fiato.
Essendo buio non vedevamo nulla, cosi mi ferii cosi tante volte alle braccia che non le sentii più.
Sentii un grido e girandomi notai Jess attaccata ad un albero per colpa dei capelli che si erano impigliati.
Feci dei passi verso di lei per aiutarla, ma ad un certo punto, udendo uno sparo, la vidi sputare sangue sul mio viso.
D'istinto chiusi gli occhi.
Ma quando li riaprii, vidi che cadde a terra in ginocchio, strappandosi una ciocca di capelli.
J -Corri, salvati- mi disse la mia migliore amica.
R -Non ti lascio da sola come ho fatto con mio fratello!- dissi alzando la voce e piangendo su di lei.
J -Realizzeresti un mio ultimo desiderio?- mi chiese respirando a malapena.
R -Non dire cosi!- gridai.
J -Realizzalo. Corri e non farti prendere-fino a che smise di respirare, morendo tra le mie braccia.
Le diedi un bacio sulla fronte e alzandomi sentii dei passi molto più vicini, cosi corsi dalla parte opposta più veloce che potevo.
Mi feci cosi tanti graffi che ormai non li sentivo più singolarmente.
Ormai tutto il mio corpo pulsava.
Passo dopo passo.
Corsi fino a che non vidi più la terra davanti ai miei occhi.
Rallentai tutto in un colpo spaventata.
Ero arrivata ad uno strapiombo che dava su un lago alla fine di esso.
Guardai indietro, ed essendo gli uomini armati cosi terribilmente vicini, senza pensarci saltai.
La paura era tanta e sapevo di aver fatto una cazzata, ma non volevo dare loro la soddisfazione di avermi in pugno.
Fino a che, senti l'acqua circondarmi tutta e trascinarmi a fondo sempre di più.
Cercai con tutte le mie forze di tornare a galla.
Ma non ci riuscivo.
Vedevo sempre di più tutto più scuro, e quando mi rimase solo un lievissimo sospiro di ossigeno uscii fuori con la testa e respirai tremolante.
Mi resi conto che ero proprio nel mezzo a tutta quell'acqua, cosi cercai di ricordarmi le lezioni di nuoto e tornai a riva molto difficilmente, dove mi sdraiai di schiena e cercai di respirare adeguatamente.
Un paio di minuti dopo, respirando bene, udii delle voci in lontananza.
Mi guardai intorno spaventata, pensando che dovessi continuare a correre, e con la lieve luce che procurava la luna notai tre persone sopra allo strapiombo.
Sentii "Dobbiamo prenderla".
Li vidi allontanarsi e alzandomi molto lentamente iniziai a camminare, vedendo delle luci di una cittadina in lontananza.
Pensai che finalmente la fortuna era dalla mia parte.
Camminai e camminai tenendomi il braccio destro che mi faceva malissimo.
Essendo caduta in acqua con un braccio aperto non era stata una buona idea, ma ormai il danno era fatto.
Tutto il mio corpo era ghiacciato e invece, quell arto era bollente.
Mettendo un passo dietro all altro, iniziai a singhiozzare e piangere a dirotto per tutto quello che era successo in cosi pochi minuti.
Avevo perso delle persone molto importanti, e ora sono da sola.
Senza nulla.
Arrivai quasi alla fine di quella foresta fitta, fino a che sentii un ramoscello essere spezzato.
Guardai ai miei piedi e non c'era nulla.
Solo terra scura e umida.
Trattenni il respiro e mi guardai attorno molto lentamente.
Fino ad intravedere una persona ad alcuni metri di distanza da me.
Aveva molti capelli ed era abbastanza alta.
Guardai bene le mani e notai una pistola.
Spalancai gli occhi e senza pensarci corsi dalla parte opposta.
Sentii degli spari e notai vicino alla mia testa un tronco essere stato un bersaglio.
Fino a che, un dolore allucinante al polpaccio mi fece cadere a terra dolorante, e gridando mi toccai il contorno dove il proiettile era penetrato.
Mi girai e trovai quella persona in piedi davanti a me.
Si sedette affianco a me, e prendendomi il busto, mi mise sdraiata sulle sue gambe.
Tremai al suo tocco e dato che non potevo muovermi nemmeno con il braccio, non potei fare altro che sputargli in faccia.
Si pulì il viso e dopo aver detto "Troia", iniziò a parlarmi.
Mi disse di mio fratello.
Mi disse della sua vita dopo l'indicente al capannone.
Mi disse che mi seguiva da anni.
Mi disse che mi aveva già incontrato.
Mi disse tutto.
R -Mio fratello non può essere stato cosi. No non ci credo- dissi sicura.
"Ah davvero? E perchè tuo fratello ha obbligato tua mamma a trasferirsi? Come faceva a permettersi di mantenerti da solo? Come lo spieghi quel periodo vuoto un paio di anni fa dove non c'era mai a casa? Come lo spieghi questo?" finii tirando fuori un bigliettino consumato con scritto il numero di Luke e delle parole strane e che non avevano senso tra loro.
"Naturalmente non capisci, ma questi sono dei semplici ordini. Metti delle parole in un senso logico come c'è scritto nella prima parola, e sei apposto" cosi lessi la prima parola "Verticale"
Fino a che non ci arrivai pure io.
Ad un certo punto il dolore fu cosi forte, che iniziai a lamentarmi molto più fortemente di prima.
"La prima volta che ti ho visto non eri cosi" sorridendo.
R -In che senso la prima volta...- dissi spaventata cercando di allontanarlo da me con le braccia.
Ma invano.
Prese il suo cellulare dalla tasca e fece luce sul suo viso.
R -Asher- dissi serrando la mascella.
A -In verità mi chiamo Ashton, ma va bene lo stesso. Scusa, ma ora devo finire il mio lavoro- cosi si alzò velocemente, facendomi sbattere la testa per terra, e dicendo "Midispiace", sparò al mio petto per poi non farmi più respirare e vedere niente.
Ora ne ero certa.
Ero morta.FINE