IV

78 5 11
                                    

Mi pervase un'immensa gioia quando ebbi la notizia della mia dimissione. Finalmente uscivo da quel maledetto incubo dalle pareti bianchissime, come i vestiti di chi ci abitava. Era tutto finito.

Appena arrivato anche mio padre dal bagno, lo avvisai e, entusiasta, firmò i fogli che il dottore aveva lasciato sul tavolino, pronti per essere compilati. Seguì con gli occhi ogni dato che veniva inserito, preparai con frenesia lo zaino con i miei pochi averi e passai a salutare  i miei compagni di camera e d'inferno, tutti i medici che mi avevano curata. Una volta consegnato il foglio alla reception, uscii raggiante dall'ospedale.

La luce calda del giorno, nonostante fosse ottobre, mi rese ancora più felice e mi accorsi di quanto mi era effettivamente mancata, in quel periodo di reclusione. Mi avviai verso mio padre che intanto aveva preparato la macchina saltandogli addosso per la felicità, nonostante sapessi che non avrebbe retto facilmente il mio docile peso e l'avessi visto pochi minuti prima, ma il mio buonumore era troppo grande per essere contenuto.

Ci volle poco per tornare a casa. Venni accolta in gran festa dal resto della famiglia, quasi cadendo per terra quando i miei fratelli più piccoli si lanciarono contro di me, entusiasti quanto la sottoscritta di riavermi a casa, il che mi rese ancora più contenta. Mi erano mancati anche loro, anche quella piccola casa per una famiglia grande come la nostra.

Stavo ancora giocando con i miei fratelli in sala, quando suonarono alla porta, qualche minuto più tardi. Mi bloccai e il mio cuore ebbe un sussulto. Mi spaventai, non saranno mica. medici che mi vogliono riconverare ancora? I piccoli si scambiarono occhiate fugaci e intenditrici, tentando di reprimere le risate, e li guardai non capendone il motivo. Risuonarono. Vidi che erano tutti immobili, perciò capii che sarei dovuta andare ad aprire la porta. Mi alzai con calma, sperando che il
peggio fosse già passato, e aprii con estrema lentezza, serrando gli occhi. Non volevo vedere chi ci fosse davanti a me. L'immensa felicità era già sparita. Non potevano essere le mie adorate compagne di classe, avevo fatto promettere ai miei genitori di non dir loro nulla per fare una sorpresa il giorno dopo. Chi poteva essere?

Pensieri Confusi Di Una Mente Contorta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora